Dice Giovanni Bollea (gran decano della neuropsichiatria infantile). “La nostra società non è ancora riuscita a mettere in campo gli anticorpi che potrebbero alleviare il disagio sociale di una società troppo fortemente orientata al consumo, in cui le continue sollecitazioni all’acquisto provenienti dallo schermo interferiscono con le linee educative della famiglia, della scuola, della chiesa e di tutte le altre agenzie educative, costrette ad una corsa spasmodica…”
Per formare gli anticorpi e reagire allo scippo dell’infanzia che si sta consumando sotto i nostri occhi è necessario che le famiglie, le scuole, le chiese e tutte le agenzie educative a cui stanno a cuore i bambini e le infanzie dell’uomo tornino ad essere quelli che siamo: genitori responsabili ed affettuosi, insegnanti consapevoli e motivati, preti ispirati da Don Lorenzo Milani, Pastori protestanti, operatori di volontariato ecc… Parliamone, sosteniamoci, scambiandoci suggerimenti e consigli. Introduciamo nelle nostre case, nelle aule, nelle parrocchie le “buone pratiche”.
Ora bisogna distinguere fra i bisogni quelli veri e quelli indotti. Quello che dico è frutto di letture, conversazioni e personali opinioni.
I bisogni veri sono conosciuti da tutti : nutrirsi, coprirsi, avere un tetto sulla testa quando piove, andare a scuola, curarsi se ci si ammala….
Sembrano scontati, ma non lo sono affatto per milioni di bambini e di adulti e per i 471.000 bambini “clandestini” che vivono fra di noi. In Italia !! Oggi !!. Sono bisogni così poco scontati che le Istituzioni Internazionali devono trasformarli in diritti e metterli su una carta per firmare la quale, a volte, passano decenni di discussioni. Per fare un esempio : la Prima Carta dei Diritti dei bambini data 1924. Rispondeva al bisogno dei bambini di essere protetti e non sfruttati dal mondo degli adulti. Siamo ancora ben lontani dalla sua applicazione.
I bisogni fondamentali che dobbiamo ancora trasformare in diritti per tutti i bambini sono :
1.
Riconoscere e rispettare i diritti e le aspirazioni dei bambini senza alcuna discriminazione di sesso, razza, fede religiosa o cultura.
2.
Assicurare ai bambini il diritto alla vita, alla salute e all’educazione. Contrastare ogni forma di violenza, maltrattamento o sfruttamento.
Il vero nuovo bisogno dei bambini di oggi è il senso del limite. Viviamo in una società onnipotente che ha effetti negativi per il bambino che la vive come molto dispersiva e priva di veri punti di riferimento.
Quando i bambini sono piccoli l’adulto deve essere attento a tutti i suoi bisogni. Poi i figli crescono e lo stesso adulto deve riprendere la scomoda e impopolare posizione di autorità richiesta dal suo ruolo.
Un altro bisogno dei bambini pare essere quello di incontrare la competenza degli adulti sul piano sociale o sullo stare in relazione fra adulti stessi.
L’adulto di oggi tende a scappare, a fuggire la relazione, l’intimità, lasciando spesso alle maestre l’ingrato compito di richiamare il genitore alla relazione con il proprio figlio.
Invece dovrebbe riprendere l’autorevolezza, esercitare i limiti necessari per il bambino e per la sua crescita, nonostante la fatica che ne deriva. Dovremmo imparare e sopportare la ferita che un “no” dato ad un bambino procura . E’ da questo, che il nuovo adulto spesso fugge, lasciando il bambino solo nel sostenere l’intera relazione.
L’essere genitori fino a pochi anni fa era visto come evento naturale e quindi privo di responsabilità. I figli, il loro carattere, erano così per natura e poco potevano farci il padre e la madre. Ora il figlio è una procreazione responsabile, è frutto di una scelta di entrambi i genitori. Le maternità e paternità sono “pesanti” non solo dal punto di vista delle pratiche, ma anche delle incombenze che su di esse gravitano. L’intera società alza il tiro su come deve essere il genitore ideale.
Abbiamo una scuola faticosamente impegnata nel difficile passaggio dall’insegnamento all’apprendimento. Da molti anni. Troppi anni. Con una parte di insegnanti che si ostinano a stare in cattedra. Da cui travasare nozioni in vista di un futuro lavoro che per il 90% dei casi sarà faticoso, poco interessante, e dunque speriamo almeno ben retribuito. Ma c’è anche una parte di insegnanti attenta a dare spazi di progettualità ai ragazzi stessi, a dare diritto di cittadinanza ai loro bisogni emotivi, affettivi, relazionali.
Siamo di fronte ad una scuola oggi imbrigliata da regole che cambiano continuamente. Basterebbe che il ministro in carica mettesse in piedi una commissione con le maestre più esperte ed anziane in termini di anni di servizio per far giustizia di tutti gli annunci strillati e dei silenzi colpevoli, di SPEZZATINI, OSA, UDA, PECUP ed altre amenità. Oggi nelle prime superiori la dispersione scolastica e le bocciature sono altissime. Ci sono classi dei professionali dove il 30% degli iscritti sono bocciati e solo due/tre ragazzi sono promossi senza debiti.
Quali sono i bisogni veri dei ragazzi che passano a scuola 30, 35, 36 ore la settimana ?
La scuola dovrebbe ripensare i saperi, modificare le competenze di base per tutti, spostare in avanti il momento della scelta degli studi superiori.
E non si tratta di abbassare i livelli in una sorta di buonismo rassegnato che non avvantaggia nessuno, ma che si tratterebbe di cambiare il modello organizzativo, troppe ore settimanali, l’impianto culturale, arricchire la professionalità docente mettendo gli insegnanti in grado di affrontare i problemi di tutti e non solo di chi è adatto alla scuola. Si tratta di fare come cento anni fa per la scuola elementare e poco più di trenta anni fa per la media. Di avviare cioè una battaglia culturale di trasformazione della scuola verso i bisogni formativi delle nuove generazioni di questo paese.
Sono sempre stati gli svantaggiati a non voler andare a scuola (e la scuola a non volerli) : se la politica non avesse provveduto ad elevare l’obbligo scolastico ci sarebbero ancora bambini di otto anni semianalfabeti avviati al lavoro, come è purtroppo evidente per milioni di bambini nel terzo mondo.
La scuola, rafforzata dalla televisione, ha una sua responsabilità in merito per il rapporto troppo evanescente con la vita reale.
La TV ed il computer sono dei grandi inquinamenti culturali che ci fanno circondare da un ambiente virtuale, perdendo la passione per la realtà.
La pratica del tempo pieno si è sviluppata sulla base delle necessità dei genitori che oggi lavorano tutti per cui fa comodo che anche i bambini restino a scuola lo stesso tempo che i genitori passano al lavoro o che crescano per lo più davanti alla televisione o PC, e quello che manca a loro è proprio la vita vera, l’importanza della natura semplice, senza mediazioni intellettuali.
Dall'album di Gianfranco Zavalloni
Gianfranco Zavalloni, preside di scuola media, burattinaio, ambientalista e promotore degli orti scolastici ha scritto un lungo documento dal titolo : “La pedagogia della lumaca Riflessioni pedagogiche e strategie didattiche per rallentare a scuola “
Il documento intero è pubblicato in allegato sul sito www.nonsoloteatro.com cliccando sul tasto “Nati per comprare?”
TECNOLOGIE SEMPLICI AD USO DELLA SCUOLA secondo Gianfranco Zavalloni
LA VANGA
la zappa, il rastrello, la falce, le cesoie, il cavicchio… strumenti che ci servono per scavare, rastrellare, piantare, raccogliere, tagliare. Sono gli strumenti di lavoro della terra. Saperli usare bene significa produrre cibo.
L’AGO E IL FILO
le forbici, il metro, gli spilli, il ditale. Ci servono per cucire, tagliare, rammendare, puntare, attaccare bottoni, rattoppare. Sono gli strumenti di lavoro che servono al sarto o alla sarta., per i vestiti del nostro corpo.
LA PENTOLA
il mestolo, il coltello, il forchettone, lo scolapasta, il tegame, il matterello… oggetti d’uso quotidiano della cucina. Ci aiutano a preparare con cura i cibi del nostro nutrimento.
LA BICICLETTA
la pompa, il mastice e la gomma, i ferri da riparare la camera d’aria. La bicicletta è lo strumento più ecologico ed efficace per spostarsi consumando il minimo di energia. E’ importante saperla riparare e tenerla in efficienza.
LA SEGA
il martello, le pinze, la raspa, il cacciavite, il succhiello, le chiavi, la lima… sono gli strumenti del banco da lavoro delle botteghe artigiane: il falegname, il fabbro, l’elettricista, il carpentiere, l’idraulico. Ci aiutano a preparare con cura i cibi del nostro nutrimento.
LA CAZZUOLA
il badile, la coffa, lo sfratasso, la pennellessa, lo scalpello, il mazzuolo… sono gli strumenti indispensabili per costruire e riparare le case.
LA PENNA E LA MATITA
il quaderno, la cannetta col pennino, i pastelli, i pennelli, la gomma, i colori,… offrono a chi studia, crea o scrive, una infinità di opportunità. Ancora oggi sono gli strumenti più semplici e più efficaci del lavoro scolastico.
LA CORDA
lo spago, il filo di diverso materiale e lunghezza, sono oggetti d’uso che servono per legare, unire, agganciare, sollevare, appendere, sostenere,…facendo e disfacendo nodi
IL BINOCOLO
a lente di ingrandimento, il cannocchiale, il microscopio, la macchina fotografica… sono strumenti per l’esplorazione, e la scoperta. Aiutano i nostri occhi a vedere più lontano, più vicino e con maggiore intensità.
LA SCOPA
la pattumeria, la paletta, lo straccio, la ramazza, la pala, lo strofinaccio,… sono gli utensili per le pulizie e l’igiene dell’ambiente in cui viviamo
IL SAPONE
la spugna, lo spazzolino, l’asciugamano, il tagliaunghie, il pettine… oggetti e strumenti semplici ed essenziali per la pulizia e l’igiene quotidiana del nostro corpo.
LA TROTTOLA
l’aquilone, le bambole, gli elastici, la palla, il salterello, sono strumenti e giochi per il divertimento dei bambini e delle bambine. Sperimentiamo nel concreto e quindi impariamo regole, leggi scientifiche, trucchi, meccanismi altrimenti difficili da imparare.
IL COLTELLINO
E infine c’è il coltellino, con i suoi mille usi. E’ lo strumento per una vita avventurosa e all’aperto. Bisogna saperlo usare bene, con abilità e attenzione.
AVETE CAPITO BENE!!!?
Non PC, niente TV, ne MP3, lontano da Play Station, Nokia-superveloce, motorini, palestre superattrezzate....;PCome si fa?
Infine una citazione di Ralph Waldo Emerson:
Respect the child. Be not too much his parent. Trespass not on his solitude.
Rispetta il bambino. Non essere troppo il suo genitore. Non invadere la sua solitudine.
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