I bambini i cimiteri e il boscosanto
Le civiltà e il culto dei morti. Una riflessione sui cimiteri… di Gianfranco Zavalloni
Cimitero vicino al lago Balaton
Uno dei temi più difficili che un insegnante prima o poi si trova ad affrontare con i propri allievi è quello della morte. Personalmente nella mia esperienza con i bimbi e le bimbe della scuola materna, l’ho affrontato in maniera molto semplice. Andavo spesso con loro al cimitero. Nel prato del piccolo cimitero di campagna, punteggiato dalle lapidi e dai residui di corone di fiori di recenti sepolture, si passeggiava, si correva (a volte qualcuno giocava) nel pieno rispetto di quel luogo e di quello che esso rappresenta per la comunità locale.
Nel passare in mezzo alle tombe, i bambini spesso riconoscevano anziani deceduti da poco o foto del nonno o del parente di famiglia. Il cimitero non è vissuto, in questo modo, come un luogo estraneo, un luogo tetro, un ambiente da temere o da rifuggire.
Questo approccio mi offre l’occasione per riflettere sull’idea che noi tutti abbiamo dei luoghi preposti ad accogliere “coloro che furono” e dell’idea che di questo luogo spesso noi adulti veicoliamo ai bambini.
Vorrei premettere che quando vado in un paese straniero mi attirano in particolare tre luoghi: le stazioni, le ferramenta e i cimiteri.
Condivido per questo il senso della scritta che ho recentemente letto e che è posta all’entrata dell’elegante cimitero dell’isola di Ustica, dove si afferma in maniera lapidare: “La civiltà dei popoli si riconosce dal culto dei morti”. Apprezzo così moltissimo i cimiteri-collina anglosassoni, i cimiteri di guerra dolomitici o dei piccoli paesi delle valli alpine, i cimiteri davanti al mare di molte località nordafricane. Uno dei più bei cimiteri l’ho trovato in Ungheria, esposto verso il Lago Balaton. Non dispone né di recinto né di cancello. Una semplice collinetta su cui sono posizionate in ordine sparso lapidi di pietra locale di varia forma. Le più sono fatte a forma di cuore. Sembra una distesa di cuori adolescenziali. Ecco: è qui che viene fuori l’idea del “camposanto”, di un luogo speciale e per questo “santo”, in cui i vivi pensano ai loro antenati, consapevoli di ciò i visitatori trovano scritto su un’altra lapide posta nel più grande fra i cimiteri romani: “quello che siete fummo, quello che siamo sarete”.
A proposito della cremazione
Pur rispettando la tradizione induista di bruciare i morti, la ritengo una operazione antiecologica. Tanto più nella versione moderna della cremazione. Chi ha assistito a tale rito sa che per circa due ore, dalla ciminiera del forno crematorio, escono fumi non certo naturali. Insieme al carburante usato in gran quantità, vengono bruciati, oltre al cadavere, plastiche, tessuti, metalli e legname. Nulla da invidiare alla follia dei campi di concentramento nazisti che, paradossalmente, nell’atto di far spogliare le vittime, sono risultati storicamente meno inquinanti dei moderni crematori. Per questo ho scritto all’amico capo-gruppo consigliare dei Verdi al Comune di Cesena, esprimendo il mio totale disappunto verso la sua proposta di favorire, come Amministrazione Comunale, la pratica della cremazione. Come è possibile essere contro gli inceneritori dei rifiuti e poi essere a favore della pratica di incenerimento dei cadaveri.
La proposta ecologica di riciclare i morti: il boscosanto
Mi servo delle parole di Friedrich Stowasser, in arte Hundertwasser (1928-2000), pittore, architetto, ed ecologisa austriaco, che ben esprime in sintesi il mio pensiero. Con l’avvento di un’epoca ecologica, apparirà evidente che il rifiuto, gli scarti non esistono, nulla muore, tutto continua a vivere, assumendo però altre forme e questa non è una filosofia religiosa, è un dato di fatto. Forte di una concezione errata, quella del giudizio universale e della resurrezione, la gente crede ancora, come gli antichi egizi, che conservando una persona nel suo aspetto fisico, essa risorgerà il giorno dei giudizio universale giovane com’era in vita. Ma è una vera assurdità. Oggi i morti vengono seppelliti in modo particolarmente antiecologico. La salma imputridisce in una cassa ermeticamente chiusa sotto quattro metri di terra. In questo modo le radici degli alberi non possono operare il processo di rigenerazione. Inoltre una lastra di cemento e fiori artificiali separano il morto dal cielo e alla terra. Un essere umano dovrebbe essere sepolto soltanto a mezzo metro dalla superficie. Poi sulla tomba si dovrebbe piantare un albero. La cassa dovrebbe potersi decomporre in modo che la sostanza organica dei defunto possa essere utile all’albero che vi cresce sopra. Esso accoglierà in sé qualcosa del morto, lo trasformerà in sostanza vegetale. Quando ci si recherà alla tomba, non si farà visita ad un morto, bensì ad un essere vivente che si è trasformato in albero, che continua a vivere nell’albero. Si potrà dire: «Questo è mio nonno, l’albero cresce bene, stupendamente». Si può piantare un bosco magnifico, più bello del solito bosco perché gli alberi avranno radici nei sepolcri. Il bosco potrà estendersi nel circondario e, poiché sicuramente non abbiamo abbastanza boschi, permetterà allo stesso tempo di mantenere, anzi di accrescere il patrimonio forestale. Sorgerà un parco, un luogo di cui ci si potrà rallegrare, in cui si potrà vivere e persino andare a caccia. Un luogo fantastico in cui si potrà restare in contatto ininterrotto con la vita e con la morte. Non credo che una qualsiasi autorità possa avere qualcosa in contrario. I morti dovrebbero essere sepolti dappertutto, anche nel proprio giardino. I luoghi dei morti saranno contemporaneamente anche le foreste della vita. Gli alberi segneranno le tombe. Le persone sceglieranno alberi diversi, per cui non ne risulterà una monocultura, ma un bosco incredibilmente variegato. Questo luogo si trasformerà in un paradiso, nel giardino dell’Eden.
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martedì 21 agosto 2012
domenica 19 agosto 2012
Addio Gianfranco Zavalloni
Oggi è morto Gianfranco Zavalloni: quel geniale preside, educatore, disegnatore, poeta, un uomo di pace e di rara bellezza.
Sono profondamente scossa dal dolore. Incredula.
Gianfranco da qualche mese era tornato a Cesena dal Brasile per sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico. E' stato poi divorato da un male incurabile.
Gianfranco dal 2008 a marzo di quest'anno ha lavorato come responsabile dell'Ufficio Scuola del Consolato d'Italia di Belo Horizonte, in Brasile.
Ho sempre stimato Gianfranco poichè aveva un altissimo senso della solidarietà, della bellezza...era sensibile e giusto. Un vero artista. Uomo puro.
E' stato una splendida figura di educatore alla pace, un ecologista sfegatato.
Impensabile qui rendere conto delle tante iniziative animate in questi anni dal prolifero Zavalloni: da scrittore a pittore, da poeta a educatore. Burattinaio e politico (assessore dei verdi al Comune di Cesena).
Numerose le mostre dei suoi disegni tra Italia (Cesenatico) e Brasile.
Indimenticabile la sua grande passione per i burattini all'interno della compagnia “baracca e burattini”; Gianfranco è stato fra gli animatori dell'associazione ecologista di volontariato “Ecoistituto – Gruppo di Ricerca sulle Tecnologie Appropriate”.
Gianfranco amava il suo lavoro a scuola: ha svolto il ruolo di direttore didattico, dopo aver fatto, per diversi anni, il maestro di scuola materna: adorava una scuola creativa, aperta ai temi dell'ecologia, alle lingue locali, alla multiculturalità.Adorava bambini.
Dal 2002 a 2005 era Preside della Scuola Media di Gatteo (a quest'epoca la frequentava mio figlio).
Un splendido e geniale preside.
Ho conservato tuttora i suoi libricini prodotti con Fabio Molari, alcuni con la sua dedica....
...
I funerali di Gianfranco Zavalloni si terranno domani alle 16 presso la chiesa di San Paolo, nel quartiere di San Mauro in Valle, Cesena.
Invece sempre domani alle 10 il feretro di Zavalloni sarà esposto all' ecoistituto di Molino Cento per un raccoglimento di preghiera.
Così quest'anno se ne sono andati i tre amici di gran spessore :Ilario Fioravanti, Tonino Guerra e Gianfranco Zavalloni.
Sono profondamente scossa dal dolore. Incredula.
Gianfranco da qualche mese era tornato a Cesena dal Brasile per sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico. E' stato poi divorato da un male incurabile.
Gianfranco dal 2008 a marzo di quest'anno ha lavorato come responsabile dell'Ufficio Scuola del Consolato d'Italia di Belo Horizonte, in Brasile.
Ho sempre stimato Gianfranco poichè aveva un altissimo senso della solidarietà, della bellezza...era sensibile e giusto. Un vero artista. Uomo puro.
E' stato una splendida figura di educatore alla pace, un ecologista sfegatato.
Impensabile qui rendere conto delle tante iniziative animate in questi anni dal prolifero Zavalloni: da scrittore a pittore, da poeta a educatore. Burattinaio e politico (assessore dei verdi al Comune di Cesena).
Numerose le mostre dei suoi disegni tra Italia (Cesenatico) e Brasile.
Indimenticabile la sua grande passione per i burattini all'interno della compagnia “baracca e burattini”; Gianfranco è stato fra gli animatori dell'associazione ecologista di volontariato “Ecoistituto – Gruppo di Ricerca sulle Tecnologie Appropriate”.
Gianfranco amava il suo lavoro a scuola: ha svolto il ruolo di direttore didattico, dopo aver fatto, per diversi anni, il maestro di scuola materna: adorava una scuola creativa, aperta ai temi dell'ecologia, alle lingue locali, alla multiculturalità.Adorava bambini.
Dal 2002 a 2005 era Preside della Scuola Media di Gatteo (a quest'epoca la frequentava mio figlio).
Un splendido e geniale preside.
Ho conservato tuttora i suoi libricini prodotti con Fabio Molari, alcuni con la sua dedica....
...
I funerali di Gianfranco Zavalloni si terranno domani alle 16 presso la chiesa di San Paolo, nel quartiere di San Mauro in Valle, Cesena.
Invece sempre domani alle 10 il feretro di Zavalloni sarà esposto all' ecoistituto di Molino Cento per un raccoglimento di preghiera.
Così quest'anno se ne sono andati i tre amici di gran spessore :Ilario Fioravanti, Tonino Guerra e Gianfranco Zavalloni.
giovedì 17 febbraio 2011
Mostra di Gianfranco Zavalloni in Brasile
Opere dell'artista Gianfranco Zavalloni sono in mostra al Caffè - Cultura (Rua Antonio de Albuquerque, 781, Savassi) fino al 28 febbraio, tutti giorni e Domenica dalle 17 alle 23.
L'ingresso è gratuito.
Café-Cultura, dove si mangia benissimo, ci sono libri, musica e arte in genere.
Gianfranco Zavalloni; quel Preside geniale della Scuola Media di Gatteo (2000/2004), poi di Sogliano e un educatore d'eccellenza del nostro territorio ora si trova in Brasile a Belo Horizonte e lavora al consolato italiano occupandosi della cultura e delle scuole italiane.
"Disegno i miei soggetti classici, in bianco e nero. Disegno anche con carboncino-pastello e coloro. Mi piacerebbe un giorno disegnare dal vivo.
Lavoro molto in ufficio, da quando c'é la nuova capo che ama la cultura.... faccio proposte, creo contatti, elaboro progetti.
E´appena uscito il libro ORTI DI PACE - Il lavoro della terra come via educativa (Ed EMI di Bologna).
Ho nostalgia della Romagna..." - confessa Gianfranco.
E questa è l'intervista a Gianfranco Zavalloni apparsa nel "Tempo" intitolata: "Artista italiano si ispira alla semplicità infantile per creare disegni realizzati con la penna di bambù che lui stesso ha costruito".
L'ingresso è gratuito.
Café-Cultura, dove si mangia benissimo, ci sono libri, musica e arte in genere.
Gianfranco Zavalloni; quel Preside geniale della Scuola Media di Gatteo (2000/2004), poi di Sogliano e un educatore d'eccellenza del nostro territorio ora si trova in Brasile a Belo Horizonte e lavora al consolato italiano occupandosi della cultura e delle scuole italiane.
"Disegno i miei soggetti classici, in bianco e nero. Disegno anche con carboncino-pastello e coloro. Mi piacerebbe un giorno disegnare dal vivo.
Lavoro molto in ufficio, da quando c'é la nuova capo che ama la cultura.... faccio proposte, creo contatti, elaboro progetti.
E´appena uscito il libro ORTI DI PACE - Il lavoro della terra come via educativa (Ed EMI di Bologna).
Ho nostalgia della Romagna..." - confessa Gianfranco.
E questa è l'intervista a Gianfranco Zavalloni apparsa nel "Tempo" intitolata: "Artista italiano si ispira alla semplicità infantile per creare disegni realizzati con la penna di bambù che lui stesso ha costruito".
giovedì 8 aprile 2010
Lettera ai genitori di Gianfranco Zavalloni, Tu che sei nato prima del 1970 o giù di lì
Questa lettera l'ho trovata oggi facendo pulizie di primavera nei cassettoni.
Anno 2003. Mio figlio frequenta la Scuola Media di Gatteo presidiata da Gianfranco dott. Zavalloni (morto l'anno scorso)
Allora facevo la rappresentante del consiglio scolastico.
Questa lettera è una delle tante circolari un po' particolari, perchè quasi tutte hanno qualche riflessione o consiglio e sono corredati da disegni a china fatti dal preside.
Ecco, la lettera aperta:
SCUOLA MEDIA STATALE "G.PASCOLI" GATTEO
Sezioni Associate SAVIGNANO sul RUBICONE e S. MAURO PASCOLI
sede centrale GATTEO Via Don Ghinelli~10 - Tel. 0541/930057 Fax 0541/931505-
Prot. 4698 I A 19
Gatteo, 30 ottobre 2003
Cari genitori.
è questo per me, il terzo anno che vivo qui con Voi, come Preside delle Scuole Medie di Gatteo - Savignano e San Mauro Pascoli. In diverse occasioni ho scritto a Voi singolarmente o come genitori di singole classi. Colgo ora l'occasione del rinnovo del Consiglio di Istituto, al cui riguardo trovate tutte le informazioni nella lettera allegata, per iniziare con tutti i genitori delle tre sedi un dialogo più serrato. In sostanza vorrei periodicamente dialogare con Voi attraverso una lettera di carattere riflessivo. Inizio con questa 1° lettera ai genitori usando le parole (in alcuni punti adattate) di uno scritto che un amico mi ha fatto avere qualche giorno fa. Sono parole che si rivolgono a tutti coloro che sono nati prima del 1970, cioè alla maggior parte di noi insegnanti e di Voi genitori. Vi invito a leggerle con calma, a rifletterci sopra
insieme ad altri genitori e - semmai - a parlarne serenamente con i Vostri ragazzi.
A ben pensarci è difficile credere che siamo vissuti fino ad oggi!!
Da bambini andavamo in macchina (quelli che avevano la fortuna di averla) senza cinture di sicurezza e senza air bag.
E viaggiare nel cassone posteriore di un camioncino o un'ape, o su1 carro di un trattore, in un pomeriggio torrido era un regalo speciale.
I flaconi dei medicinali non avevano delle chiusure particolari.
Bevevamo l'acqua dalla canna del giardino non da una bottiglia. Che orrore!!
Andavamo in bicicletta senza usare un casco.
Passavamo dei pomeriggi a costruirci i nostri "carri giocattolo". Ci lanciavamo dalle discese e dimenticavamo di non avere i freni fino a quando non ci sfracellavamo contro un albero o un marciapiede. E dopo numerosi incidenti, imparavamo a risolvere il problema noi da soli!!!
Uscivamo da casa al mattino e giocavamo tutto il giorno: i nostri genitori non sapevano esattamente dove fossimo, nonostante ciò sapevano che non eravamo in pericolo.
Non esistevano i cellulari. Incredibile!!.
Ci procuravamo delle abrasioni, ci rompevamo le ossa o i denti... e non c'erano mai denunce, erano soltanto incidenti: nessuno ne aveva la colpa. Ti ricordi degli incidenti?
Avevamo delle liti, a volte dei lividi. E anche se ci facevano male e a volte piangevamo, passavano presto; la maggior parte delle volte senza che i nostri genitori lo sapessero mai.
Mangiavamo dei dolci, del pane con moltissimo burro e bevande piene di zucchero... ma nessuno di noi era obeso.
Ci dividevamo una bibita con altri 4 amici, dalla stessa bottiglia, e nessuno mai morì a causa dei germi.
Non avevamo la playstation, né il nintendo, né dei videogiochi. Né la TV satellitare, né le videocassette, né il PC, né internet; avevamo semplicemente degli amici. Uscivamo da casa e li trovavamo. Andavamo, in bici o a piedi, a casa loro. suonavamo al campanello o entravamo e parlavamo con loro. Figurati: senza chiedere il permesso! Da soli! Nel mondo freddo e crudele!
Senza controllo! Come siamo sopravissuti?!
Ci inventavamo dei giochi con dei bastoni e dei sassi. Giocavamo con dei vermi e altri animaletti e malgrado le avvertenze dei genitori, nessuno tolse un occhio ad un altro con un ramo e i nostri stomaci non si riempirono di vermi.
Alcuni studenti non erano intelligenti come gli altri e dovevano rifare la seconda elementare. Che orrore.'!! Non si cambiavano i voti, per nessun motivo.
I peggiori problemi a scuola erano i ritardi o se qualcuno masticava una cicca in classe.
Le nostre iniziative erano nostre. E le conseguenze, pure. Nessuno si nascondeva dietro ad un altro.
L'idea che i nostri genitori ci avrebbero difeso se trasgredivamo ad una legge non ci sfiorava; loro erano sempre dalla parte della legge. Se ti comportavi male i tuoi genitori ti mettevano in castigo e nessuno li metteva in galera per questo.
Sapevamo che quando i genitori dicevano "NO", significava proprio NO.
l giocattoli nuovi li ricevevamo per il compleanno e a Natale, non ogni volta che si andava al supermercato. l nostri genitori ci facevano dei regali con amore, non per sensi di colpa.
E le nostre vite non sono state rovinate perché non ci hanno dato tutto ciò che volevamo.
Questa generazione ha prodotto molti inventori, amanti del rischio ed ottimi risolutori di problemi.
Negli ultimi 50 anni c'è stata un'esplosione di innovazioni e nuove idee.
Avevamo libertà, insuccessi, successi e responsabilità, ed abbiamo imparato a gestirli.
Tu sei uno di loro. Complimenti!!!
Abbiano avuto la fortuna di crescere prima di accettare che la nostra vita fosse regolata da qualcun altro.
Appena letta questa lettera, mi è venuta una riflessione-lampo:
Dunque, se noi nati prima del '70, eravamo tanto puri, forti e provetti come mai abbiamo generato dei figli incapaci, egoisti, opportunisti e infelici??
Qui non io lo sto ammettendo, lo sta profetando Dottor Zavalloni. Per esclusione sta paragonando i nostri figli a un "tutto diverso da come eravamo" (noi nati prima del'70))
Va da sè che i nostri genitori ci hanno tirato su bene, no? Liberi, geniali e incontaminati. Questo è vero. Però non ci hanno insegnato a fare dei bravi genitori....(visto la progenie scombinata e infelice)
Allora abbiamo fatto di tutto tranne bravi genitori!...
Già! colpa del sistema e della società
Anno 2003. Mio figlio frequenta la Scuola Media di Gatteo presidiata da Gianfranco dott. Zavalloni (morto l'anno scorso)
Allora facevo la rappresentante del consiglio scolastico.
Questa lettera è una delle tante circolari un po' particolari, perchè quasi tutte hanno qualche riflessione o consiglio e sono corredati da disegni a china fatti dal preside.
Ecco, la lettera aperta:
SCUOLA MEDIA STATALE "G.PASCOLI" GATTEO
Sezioni Associate SAVIGNANO sul RUBICONE e S. MAURO PASCOLI
sede centrale GATTEO Via Don Ghinelli~10 - Tel. 0541/930057 Fax 0541/931505-
Prot. 4698 I A 19
Gatteo, 30 ottobre 2003
1° lettera ai genitori
Cari genitori.
è questo per me, il terzo anno che vivo qui con Voi, come Preside delle Scuole Medie di Gatteo - Savignano e San Mauro Pascoli. In diverse occasioni ho scritto a Voi singolarmente o come genitori di singole classi. Colgo ora l'occasione del rinnovo del Consiglio di Istituto, al cui riguardo trovate tutte le informazioni nella lettera allegata, per iniziare con tutti i genitori delle tre sedi un dialogo più serrato. In sostanza vorrei periodicamente dialogare con Voi attraverso una lettera di carattere riflessivo. Inizio con questa 1° lettera ai genitori usando le parole (in alcuni punti adattate) di uno scritto che un amico mi ha fatto avere qualche giorno fa. Sono parole che si rivolgono a tutti coloro che sono nati prima del 1970, cioè alla maggior parte di noi insegnanti e di Voi genitori. Vi invito a leggerle con calma, a rifletterci sopra
insieme ad altri genitori e - semmai - a parlarne serenamente con i Vostri ragazzi.
Tu che sei nato prima del 1970 o giù di lì
A ben pensarci è difficile credere che siamo vissuti fino ad oggi!!
Da bambini andavamo in macchina (quelli che avevano la fortuna di averla) senza cinture di sicurezza e senza air bag.
E viaggiare nel cassone posteriore di un camioncino o un'ape, o su1 carro di un trattore, in un pomeriggio torrido era un regalo speciale.
I flaconi dei medicinali non avevano delle chiusure particolari.
Bevevamo l'acqua dalla canna del giardino non da una bottiglia. Che orrore!!
Andavamo in bicicletta senza usare un casco.
Passavamo dei pomeriggi a costruirci i nostri "carri giocattolo". Ci lanciavamo dalle discese e dimenticavamo di non avere i freni fino a quando non ci sfracellavamo contro un albero o un marciapiede. E dopo numerosi incidenti, imparavamo a risolvere il problema noi da soli!!!
Uscivamo da casa al mattino e giocavamo tutto il giorno: i nostri genitori non sapevano esattamente dove fossimo, nonostante ciò sapevano che non eravamo in pericolo.
Non esistevano i cellulari. Incredibile!!.
Ci procuravamo delle abrasioni, ci rompevamo le ossa o i denti... e non c'erano mai denunce, erano soltanto incidenti: nessuno ne aveva la colpa. Ti ricordi degli incidenti?
Avevamo delle liti, a volte dei lividi. E anche se ci facevano male e a volte piangevamo, passavano presto; la maggior parte delle volte senza che i nostri genitori lo sapessero mai.
Mangiavamo dei dolci, del pane con moltissimo burro e bevande piene di zucchero... ma nessuno di noi era obeso.
Ci dividevamo una bibita con altri 4 amici, dalla stessa bottiglia, e nessuno mai morì a causa dei germi.
Non avevamo la playstation, né il nintendo, né dei videogiochi. Né la TV satellitare, né le videocassette, né il PC, né internet; avevamo semplicemente degli amici. Uscivamo da casa e li trovavamo. Andavamo, in bici o a piedi, a casa loro. suonavamo al campanello o entravamo e parlavamo con loro. Figurati: senza chiedere il permesso! Da soli! Nel mondo freddo e crudele!
Senza controllo! Come siamo sopravissuti?!
Ci inventavamo dei giochi con dei bastoni e dei sassi. Giocavamo con dei vermi e altri animaletti e malgrado le avvertenze dei genitori, nessuno tolse un occhio ad un altro con un ramo e i nostri stomaci non si riempirono di vermi.
Alcuni studenti non erano intelligenti come gli altri e dovevano rifare la seconda elementare. Che orrore.'!! Non si cambiavano i voti, per nessun motivo.
I peggiori problemi a scuola erano i ritardi o se qualcuno masticava una cicca in classe.
Le nostre iniziative erano nostre. E le conseguenze, pure. Nessuno si nascondeva dietro ad un altro.
L'idea che i nostri genitori ci avrebbero difeso se trasgredivamo ad una legge non ci sfiorava; loro erano sempre dalla parte della legge. Se ti comportavi male i tuoi genitori ti mettevano in castigo e nessuno li metteva in galera per questo.
Sapevamo che quando i genitori dicevano "NO", significava proprio NO.
l giocattoli nuovi li ricevevamo per il compleanno e a Natale, non ogni volta che si andava al supermercato. l nostri genitori ci facevano dei regali con amore, non per sensi di colpa.
E le nostre vite non sono state rovinate perché non ci hanno dato tutto ciò che volevamo.
Questa generazione ha prodotto molti inventori, amanti del rischio ed ottimi risolutori di problemi.
Negli ultimi 50 anni c'è stata un'esplosione di innovazioni e nuove idee.
Avevamo libertà, insuccessi, successi e responsabilità, ed abbiamo imparato a gestirli.
Tu sei uno di loro. Complimenti!!!
Abbiano avuto la fortuna di crescere prima di accettare che la nostra vita fosse regolata da qualcun altro.
Grazie della Vostra attenzione.
Il dirigente scolastico
Gianfranco Dottor Zavalloni
Appena letta questa lettera, mi è venuta una riflessione-lampo:
Dunque, se noi nati prima del '70, eravamo tanto puri, forti e provetti come mai abbiamo generato dei figli incapaci, egoisti, opportunisti e infelici??
Qui non io lo sto ammettendo, lo sta profetando Dottor Zavalloni. Per esclusione sta paragonando i nostri figli a un "tutto diverso da come eravamo" (noi nati prima del'70))
Va da sè che i nostri genitori ci hanno tirato su bene, no? Liberi, geniali e incontaminati. Questo è vero. Però non ci hanno insegnato a fare dei bravi genitori....(visto la progenie scombinata e infelice)
Allora abbiamo fatto di tutto tranne bravi genitori!...
Già! colpa del sistema e della società
sabato 10 gennaio 2009
Gianfranco Zavalloni scrive da Brasile
Ieri 16 novembre 2008, eravamo a Mariana, una località storica del Minas Gerais. Mi sono svegliato nel pieno della notte e non sono riuscito più ad addormentarmi. Ero agitato, ma non sapevo il perché. Poi ieri sera ho saputo che nelle stesse ore è morto Zio Pippo, Giuseppe Martini, di Brescia... fratello di mia mamma. Uno zio semplice, raccontatore che incantava, un grande contadino. Aveva lavorato come responsabile dirigente del personale della stazione FS di Brescia. Il 15 di agosto ci eravamo visti e, anche il giorno stesso della partenza per i Brasile, era fra coloro che mi hanno abbracciato. Aveva una memoria di ferro: sapeva tutti i chilometri che occorevano da Brescia a tutte le stazioni d'Italia… memore di un periodo in cui non si usavano ancora i computer. Grande lettore di libri, gli passavo soprattutto quelli sulla storia della Romagna, dove aveva profonde radici. Nei 14 giorni di cure termali, in agosto, ha letto il mio libro "La PEDAGOGIA DELLA LUMACA" e lo ha così commentato...: "è stupendo, un capolavoro, c’è solo una cosa che non va: tu le cose che dici in fatto di lentezza sono belle, non le devi prima di tutto mettere in pratica. Devi andare più lento!". Poi ci siamo salutati il 31 agosto e ci siamo detti: beh, ci vedremo fra un anno. Invece è volato via. Un po' di ospedale e poi si è fatto portare a casa perché è lì che voleva morire. Cosciente fino alla fine, ha salutato i suoi cari prima di andarsene...
sabato 15 novembre 2008
domenica 12 ottobre 2008
I bisogni dei bambini e "Nati per comprare?" di Zavalloni Gianfranco
Noi ed i nostri bambini siamo attaccati da un’ incredibile, affascinante ed inarrestabile macchina mediatica messa in piedi al solo scopo di guadagnare dalla vendita di beni e di oggetti per lo più inutili e dannosi per l’ambiente. Per guadagnare dalla vendita di schifezze, persone senza scrupoli usano tutti mezzi a loro disposizione compresa la persuasione attraverso il mezzo più seducente che l’uomo abbia inventato: la televisione.
Dice Giovanni Bollea (gran decano della neuropsichiatria infantile). “La nostra società non è ancora riuscita a mettere in campo gli anticorpi che potrebbero alleviare il disagio sociale di una società troppo fortemente orientata al consumo, in cui le continue sollecitazioni all’acquisto provenienti dallo schermo interferiscono con le linee educative della famiglia, della scuola, della chiesa e di tutte le altre agenzie educative, costrette ad una corsa spasmodica…”
Per formare gli anticorpi e reagire allo scippo dell’infanzia che si sta consumando sotto i nostri occhi è necessario che le famiglie, le scuole, le chiese e tutte le agenzie educative a cui stanno a cuore i bambini e le infanzie dell’uomo tornino ad essere quelli che siamo: genitori responsabili ed affettuosi, insegnanti consapevoli e motivati, preti ispirati da Don Lorenzo Milani, Pastori protestanti, operatori di volontariato ecc… Parliamone, sosteniamoci, scambiandoci suggerimenti e consigli. Introduciamo nelle nostre case, nelle aule, nelle parrocchie le “buone pratiche”.
Ora bisogna distinguere fra i bisogni quelli veri e quelli indotti. Quello che dico è frutto di letture, conversazioni e personali opinioni.
I bisogni veri sono conosciuti da tutti : nutrirsi, coprirsi, avere un tetto sulla testa quando piove, andare a scuola, curarsi se ci si ammala….
Sembrano scontati, ma non lo sono affatto per milioni di bambini e di adulti e per i 471.000 bambini “clandestini” che vivono fra di noi. In Italia !! Oggi !!. Sono bisogni così poco scontati che le Istituzioni Internazionali devono trasformarli in diritti e metterli su una carta per firmare la quale, a volte, passano decenni di discussioni. Per fare un esempio : la Prima Carta dei Diritti dei bambini data 1924. Rispondeva al bisogno dei bambini di essere protetti e non sfruttati dal mondo degli adulti. Siamo ancora ben lontani dalla sua applicazione.
I bisogni fondamentali che dobbiamo ancora trasformare in diritti per tutti i bambini sono :
1.
Riconoscere e rispettare i diritti e le aspirazioni dei bambini senza alcuna discriminazione di sesso, razza, fede religiosa o cultura.
2.
Assicurare ai bambini il diritto alla vita, alla salute e all’educazione. Contrastare ogni forma di violenza, maltrattamento o sfruttamento.
Il vero nuovo bisogno dei bambini di oggi è il senso del limite. Viviamo in una società onnipotente che ha effetti negativi per il bambino che la vive come molto dispersiva e priva di veri punti di riferimento.
Quando i bambini sono piccoli l’adulto deve essere attento a tutti i suoi bisogni. Poi i figli crescono e lo stesso adulto deve riprendere la scomoda e impopolare posizione di autorità richiesta dal suo ruolo.
Un altro bisogno dei bambini pare essere quello di incontrare la competenza degli adulti sul piano sociale o sullo stare in relazione fra adulti stessi.
L’adulto di oggi tende a scappare, a fuggire la relazione, l’intimità, lasciando spesso alle maestre l’ingrato compito di richiamare il genitore alla relazione con il proprio figlio.
Invece dovrebbe riprendere l’autorevolezza, esercitare i limiti necessari per il bambino e per la sua crescita, nonostante la fatica che ne deriva. Dovremmo imparare e sopportare la ferita che un “no” dato ad un bambino procura . E’ da questo, che il nuovo adulto spesso fugge, lasciando il bambino solo nel sostenere l’intera relazione.
L’essere genitori fino a pochi anni fa era visto come evento naturale e quindi privo di responsabilità. I figli, il loro carattere, erano così per natura e poco potevano farci il padre e la madre. Ora il figlio è una procreazione responsabile, è frutto di una scelta di entrambi i genitori. Le maternità e paternità sono “pesanti” non solo dal punto di vista delle pratiche, ma anche delle incombenze che su di esse gravitano. L’intera società alza il tiro su come deve essere il genitore ideale.
Abbiamo una scuola faticosamente impegnata nel difficile passaggio dall’insegnamento all’apprendimento. Da molti anni. Troppi anni. Con una parte di insegnanti che si ostinano a stare in cattedra. Da cui travasare nozioni in vista di un futuro lavoro che per il 90% dei casi sarà faticoso, poco interessante, e dunque speriamo almeno ben retribuito. Ma c’è anche una parte di insegnanti attenta a dare spazi di progettualità ai ragazzi stessi, a dare diritto di cittadinanza ai loro bisogni emotivi, affettivi, relazionali.
Siamo di fronte ad una scuola oggi imbrigliata da regole che cambiano continuamente. Basterebbe che il ministro in carica mettesse in piedi una commissione con le maestre più esperte ed anziane in termini di anni di servizio per far giustizia di tutti gli annunci strillati e dei silenzi colpevoli, di SPEZZATINI, OSA, UDA, PECUP ed altre amenità. Oggi nelle prime superiori la dispersione scolastica e le bocciature sono altissime. Ci sono classi dei professionali dove il 30% degli iscritti sono bocciati e solo due/tre ragazzi sono promossi senza debiti.
Quali sono i bisogni veri dei ragazzi che passano a scuola 30, 35, 36 ore la settimana ?
La scuola dovrebbe ripensare i saperi, modificare le competenze di base per tutti, spostare in avanti il momento della scelta degli studi superiori.
E non si tratta di abbassare i livelli in una sorta di buonismo rassegnato che non avvantaggia nessuno, ma che si tratterebbe di cambiare il modello organizzativo, troppe ore settimanali, l’impianto culturale, arricchire la professionalità docente mettendo gli insegnanti in grado di affrontare i problemi di tutti e non solo di chi è adatto alla scuola. Si tratta di fare come cento anni fa per la scuola elementare e poco più di trenta anni fa per la media. Di avviare cioè una battaglia culturale di trasformazione della scuola verso i bisogni formativi delle nuove generazioni di questo paese.
Sono sempre stati gli svantaggiati a non voler andare a scuola (e la scuola a non volerli) : se la politica non avesse provveduto ad elevare l’obbligo scolastico ci sarebbero ancora bambini di otto anni semianalfabeti avviati al lavoro, come è purtroppo evidente per milioni di bambini nel terzo mondo.
La scuola, rafforzata dalla televisione, ha una sua responsabilità in merito per il rapporto troppo evanescente con la vita reale.
La TV ed il computer sono dei grandi inquinamenti culturali che ci fanno circondare da un ambiente virtuale, perdendo la passione per la realtà.
La pratica del tempo pieno si è sviluppata sulla base delle necessità dei genitori che oggi lavorano tutti per cui fa comodo che anche i bambini restino a scuola lo stesso tempo che i genitori passano al lavoro o che crescano per lo più davanti alla televisione o PC, e quello che manca a loro è proprio la vita vera, l’importanza della natura semplice, senza mediazioni intellettuali.
Dall'album di Gianfranco Zavalloni
Gianfranco Zavalloni, preside di scuola media, burattinaio, ambientalista e promotore degli orti scolastici ha scritto un lungo documento dal titolo : “La pedagogia della lumaca Riflessioni pedagogiche e strategie didattiche per rallentare a scuola “
Il documento intero è pubblicato in allegato sul sito www.nonsoloteatro.com cliccando sul tasto “Nati per comprare?”
TECNOLOGIE SEMPLICI AD USO DELLA SCUOLA secondo Gianfranco Zavalloni
LA VANGA
la zappa, il rastrello, la falce, le cesoie, il cavicchio… strumenti che ci servono per scavare, rastrellare, piantare, raccogliere, tagliare. Sono gli strumenti di lavoro della terra. Saperli usare bene significa produrre cibo.
L’AGO E IL FILO
le forbici, il metro, gli spilli, il ditale. Ci servono per cucire, tagliare, rammendare, puntare, attaccare bottoni, rattoppare. Sono gli strumenti di lavoro che servono al sarto o alla sarta., per i vestiti del nostro corpo.
LA PENTOLA
il mestolo, il coltello, il forchettone, lo scolapasta, il tegame, il matterello… oggetti d’uso quotidiano della cucina. Ci aiutano a preparare con cura i cibi del nostro nutrimento.
LA BICICLETTA
la pompa, il mastice e la gomma, i ferri da riparare la camera d’aria. La bicicletta è lo strumento più ecologico ed efficace per spostarsi consumando il minimo di energia. E’ importante saperla riparare e tenerla in efficienza.
LA SEGA
il martello, le pinze, la raspa, il cacciavite, il succhiello, le chiavi, la lima… sono gli strumenti del banco da lavoro delle botteghe artigiane: il falegname, il fabbro, l’elettricista, il carpentiere, l’idraulico. Ci aiutano a preparare con cura i cibi del nostro nutrimento.
LA CAZZUOLA
il badile, la coffa, lo sfratasso, la pennellessa, lo scalpello, il mazzuolo… sono gli strumenti indispensabili per costruire e riparare le case.
LA PENNA E LA MATITA
il quaderno, la cannetta col pennino, i pastelli, i pennelli, la gomma, i colori,… offrono a chi studia, crea o scrive, una infinità di opportunità. Ancora oggi sono gli strumenti più semplici e più efficaci del lavoro scolastico.
LA CORDA
lo spago, il filo di diverso materiale e lunghezza, sono oggetti d’uso che servono per legare, unire, agganciare, sollevare, appendere, sostenere,…facendo e disfacendo nodi
IL BINOCOLO
a lente di ingrandimento, il cannocchiale, il microscopio, la macchina fotografica… sono strumenti per l’esplorazione, e la scoperta. Aiutano i nostri occhi a vedere più lontano, più vicino e con maggiore intensità.
LA SCOPA
la pattumeria, la paletta, lo straccio, la ramazza, la pala, lo strofinaccio,… sono gli utensili per le pulizie e l’igiene dell’ambiente in cui viviamo
IL SAPONE
la spugna, lo spazzolino, l’asciugamano, il tagliaunghie, il pettine… oggetti e strumenti semplici ed essenziali per la pulizia e l’igiene quotidiana del nostro corpo.
LA TROTTOLA
l’aquilone, le bambole, gli elastici, la palla, il salterello, sono strumenti e giochi per il divertimento dei bambini e delle bambine. Sperimentiamo nel concreto e quindi impariamo regole, leggi scientifiche, trucchi, meccanismi altrimenti difficili da imparare.
IL COLTELLINO
E infine c’è il coltellino, con i suoi mille usi. E’ lo strumento per una vita avventurosa e all’aperto. Bisogna saperlo usare bene, con abilità e attenzione.
Come si fa?
Infine una citazione di Ralph Waldo Emerson:
Respect the child. Be not too much his parent. Trespass not on his solitude.
Rispetta il bambino. Non essere troppo il suo genitore. Non invadere la sua solitudine.
Dice Giovanni Bollea (gran decano della neuropsichiatria infantile). “La nostra società non è ancora riuscita a mettere in campo gli anticorpi che potrebbero alleviare il disagio sociale di una società troppo fortemente orientata al consumo, in cui le continue sollecitazioni all’acquisto provenienti dallo schermo interferiscono con le linee educative della famiglia, della scuola, della chiesa e di tutte le altre agenzie educative, costrette ad una corsa spasmodica…”
Per formare gli anticorpi e reagire allo scippo dell’infanzia che si sta consumando sotto i nostri occhi è necessario che le famiglie, le scuole, le chiese e tutte le agenzie educative a cui stanno a cuore i bambini e le infanzie dell’uomo tornino ad essere quelli che siamo: genitori responsabili ed affettuosi, insegnanti consapevoli e motivati, preti ispirati da Don Lorenzo Milani, Pastori protestanti, operatori di volontariato ecc… Parliamone, sosteniamoci, scambiandoci suggerimenti e consigli. Introduciamo nelle nostre case, nelle aule, nelle parrocchie le “buone pratiche”.
Ora bisogna distinguere fra i bisogni quelli veri e quelli indotti. Quello che dico è frutto di letture, conversazioni e personali opinioni.
I bisogni veri sono conosciuti da tutti : nutrirsi, coprirsi, avere un tetto sulla testa quando piove, andare a scuola, curarsi se ci si ammala….
Sembrano scontati, ma non lo sono affatto per milioni di bambini e di adulti e per i 471.000 bambini “clandestini” che vivono fra di noi. In Italia !! Oggi !!. Sono bisogni così poco scontati che le Istituzioni Internazionali devono trasformarli in diritti e metterli su una carta per firmare la quale, a volte, passano decenni di discussioni. Per fare un esempio : la Prima Carta dei Diritti dei bambini data 1924. Rispondeva al bisogno dei bambini di essere protetti e non sfruttati dal mondo degli adulti. Siamo ancora ben lontani dalla sua applicazione.
I bisogni fondamentali che dobbiamo ancora trasformare in diritti per tutti i bambini sono :
1.
Riconoscere e rispettare i diritti e le aspirazioni dei bambini senza alcuna discriminazione di sesso, razza, fede religiosa o cultura.
2.
Assicurare ai bambini il diritto alla vita, alla salute e all’educazione. Contrastare ogni forma di violenza, maltrattamento o sfruttamento.
Il vero nuovo bisogno dei bambini di oggi è il senso del limite. Viviamo in una società onnipotente che ha effetti negativi per il bambino che la vive come molto dispersiva e priva di veri punti di riferimento.
Quando i bambini sono piccoli l’adulto deve essere attento a tutti i suoi bisogni. Poi i figli crescono e lo stesso adulto deve riprendere la scomoda e impopolare posizione di autorità richiesta dal suo ruolo.
Un altro bisogno dei bambini pare essere quello di incontrare la competenza degli adulti sul piano sociale o sullo stare in relazione fra adulti stessi.
L’adulto di oggi tende a scappare, a fuggire la relazione, l’intimità, lasciando spesso alle maestre l’ingrato compito di richiamare il genitore alla relazione con il proprio figlio.
Invece dovrebbe riprendere l’autorevolezza, esercitare i limiti necessari per il bambino e per la sua crescita, nonostante la fatica che ne deriva. Dovremmo imparare e sopportare la ferita che un “no” dato ad un bambino procura . E’ da questo, che il nuovo adulto spesso fugge, lasciando il bambino solo nel sostenere l’intera relazione.
L’essere genitori fino a pochi anni fa era visto come evento naturale e quindi privo di responsabilità. I figli, il loro carattere, erano così per natura e poco potevano farci il padre e la madre. Ora il figlio è una procreazione responsabile, è frutto di una scelta di entrambi i genitori. Le maternità e paternità sono “pesanti” non solo dal punto di vista delle pratiche, ma anche delle incombenze che su di esse gravitano. L’intera società alza il tiro su come deve essere il genitore ideale.
Abbiamo una scuola faticosamente impegnata nel difficile passaggio dall’insegnamento all’apprendimento. Da molti anni. Troppi anni. Con una parte di insegnanti che si ostinano a stare in cattedra. Da cui travasare nozioni in vista di un futuro lavoro che per il 90% dei casi sarà faticoso, poco interessante, e dunque speriamo almeno ben retribuito. Ma c’è anche una parte di insegnanti attenta a dare spazi di progettualità ai ragazzi stessi, a dare diritto di cittadinanza ai loro bisogni emotivi, affettivi, relazionali.
Siamo di fronte ad una scuola oggi imbrigliata da regole che cambiano continuamente. Basterebbe che il ministro in carica mettesse in piedi una commissione con le maestre più esperte ed anziane in termini di anni di servizio per far giustizia di tutti gli annunci strillati e dei silenzi colpevoli, di SPEZZATINI, OSA, UDA, PECUP ed altre amenità. Oggi nelle prime superiori la dispersione scolastica e le bocciature sono altissime. Ci sono classi dei professionali dove il 30% degli iscritti sono bocciati e solo due/tre ragazzi sono promossi senza debiti.
Quali sono i bisogni veri dei ragazzi che passano a scuola 30, 35, 36 ore la settimana ?
La scuola dovrebbe ripensare i saperi, modificare le competenze di base per tutti, spostare in avanti il momento della scelta degli studi superiori.
E non si tratta di abbassare i livelli in una sorta di buonismo rassegnato che non avvantaggia nessuno, ma che si tratterebbe di cambiare il modello organizzativo, troppe ore settimanali, l’impianto culturale, arricchire la professionalità docente mettendo gli insegnanti in grado di affrontare i problemi di tutti e non solo di chi è adatto alla scuola. Si tratta di fare come cento anni fa per la scuola elementare e poco più di trenta anni fa per la media. Di avviare cioè una battaglia culturale di trasformazione della scuola verso i bisogni formativi delle nuove generazioni di questo paese.
Sono sempre stati gli svantaggiati a non voler andare a scuola (e la scuola a non volerli) : se la politica non avesse provveduto ad elevare l’obbligo scolastico ci sarebbero ancora bambini di otto anni semianalfabeti avviati al lavoro, come è purtroppo evidente per milioni di bambini nel terzo mondo.
La scuola, rafforzata dalla televisione, ha una sua responsabilità in merito per il rapporto troppo evanescente con la vita reale.
La TV ed il computer sono dei grandi inquinamenti culturali che ci fanno circondare da un ambiente virtuale, perdendo la passione per la realtà.
La pratica del tempo pieno si è sviluppata sulla base delle necessità dei genitori che oggi lavorano tutti per cui fa comodo che anche i bambini restino a scuola lo stesso tempo che i genitori passano al lavoro o che crescano per lo più davanti alla televisione o PC, e quello che manca a loro è proprio la vita vera, l’importanza della natura semplice, senza mediazioni intellettuali.
Dall'album di Gianfranco Zavalloni
Gianfranco Zavalloni, preside di scuola media, burattinaio, ambientalista e promotore degli orti scolastici ha scritto un lungo documento dal titolo : “La pedagogia della lumaca Riflessioni pedagogiche e strategie didattiche per rallentare a scuola “
Il documento intero è pubblicato in allegato sul sito www.nonsoloteatro.com cliccando sul tasto “Nati per comprare?”
TECNOLOGIE SEMPLICI AD USO DELLA SCUOLA secondo Gianfranco Zavalloni
LA VANGA
la zappa, il rastrello, la falce, le cesoie, il cavicchio… strumenti che ci servono per scavare, rastrellare, piantare, raccogliere, tagliare. Sono gli strumenti di lavoro della terra. Saperli usare bene significa produrre cibo.
L’AGO E IL FILO
le forbici, il metro, gli spilli, il ditale. Ci servono per cucire, tagliare, rammendare, puntare, attaccare bottoni, rattoppare. Sono gli strumenti di lavoro che servono al sarto o alla sarta., per i vestiti del nostro corpo.
LA PENTOLA
il mestolo, il coltello, il forchettone, lo scolapasta, il tegame, il matterello… oggetti d’uso quotidiano della cucina. Ci aiutano a preparare con cura i cibi del nostro nutrimento.
LA BICICLETTA
la pompa, il mastice e la gomma, i ferri da riparare la camera d’aria. La bicicletta è lo strumento più ecologico ed efficace per spostarsi consumando il minimo di energia. E’ importante saperla riparare e tenerla in efficienza.
LA SEGA
il martello, le pinze, la raspa, il cacciavite, il succhiello, le chiavi, la lima… sono gli strumenti del banco da lavoro delle botteghe artigiane: il falegname, il fabbro, l’elettricista, il carpentiere, l’idraulico. Ci aiutano a preparare con cura i cibi del nostro nutrimento.
LA CAZZUOLA
il badile, la coffa, lo sfratasso, la pennellessa, lo scalpello, il mazzuolo… sono gli strumenti indispensabili per costruire e riparare le case.
LA PENNA E LA MATITA
il quaderno, la cannetta col pennino, i pastelli, i pennelli, la gomma, i colori,… offrono a chi studia, crea o scrive, una infinità di opportunità. Ancora oggi sono gli strumenti più semplici e più efficaci del lavoro scolastico.
LA CORDA
lo spago, il filo di diverso materiale e lunghezza, sono oggetti d’uso che servono per legare, unire, agganciare, sollevare, appendere, sostenere,…facendo e disfacendo nodi
IL BINOCOLO
a lente di ingrandimento, il cannocchiale, il microscopio, la macchina fotografica… sono strumenti per l’esplorazione, e la scoperta. Aiutano i nostri occhi a vedere più lontano, più vicino e con maggiore intensità.
LA SCOPA
la pattumeria, la paletta, lo straccio, la ramazza, la pala, lo strofinaccio,… sono gli utensili per le pulizie e l’igiene dell’ambiente in cui viviamo
IL SAPONE
la spugna, lo spazzolino, l’asciugamano, il tagliaunghie, il pettine… oggetti e strumenti semplici ed essenziali per la pulizia e l’igiene quotidiana del nostro corpo.
LA TROTTOLA
l’aquilone, le bambole, gli elastici, la palla, il salterello, sono strumenti e giochi per il divertimento dei bambini e delle bambine. Sperimentiamo nel concreto e quindi impariamo regole, leggi scientifiche, trucchi, meccanismi altrimenti difficili da imparare.
IL COLTELLINO
E infine c’è il coltellino, con i suoi mille usi. E’ lo strumento per una vita avventurosa e all’aperto. Bisogna saperlo usare bene, con abilità e attenzione.
AVETE CAPITO BENE!!!?
Non PC, niente TV, ne MP3, lontano da Play Station, Nokia-superveloce, motorini, palestre superattrezzate....;PCome si fa?
Infine una citazione di Ralph Waldo Emerson:
Respect the child. Be not too much his parent. Trespass not on his solitude.
Rispetta il bambino. Non essere troppo il suo genitore. Non invadere la sua solitudine.
martedì 26 agosto 2008
Gianfranco Zavalloni,il preside geniale
"Gianfranco Zavalloni, Preside dell'Istituto Comprensivo di Sogliano al Rubicone, ha annunciato, non senza emozione, che lascerà il suo attuale incarico per accettare una proposta giuntagli da oltreoceano. Lavorerà infatti per alcuni anni in Brasile, in qualità di dirigente scolastico all'Estero, presso il consolato italiano di Belo Horinzonte.
Ringrazio sinceramente, anche a nome dei cittadini soglianesi, il nostro amato preside per l'impegno e la passione dimostrati in questi anni per la scuola. Sotto la guida di Zavalloni le scuole soglianesi hanno realizzato vari progetti, tra cui ricordiamo quello delle capanne viventi (strutture in salice vivo) nelle scuole di
Bivio M. e Rontagnano. Gianfranco ha anche collaborato con il Comune, prestando le sue note capacità artistiche per la realizzazione del disegno di un mosaico in pietra nel parco Le Greppe.
Noi tutti gli auguriamo di raggiungere in Brasile gli obiettivi che si è prefissato, e di vivere un' esperienza bella e arricchente, sia dal punto di vista professionale che umano. Considerato che il progetto lavorativo ha un tempo prefissato, aspettiamo il suo ritorno alla direzione dell'Istituto Comprensivo.
Arrivederci, Gianfranco"
Il sindaco Enzo Baldazzi
Questa è una lettera aperta, pubblicata nella Gazzetta del Rubicone.
Vorrei aggiungere, che Gianfranco Zavalloni prima di Sogliano, era un ottimo preside delle Scuole Medie di Gatteo, in tempi nei quali Dennis Faedi la frequentava con un ottimo esito.
Io allora facevo la rappresentante della sua classe e avevo spessissimo incontrato Zavalloni in diverse occasioni. Già come collaboratrice del teatro, già per le mie personali edizioni di miei scritti. Era proprio Gianfranco a censurare le mie poesie e incoraggiarmi a scrivere, scrivere...
Lui, burattinaio,scrittore,saggista ed eccezionale disegnatore. Personaggio di diverse sfaccettature, con un gran carisma ma abbastanza complesso.
Ora torna in Brasile /in Perù ha conseguito la laurea / dove sono tradotti diversi suoi libri...
ARRIVEDERCI GIANFRANCO!!!
AUGURI!!!
Ringrazio sinceramente, anche a nome dei cittadini soglianesi, il nostro amato preside per l'impegno e la passione dimostrati in questi anni per la scuola. Sotto la guida di Zavalloni le scuole soglianesi hanno realizzato vari progetti, tra cui ricordiamo quello delle capanne viventi (strutture in salice vivo) nelle scuole di
Bivio M. e Rontagnano. Gianfranco ha anche collaborato con il Comune, prestando le sue note capacità artistiche per la realizzazione del disegno di un mosaico in pietra nel parco Le Greppe.
Noi tutti gli auguriamo di raggiungere in Brasile gli obiettivi che si è prefissato, e di vivere un' esperienza bella e arricchente, sia dal punto di vista professionale che umano. Considerato che il progetto lavorativo ha un tempo prefissato, aspettiamo il suo ritorno alla direzione dell'Istituto Comprensivo.
Arrivederci, Gianfranco"
Il sindaco Enzo Baldazzi
Il "burattinaio" Zavalloni
Questa è una lettera aperta, pubblicata nella Gazzetta del Rubicone.
Vorrei aggiungere, che Gianfranco Zavalloni prima di Sogliano, era un ottimo preside delle Scuole Medie di Gatteo, in tempi nei quali Dennis Faedi la frequentava con un ottimo esito.
Io allora facevo la rappresentante della sua classe e avevo spessissimo incontrato Zavalloni in diverse occasioni. Già come collaboratrice del teatro, già per le mie personali edizioni di miei scritti. Era proprio Gianfranco a censurare le mie poesie e incoraggiarmi a scrivere, scrivere...
Lui, burattinaio,scrittore,saggista ed eccezionale disegnatore. Personaggio di diverse sfaccettature, con un gran carisma ma abbastanza complesso.
Ora torna in Brasile /in Perù ha conseguito la laurea / dove sono tradotti diversi suoi libri...
ARRIVEDERCI GIANFRANCO!!!
AUGURI!!!
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A caccia di profitti
Considerando che il "buono" se lo prende la SAMSO, l'appaltatore cerca di rifilarci il bonus facciate, e via....alle votazioni...
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