sabato 31 luglio 2010

Citta' del Rubicone, da Cesare a Pascoli con Pagliughi

"Il fidanzamento ormai è bell'e consumato: a questo punto ci si sposa o si lascia"
Con una similitudine molto efficace il sindaco di Gatteo, Tiziano Gasperoni ha reso bene l'idea del bivio in cui si trovano i tre comuni di Savignano, San Mauro Pascoli e Gatteo durante il convegno promosso alla sede direzionale della Banca di Credito Cooperativo di Gatteo intitolato Rubicone, una città possibile: o proseguire nella strada verso il Comune unico, oppure ringraziarsi, dirsi addio e tornare ciascuno al proprio orticello.
Aveva aperto i lavori, dopo il saluto del presidente della Bcc Gabriele Galassi, il presidente del Co­mitato del Rubicone di Confartigianato Forlì-Ce­sena Marco Evangelisti in una sala gremita di imprenditori e personaggi del mondo delle istituzioni, fra cui il prefetto Angelo Trovato, l'ex sindaco di San Mauro Pascoli ora assessore provinciale Luciana Garbuglia e Carlo Sarpieri che era presidente della Provincia quando nel 1993 la Confartigianato lanciò il primo convegno caldeggiando la necessità di trarre il dado e di far nascere la Città dei Rubicone.
"Creiamola sino in fondo questa Città - ha rimarcato il presidente Confartigianato Evangelisti - e facciamo il salto di qualità passando dalla semplice gestione comune dei servizi alla promozione di politiche di sviluppo comuni e integrate per le imprese del Rubicone".
Il direttore di Antares Lo­renzo Ciappetti ha presentato un rapporto dettagliato sull' area del Rubicone ad alto tasso di imprenditorialità (con densità aziendale quattro volte superiore alla media provinciale e tre volte a quella regionale) e una forte presenza demografica gio­vane, e ha messo in luce la sfida cruciale da vincere: proseguire nella strada tracciata dall'Unione dei Comuni del Rubicone conce­pita non più solo in chiave statica come sem­plice gestione congiunta di servizi, bensì in termini dinamici come azione congiunta di pro­getti di sviluppo. E' questa anche la linea cal­deggiata da Federimpresa Confartigianato, per la quale la cogestione dei servizi comunali non può essere considerata un punto di arrivo. "A questo punto - ha detto Ciappetti - l'interco­munalità sarà una strada tanto più virtuosa quanto più concretizzerà progetti di svi­luppo che valorizzi i capitali della città del Rubicone e le sue imprese, quelle del distretto del calzaturiero. della moda, della meccanica e di tutto l'indotto.
Un'altra grande sfida e la creazione dei presupposti per l'incubazione di nuove imprese, per fare del Rubicone un nuovo distretto dell'efficienza energetica e della green economy.
Poi hanno preso la parola i sindaci.
Elena Battistini di Savignano ha ri­cordato il lavoro fatto dal 2005 ad oggi per dare operatività all'Unione dei Comuni, nonostante le difficoltà e le resistenze campanilistiche delle comunità e ha detto che non ci si può certo fermare ora e bisogna mettere al centro delle politiche comuni di la­voro.
Il sindaco di San Mauro Pascoli Miro Gori ha messo a fuoco la difficoltà a suo dire più impegnativa: defInire il percorso che può portare al Comune unico dopo aver valutato i pro e i contro di questa scelta amministrativa. Quindi ha aggiunto che i servizi culturali, risorsa economica del territorio, possono essere un banco di prova per varare nuove politiche di crescita.
Dal canto suo il sindaco di Gatteo Tiziano Gasperoni ha detto che per lui, dopo il fi­danzamento, questo matrimonio s'ha da fare, anche con il comune unico, che sarebbe il terzo della Romagna, con 36 mila abitanti. E ha aggiunto che tante cose cambierebbero in meglio, a partire dal trasporto pubblico, carenza storica nel Rubicone dove la mobilità privata è nettamente pre­ponderante.
Sindaci più concentrati, dunque, sul percorso amministra­tivo tutto da costruire, anche se in questi giorni è al vaglio un progetto di fattibilità. Confartigianato Antares e anche il presidente della Pro­vincia Massimo Bulbi, che nel suo intervento finale ha sottolineato le dotazioni infrastrutturali messe a disposizione dalla Provincia nell' area del Rubicone, hanno invece puntato di più a sollecitare la creazione della città dello sviluppo del Rubicone, indipendentemente da quello che di­verrà dal punto di vista amministrativo, con innovative politiche che facciano decollare la articolatissima struttura imprenditoriale che opera nel territorio. Due preoccupazioni non disgiunte: quella sul conte­nitore e quella sul contenuto emerse in un con­vegno destinato, come quello di 17 anni fa, a segnare un discrimine nel dibattito sulla sem­pre più vicina città del Rubicone. La fase dell'Unione dei Comuni è ufficialmente archi­viata: ora si lavora in grande per fare del Rubi­cone, come ha detto Ciappetti, un laboratorio di politiche pubbliche innovative di sviluppo da gestire congiuntamente e su una porzione di più ampia dei rispettivi confini comunali. Un labo­ratorio per il quale Bulbi ha messo a disposizione l'ambito collaudato del Patto per lo sviluppo.

sabato 17 luglio 2010

Reportage con Tonino Guerra in mostra

"Sto bene nell'aria dei tramonti perchè mi sembra in un certo senso di far parte della sera."...
Infatti è sera quando arrivo dal mare solcando pesantemente la sabbia sulla spiaggia di Cesenatico.
E' sera per Tonino che compie durante tutto il 2010 i suoi primi 90 anni. La bellezza di 90 anni vissuti in bellezza.Tanti festeggiamenti in tutta Italia e anche in Brasile. Incontri, mostre, spettacoli, aste e cene. Come questa nell'ombra del grattacielo di Cesenatico sullo sfondo marino. Una mostra a cielo aperto.
Vedendola dal mare, l'esposizione delle tele di Pascucci sembra fatta di vele issate sull'arenile. Lo fanno veleggiare. Una regata dipinta di poesie colorate. Infatti questa mostra all'aperto si intitola "Poesie al sole"
I dipinti di Tonino Guerra, i colori di Pascucci e la nostra estatica ammirazione.
Hanno tanto da raccontare i disegni di Guerra. Ti trasportano nelle terre antiche e sagge. Persia, Cina...
Guardo intorno un po' scombussolata - mi sono persa. Rapita.
Lui, Tonino Guerra, l'anfitrione, è seduto su una sedia gialla, coperto dall'inseparabile capellino alla Burberry's. Sembra regista.
Gli vengo davanti e mi butto in ginocchio sulla sabbia molle.
- "Lei è qui!" - esclamo a voce alta per farmi udire; soprattutto da me stessa.
Fa un salto spettacolare per assecondarmi e risponde gridando:
- "Fa l'attrice lei?"
- "Io??? Faccio anche il regista. Della mia vita... Auguri Tonino!"
Mi alzo a baciarlo. Sembra spettacolarmente commosso. Come da copione.
 - "Posso farle qualche foto?"
 - "Si, certo"- risponde compiaciuto. Non gli pesano i suoi anni.
- "Ora avrei desiderio di avere per me la sua firma personale."
- "Dove?"- mi chiede.
Esploro sconfortata la mia borsettina. Oltre cellulare, portafogli e chiavi non ho nulla che potrebbe custodire la dedica di Tonino Guerra. Intorno qualche persona si avvicina coinvolta nel nostro recitare. Anche la TV locale.
Mormoro rovistando nella borsa: - ma su che cosa potrei farmi autografare?
- "Oh, sennò, lei Tonino mi faccia un tatuaggio, ok?"
- "Tatuaggio??"
- "Si, la sua dedica sulla mia pelle."



Qualche sorriso intorno.
Intanto Tonino sta disegnando di continuo sulle pagine del volumino che accompagna la mostra delle Tende al mare. Glielo porgono in continuazione le persone di fila.
- "Oh, sennò, io vado a comprare un libricino del genere e facciamo come tutti gli altri." - decido alla fine
- "Non è obbligata a comprarlo" - mi suggerisce Tonino.
Ma io intanto mi dirigo allo stand dove sono rimaste le pochissime copie della guida. Vengo salutata in russo.
Li, come spesso intorno a Tonino Guerra c'è un'equipe di parenti, artisti e amici che provengono dalla Russia, patria della seconda moglie di Tonino. Lora.
Quando arriva il mio turno dico a Tonino Guerra di disegnarmi qualcosa che gli suggerisce la mia persona, visto che a ciascuno lui disegna un quadrettino diverso.Personalizzato.
- "Potrebbe fare un disegno uguale per tutti, tanto tra di loro non si conoscono, no? Ognuno va per la sua strada. Che bisogno c'è di sforzarsi per fare ogni copia diversa?"
Mi guarda indignato.
Poi si perde lo sguardo in lontananza e pensa.....infine si china per disegnarmi cavallino con fiore in groppa. "A Hanna con l'H davanti, Tonino Guerra 2010."
Grazie.
Lo bacio sulla guancia per niente incartapecorita, nonostante i suoi 90 anni. Potrebbe sembrare impertinente questa mia confidenza, ma io credo che a quest'età  le convenance non si tengono troppo in conto
E' sera per Tonino Guerra.
- "Ho finito le firme, sono stanco" - guarda nel vuoto, lontano, davanti a se. Ma forse non è vuoto ma popolatissimo ..
- "Ma quanto dispiacere a loro" - guardo tutta la gente che attende ancora in fila per avere un suo disegnino personalizzato.
Lui mi guarda contrito:
- "Lei lo sa cosa vuol dire aver 90 anni?!"
- "No. Mai avuti. Quando ci arrivo, ne parleremo" - aggiungo con una nota di ottimismo e augurio, perché allora Tonino Guerra ne avrebbe 140.
Ma lui intanto racconta ai suoi amici di come farà il suo 100° compleanno. E tutti ne sono entusiasti.
Poi quel mito vivente si alza lentamente e cammina verso le sue poesie al tramonto.
"Non dobbiamo essere schiavi delle comodità. Bisogna non perdere il godimento che ci danno alcuni sacrifici e quello che ci regalano le difficoltà" .
Solo uno che ha vissuto per tanto tempo può sentenzionare in questo modo. Godimento dei sacrifici e delle difficoltà. Che vada dirlo uno di 20 anni.
Ma Tonino Guerra è un artista. Poeta, scrittore, pittore, regista e saggio. Vissuto sempre in bellezza.

"Ed è subito sera"

mercoledì 7 luglio 2010

Tende di Pascucci, poesie di Tonino Guerra al mare di Cesenatico

Tende al mare 2010 - XIII edizione

Poesie nel sole
I colori di Tonino Guerra
PROGRAMMA
Spiaggia libera di Piazza Andrea Costa
Venerdì 9 luglio 2010
ore 18: Inaugurazione Tende al Mare
ore 19.30: Cena e asta delle tende al mare (su prenotazione)
In occasione dell'inaugurazione delle "Tende al Mare 2010", dedicata alle tende realizzate artigianalmente dalla Bottega Pascucci di Gambettola su disegni di Tonino
Guerra, il Comune di Cesenatico insieme alla Consulta del Volontariato propone una cena di beneficenza con pesce azzurro dell'Adriatico preparato dai pescatori di Cesenatico.
Durante le cena, alla quale parteciperà il maestro Tonino Guerra, saranno poste all'asta le tende (base d'asta € 500), che resteranno esposte per tutta l'estate, per essere poi consegnate agli acquirenti al termine della mostra.
L'utile ricavato dalla vendita delle tende sarà assegnato alla Consulta Comunale per il Volontariato di Cesenatico per finalità di beneficenza.
La cena si svolgerà accanto alle tende, nella spiaggia libera di Piazza Andrea Costa a Cesenatico, a partire dalle ore 19.30.
Prezzo della cena: € 25 a persona.

Tonino Guerra è l'autore delle 20 tende, realizzate artigianalmente dalla Bottega Pascucci di Gambettola, dell'edizione XIII delle Tende al mare di Cesenatico.
Quest'anno l'asta delle "tende al mare" si terrà il giorno dell'apertura della mostra, nel corso della cena di beneficenza (su prenotazione) che seguirà l'inaugurazione.

Finalmente l'esperienza delle "tende al mare" incontra la passione creativa di Tonino Guerra. La nota rassegna estiva d'arte contemporanea della Riviera sarà infatti dedicata, in collaborazione con l’Associazione culturale "T. Guerra", alle tende disegnate dal Maestro che tutta la Romagna, e non solo, sta festeggiando in occasione del suo 90° compleanno, rendendo omaggio alla sua arte eclettica ed inesauribile, che non rinuncia mai a ricordare il valore della bellezza che sta nelle cose e nei luoghi: "Se noi la salviamo, salviamo noi stessi".

Le "tende al mare" che saranno esposte a partire dal 9 luglio e sino al 29 agosto nella spiaggia libera antistante a Piazza Andrea Costa nascono infatti dalla collaborazione tra la fantasia di Tonino Guerra e la passione artigianale di Riccardo Pascucci. Sono realizzate dall’antica Bottega Pascucci di Gambettola con la tecnica tradizionale della stampa romagnola su tela, allo stesso modo con cui quelle d’inizio secolo erano create per riparare i bagnanti dal sole, prima dell'avvento degli ombrelloni.

Le tende rappresentano così un perfetto connubio di arte e artigianato. La stampa a mano della bottega Pascucci e il tocco di unicità dato dalla pittura, coniugati alla creatività di Tonino Guerra, faranno di questi manufatti dei veri e propri oggetti d'arte.
Tonino e la sua fervida fantasia regalano sempre forti emozioni e il pubblico estivo ne avrà senza dubbio un forte impatto. Egli ha sempre amato nei suoi disegni la realtà immaginata, o meglio quella ripensata della memoria che si fa beffa di ogni realismo per accendere la magia del sogno e della fantasia. Così il suo mondo è animato da figure umane e animali mescolate a simboli geometrici, tutti coinvolti in un ricco e caldo cromatismo. Si muovono così al vento: foglie e fiori, variopinte farfalle, venditrici di pesci, anatre, colombe, metafisiche bottiglie e mandolini, figure di bambole, metà donne e metà bambine, che è per lui il ritorno ai giorni dell'infanzia "quando attorno sembrava ci fosse sempre una grande festa".

L’edizione di quest’anno delle tende al mare ritrova dunque una tecnica antica, perché era proprio nelle antiche stamperie di tela che, un secolo e più fa, nascevano le tende da spiaggia. La stessa Bottega Pascucci, che nasce quasi due secoli fa, nel 1826, conserva ancora gli stampi dei disegni più consueti che vi si imprimevano agli inizi del ‘900, come documenta anche il loro ricco archivio fotografico.

Oltre alle venti tende esposte in spiaggia, presso la Galleria Comunale «Leonardo da Vinci», in una sorta di ideale appendice della mostra, sarà inoltre possibile ammirare i bozzetti originali, alcuni «arazzi» e «pensieri» che hanno ispirato il lavoro delle tende e che testimoniano il processo creativo, portato all’esito conclusivo spettacolare da Riccardo Pascucci.

Tende al mare è organizzata dal Servizio Beni e Attività Culturali del Comune di Cesenatico insieme all’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, e quest'anno con la particolare collaborazione di Casa Moretti, che con Tonino Guerra ha da tempo un rapporto di solida collaborazione che ha prodotto in passato altre interessanti iniziative, come la mostra E giù, in fondo, il mare, nel 2002, e Dizionario fantastico, nel 2008.

Grazie alla sua formula aperta e originale e alla varietà e qualità delle sue proposte, Tende al mare è oggi considerata tra le più interessanti ed originali manifestazioni di arte all’aperto, al di fuori dei «canonici» spazi espositivi di musei e gallerie ed a contatto diretto con il pubblico.

In occasione della mostra, viene pubblicato un libro-catalogo a cura di M. Ricci e O. Piraccini con le immagini delle tende e scritti di Tonino Guerra, Orlando Piraccini, Riccardo Pascucci, Salvatore Giannella.
Anche l’edizione di quest’anno, completata dalla consueta rassegna retrospettiva di tende nella spiaggia libera di Valverde, viene realizzata con la preziosa collaborazione della Cooperativa Esercenti Stabilimenti Balneari di Cesenatico: i bagnini sono infatti i custodi delle tende provvedendo ad issarle ed ammainarle quotidianamente.

Da sempre, poi, la realizzazione delle tende e la loro messa in vendita rappresenta il modo per contribuire al lavoro insostituibile della Consulta comunale delle Associazioni di Volontariato di Cesenatico, che collabora attivamente all’iniziativa.

lunedì 5 luglio 2010

Festa alla Torre San Mauro Pascoli

Dopo la festa alla Torre, in occasione della ricorrenza di San Pietro e Paolo sabato 26 e domenica 27 giugno con musica, gastrono­mia e la riscoperta delle tradizioni di un tempo, si riparte per la quattordicesima volta con "Il Giardino della poesia", festival di parole e musiche nei luoghi pascoliani, diretto da David Riondino.
Otto le serate in programma, a Casa Pascoli e alla Torre, dal 23 luglio al1'8 agosto con inizio alle 21,15.
Anche quest'anno gli appuntamenti spa­zieranno dai monologhi d'autore ai poeti, alla musica di qualità. Questi gli appuntamenti:

Venerdì 23 luglio Casa Pascoli: 'Bestia di Gioia' con Mariangela Gualtieri;
Martedì 25 luglio Casa Pascoli: 'Reading musicale' con poesia con Alessandro Mannarino;
Mercoledì 28 luglio Casa Pascoli: Luigi Boneschi presenta 'Giovanni Pascoli' film documentario;
Venerdì 30 luglio Casa Pascoli: 'Regina Pecunia' con Valentina Sperli e Fran­cesco Feletti;
Sabato 31 luglio La Torre: 'C7è qualcosa di nuovo oggi sotto il sole' con Umberto Or­Slm;
Martedì 3 agosto La Torre: Shel Shapiro in concerto;
Giovedì 5 agosto Casa Pascoli: 'Simone Weil'concerto poetico;
Sabato 7 agosto La Torre: 'Francesca da Rimini' con David Riondino, Paolo Bessegato e Lunetta Savino, insieme alla banda di San Mauro Pascoli diretta dal maestro Fabio Ber­tozzi.


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giovedì 1 luglio 2010

La figura di Cristo nell'età moderna, tesina di Dennis Faedi

Passando in rassegna il corso dei secoli ci si potrebbe lecitamente domandare se grandi ed illustri personaggi del calibro di Augusto, Carlo Magno, Federico II di Svevia, Napoleone abbiano rilevanza anche ai giorni nostri. Certamente sì dato che sono individui che hanno lasciato un segno nella storia ed oggi sono commemorati da monumenti. Le loro imprese possono essere talvolta oggetto di ammirazione e le loro virtù possono essere d'esempio. Eppure li sentiamo in un certo senso distanti dalla nostra piccola vicenda umana e la loro immagine perde di consistenza di fronte al fluire incessante del tempo ed al progredire degli eventi. Li percepiamo freddi nella loro marmorea maestosità.
Pare però che vi sia una figura che inevitabilmente in ogni epoca attragga a sé e spesso affascini gli uomini a tal punto da spingerli ad incentrare la propria esistenza in funzione del suo insegnamento. È un fatto rilevante con cui fare i conti perché non ha eguali in tutta la storia dell'umanità. Tale figura è Gesù Cristo.
«Indagando, interrogando, Gesù emerge sempre come l'uomo più sconvolgente di tutti i tempi (com'è noto il tempo stesso in buona parte del mondo si computa a partire dalla sua nascita). Non c'è nessun individuo che gli si possa paragonare per l'importanza, la vastità e la durata della sua influenza. Nessuno scatena amore e odio come lui. È anche il più rappresentato e cantato dall'arte di tutti i tempi. Anche la letteratura moderna ne è testimone».

È rilevante infatti la sua influenza anche su intellettuali e grandi personalità dei nostri tempi i quali non hanno esitato a darne un giudizio. Filosofi come Nietzsche, Hegel, Rousseau, Kierkegaard; letterati come Manzoni, Dostoevskij, Pasolini, Kafka; figure politiche come Napoleone non hanno potuto astenersi dall'osservare e dare un giudizio su una tale figura.
C'è chi, rimasto affascinato, ha fatto di Gesù il tema fondamentale della propria produzione. È il caso dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij (1821-1881) il quale, dopo essere stato colpito dalla lettura del Vangelo durante il suo periodo di prigionia in Siberia, decide di dedicare la sua produzione letteraria all'indagine della coscienza umana nei suoi meandri più oscuri e mostrare come la figura di Cristo possa essere soluzione delle esigenze fondamentali dell'uomo. Scrive inoltre ne I fratelli Karamàzov, romanzo del 1880: «Vasto è davvero l'uomo, fin troppo vasto. Qui il diavolo lotta con Dio e il campo di battaglia sono i cuori degli uomini». Lo scrittore russo testimonia questa convinzione nei suoi romanzi. Prevalgono infatti monologhi e dialoghi (in questo senso il critico Michail Bachtin parla di “romanzo polifonico" poiché la voce del narratore onnisciente è soffocata dalle voci dei personaggi) nei quali si esprime la coscienza umana, tralasciando la descrizione di ambienti e paesaggi. Ed in questa sua indagine la figura di Cristo è sempre presente (esplicitamente o implicitamente) come è evidente in ciò che scrive nell'abbozzo aL'adolescente dove si legge: «Mai ho potuto immaginarmi gli uomini senza di Lui». Ma perché la figura di Cristo e l'uomo sono così inscindibili per Dostoevskij? Perché l'uomo ha bisogno di Lui? Chi è Gesù per l'uomo? Lo scrittore russo scrive in una lettera alla moglie:
«Il Cristo solo ha potuto, ma il Cristo era l'ideale eterno, l'ideale di sempre, al quale l'uomo aspira e deve aspirare in forza della legge di natura. (…) tutto dipende da una cosa sola: che si riconosca o meno il Cristo come l'ideale definitivo sulla terra, ossia che tutto dipenda dalla fede cristiana. Se credi al Cristo, credi che vivrai eternamente (…). Il Cristo è entrato interamente nell'umanità e l'uomo aspira a trasfigurarsi nell'Io del Cristo, come nel suo ideale».
Dunque per Dostoevskij Cristo è sommo ideale dell'uomo. Ma non è solo un ideale astratto. Scrive infatti Divo Barsotti, sacerdote pisano, nella sua opera Dostoevskij, La passione per Cristo: «Se è poca l'attenzione che ha lo scrittore dell'ambiente fisico nel quale vivono i suoi personaggi, è perché il mondo nel quale egli li pone è il mistero. Una presenza invisibile li accompagna. L'uomo non è solo. Non è un altro mondo, ma questo mondo scopre una sua segreta profondità.(...)
Sembra che egli voglia introdurli in un mondo che essi vogliono rifiutare. È il mistero dell'uomo. Anzi è il mistero del Cristo. Egli è l'Uomo vero, l'Uomo eterno».1 Per l'autore russo quindi Cristo è anche una presenza misteriosa che permea la realtà e che parla all'intimo dell'uomo. E l'uomo o rimane scandalizzato e lo rifiuta o rimane affascinato e lo segue.

A seguire questa figura è anche un altro letterato e poeta moderno, Alessandro Manzoni (1785-1873), il quale approda al cattolicesimo dopo una meditata conversione che implica anche il suo modo di concepire la realtà, e quindi anche la letteratura. È noto infatti il passo della sua Lettera sul Romanticismo in cui afferma, contrariamente alla sua poetica degli anni giovanili, che «La poesia, la letteratura deve proporsi l'utile per iscopo, il vero per soggetto, l'interessante per mezzo». E la verità non è il mito, tema fondamentale dei classicisti che per i romantici è «falso riconosciuto» (Lettera sul Romanticismo), ma è la storia in prospettiva cristiana. In essa tutto assume un preciso significato secondo un piano provvidenziale. La letteratura in Manzoni si apre, a differenza di Dostoevskij, alla dimensione storico sociale più che a quella della coscienza individuale. Il suo infatti viene definito “cristianesimo democratico”. L'attenzione è rivolta agli umili, ai poveri, ai perseguitati, ai sofferenti che possono trovare il loro riscatto nella predicazione e nell'opera salvifica compiuta da Cristo. Essa continua, secondo Manzoni, nell'operato della Chiesa e dello Spirito Santo, come si evince dal suo noto inno sacro La Pentecoste (1822), nel quale invoca quest'ultimo affinché anche nel suo tempo esso possa discendere e vincere le miserie umane.
Evidente è in questi versi la fiducia di Manzoni nei confronti della Chiesa come promotrice del messaggio evangelico («Che le tue tende spieghi \
Dall'uno all'altro mar») il quale solo può dare speranza ai sofferenti. Ma soprattutto grande è la fiducia nell'azione dello Spirito Santo, l'unica forza, secondo Manzoni, in grado di risollevare l'umanità dal proprio squallore, di ridare forza, coraggio, sicurezza, vitalità ai credenti e di infondere la giustizia nei cuori degli uomini corrotti (vv. 89-96; 113-120).
Anche in Manzoni quindi la figura di Cristo (inscindibilmente legata a quella del Padre e del Paraclito) non è solo ideale, in quanto promotrice di nuovi valori, ma è anche presenza (tramite l'azione dello Spirito Santo) in grado di dare speranza e significato alla storia umana.
In concreto il messaggio di Gesù viene testimoniato nell'età moderna anche dalla Chiesa seppur con nuovi mezzi. Rilevante dal punto di vista storico è la teorizzazione e la successiva applicazione della dottrina sociale. Essa «è parte integrante del ministero di evangelizzazione della Chiesa. Tutto ciò che riguarda la comunità degli uomini (…) non è estraneo all'evangelizzazione e questa non sarebbe completa se non tenesse conto del reciproco appello che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale dell'uomo».1È chiaro che la Chiesa nell'età moderna si prefigge un compito ben preciso: testimoniare il messaggio di Cristo attraverso un attento giudizio delle condizioni storico-sociali contemporanee e un agire concreto nella realtà in atto. Con la dottrina sociale la Chiesa «Annuncia Dio e il mistero di salvezza in Cristo ad ogni uomo e, per la medesima ragione, rivela l'uomo a se stesso».2Dunque anche in essa Cristo è ideale per l'uomo; ma è un ideale che assume concretezza nella storia umana, tramite l'agire degli individui nella Chiesa e nella società.
Documento fondamentale della moderna dottrina sociale della Chiesa è l'enciclica Rerum Novarum (Delle cose nuove) promulgata nel 1891 da papa Leone XIII. In essa il pontefice prende in considerazione i problemi sociali del suo tempo, in particolare la questione operaia, sotto l'ottica della dottrina cattolica e propone una soluzione coerente con essa: vi è il rifiuto del socialismo e del capitalismo sfrenato, vengono difesi il diritto alla proprietà nonché i diritti e i doveri dei lavoratori e degli imprenditori, il diritto di associazione e i diritti dei poveri e dei deboli; viene inoltre espresso il principio di collaborazione delle classi contrapposto a quello della lotta di classe tipicamente marxista.
Tutto questo si tradusse in una intensa attività sociale da parte dei cattolici con opere di assistenza, sindacati, casse rurali e assicurazioni.
Ma soprattutto l'enciclica fondò le basi teoriche per una società giusta secondo principi validi anche ai giorni nostri tanto che «Tutta la dottrina sociale potrebbe
essere intesa come un'attualizzazione, un approfondimento ed un espansione del nucleo originario di principi esposti nella Rerum Novarum».
La Chiesa, in quanto testimone di Cristo, non si pone di fronte alle questioni sociali tentando di elaborare sistemi di organizzazione alternativi né affronta i problemi secondo «orizzonti teorici e criteri operativi ristretti e insufficienti rispetto alle dinamiche in atto, intrinsecamente incapaci di individuare i concreti e pressanti bisogni umani nella loro vasta gamma».
La sua prerogativa è solo quella di promuovere un ordine sociale giusto che corrisponda ai valori cristiani e che possa aiutare la piena realizzazione degli individui.
In ogni caso essa deve sempre tenere conto della dimensione del mistero: «Se si mette tra parentesi la relazione con Dio, si svuota la natura del suo significato profondo, depauperandola. Se invece si arriva a riscoprire la natura nella sua dimensione di creatura, si può (…) penetrare così nell'orizzonte del mistero, che apre all'uomo il varco verso Dio».

Ma la Chiesa non è univocamente riconosciuta come testimone di Cristo. È noto infatti come con l'avanzare dei secoli essa sia stata percepita sempre più come una istituzione lontana dall'originario insegnamento evangelico. E una delle personalità più rilevanti dell'epoca moderna, il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche (1844-1900), ne ha fatto l'oggetto di un'aspra critica, come è evidente nella sua opera L'Anticristo, Maledizione del Cristianesimo (1888). Bisogna innanzitutto precisare che nella sua critica egli ingloba nella categoria di “cristiani” non solo quelli propriamente detti, ma anche i socialisti, gli idealisti e i romantici, ritenuti male morale e sociale: i primi danno valore, come i Cristiani, ai deboli, ai maltrattati e ai poveri; i secondi ritengono tutto subordinato allo spirito, del quale la realtà non è altro che manifestazione; i terzi sono colpevoli insieme ai precedenti di aver sostenuto l'esistenza di un mondo metafisico.
La critica è rivolta alla Chiesa così come è stata fondata dagli apostoli ed in particolare da San Paolo, il quale è ritenuto il principale responsabile del travisamento del vero messaggio di Gesù Cristo. Egli ha sfruttato le masse e gli oppressi per acquisire potere.
Anche i nazionalisti si possono considerare “cristiani” poiché utilizzano, come già Paolo fece, lo sfruttamento delle masse.

Il filosofo prussiano Arthur Schopenhauer, che pure fu suo ispiratore, viene successivamente criticato da Nietzsche e annoverato ai “cristiani” in quanto sosteneva la necessità di avere nei confronti dell'esistenza un atteggiamento di noluntas, non volontà, e quindi passività, per la quale risultava un nemico della vita.
Tema fondamentale infatti della sua produzione tarda è la Volontà di potenza, di difficile interpretazione, ma che in ogni caso rimanda ad un forte attaccamento alla vita, contrariamente a quanto sosteneva Schopenhauer.
Il Cristianesimo dunque, onnicomprensivo di tutti questi fenomeni, ha la colpa di aver creato un mondo dietro al mondo e di aver quindi tolto la forza di vivere agli uomini.
«Definisco il Cristianesimo l'unica grande maledizione, l'unica grande e più intima depravazione, l'unico grande istinto della vendetta, per il quale nessun mezzo è abbastanza velenoso, furtivo, sotterraneo, meschino - lo definisco l'unica immortale macchia d'infamia dell'umanità»1.
Risulta chiara in questa citazione l'opinione generale del filosofo a riguardo di ciò che egli ritiene “Cristianesimo”.
Il filosofo Giorgio Colli sottolinea nella sua nota introduttiva a L'Anticristo che Nietzsche racchiude nella parola “Cristianesimo” tutti gli ideali del mondo moderno (metafisica, morale, democrazia...) e perciò nel criticarlo attua la cosiddetta “trasvalutazione dei valori”, il rovesciamento dei valori comunemente accettati in favore di un nuovo modo di vivere, più autentico secondo il filosofo.
Il libro ebbe sì un grande successo per la sua critica veemente contro il Cristianesimo, la quale ha avuto la forza di incoraggiare coloro che celavano questo disprezzo, ma talvolta gli stessi sostenitori vengono annoverati tra i criticati e quindi nella categoria di “Cristiani”. I lettori più superficiali non sono in grado di accorgersene dato che è un libro che «si conviene ai pochissimi», ma i più attenti rimangono perplessi nell'accorgersi di essere equiparati all'oggetto della propria critica.
Nietzsche, sostiene ancora il Colli, ottiene un grande effetto facendo un cambio di prospettiva ovvero sostituendo all'etichetta di uomo moderno quella di uomo cristiano, amplificando così la forza della sua critica; ad esso contrappone per antitesi l'uomo antico, che è espressione della naturalità, al contrario del primo, il quale rappresenta la repressione di ciò che è naturale.
Nella sua critica al Cristianesimo egli tuttavia non coinvolge la figura di Cristo, come sostiene anche il filosofo Massimo Cacciari: «la polemica di Nietzsche contro il Cristianesimo è rivolta alla teologia paolina, peraltro fraintesa, e non alla figura sinottica di Gesù».
Nietzsche ritiene che l'insegnamento di Cristo, che è stato, secondo il filosofo, un insegnamento di vita e non un'opera di redenzione, sia stato frainteso dai primi cristiani e da San Paolo. Gesù è stato il primo ed unico cristiano, che ha promosso un modo di vivere e non una dottrina: criticava le gerarchie ecclesiastiche, scardinava le tradizioni e veniva visto come pericoloso per l'ordine costituito. È stato modello di un nuovo modo di comportarsi: essere veramente cristiani significa agire come lui ha agito; non è importante credere, secondo Nietzsche, ma agire.
Cristo è stato emblema di purezza, naturalezza, innocenza; egli aveva abolito il concetto di colpa, secondo il filosofo tedesco, e viveva il suo essere divino come buona novella e non come un privilegio: aveva eliminato la distanza tra divino e umano.
Manifestò la sua superiorità e la sua libertà anche nel suo modo di morire, senza risentimento. Tuttavia è proprio la sua morte a segnare per Nietzsche una sconfitta: Cristo è stato vittima della sua stessa compassione.
San Paolo invece non solo ha male interpretato ma pare proprio aver ribaltato l'insegnamento di Gesù incentrando non nella vita ma in qualcosa oltre ad essa il senso dell'esistenza. Ha creato simboli e ha logicizzato in dottrina l'insegnamento travisato in modo da ottenere potere sulle masse. E il tutto si basava, secondo Nietzsche, sulla menzogna della risurrezione.
Cristo dunque è stato un modello, sotto certi aspetti, per l'uomo, ma un modello non compreso, e soprattutto un ideale, che tuttavia è morto in croce e non vive più, non è più presente.....
(fine frammento)

A caccia di profitti

Considerando che il "buono" se lo prende la SAMSO, l'appaltatore cerca di rifilarci il bonus facciate, e via....alle votazioni...