CINQUE GIUGNO 1999.. Una data destinata a rimanere bene impressa nella storia del ciclismo.
Marco Pantani, fino a quel momento dominatore incontrastato del Giro d'Italia, viene trovato con un livello di ematocrito di due punti superiore alla norma. Siamo a Madonna di Campiglio. Arriva la squalifica. Purtroppo però non solo sportiva: anche della vita. È infatti l'inizio del suo calvario. Che arriverà al triste epilogo del 14 febbraio del 2004 in un albergo a Rimini.
A raccontare gli ultimi giorni di Marco Pantani ci ha pensato un giornalista francese dell'Equipe, Philippe Brunel autore del discusso "
Gli ultimi giorni di Marco Pantani" (Rizzoli, 2008, pp. 304, euro 16,00. Prefazione di Gianni Mura). Un'inchiesta giornalistica in piena regola. con una chiara tesi di fondo: Marco Pantani, pur conducendo una vita dissoluta, non ha scelto la sua morte. Troppi i punti oscuri nell'indagine sul decesso del campione di Cesenatico. Archiviata in fretta come morte accidentale per overdose. Le falle però sono rimaste. E tante, racconta il giornalista d'Oltralpe. Per citarne un paio: la camera d'albergo a Rimini era stata trovata devastata, con addirittura i vasi dei bagni divelti, le mani del ciclista però non portavano traccia di alcun tipo; Giuseppe Fortuni, quello che esegue l'autopsia, è un medico esperto e stimato ma non si fida del clima che circola intorno al caso, decide cosÌ di portarsi a casa il cuore dell'atleta per il timore che potesse essere trafugato.
Insomma, non proprio l'ambiente ideale per approfondire le cause della morte del campione che aveva fatto appassionare migliaia di persone. Anche se lo stesso Pirata la sua profezia l'aveva fatta subito dopo i fatti di Madonna di Campiglio. A caldo aveva confessato:"Ho avuto molti incidenti, sono sempre ripartito, ma questa volta non mi rialzerò". È stato così, purtroppo.
Intorno alla sua casa a Cesenatico offerte al vento, tuttora si alternano le corone di fiori dei suoi fan.
Nelle foto: Marco e Villa Pantani