lunedì 5 maggio 2008

Corrado Ricci


"Novantanove volte su cento (i bambini) tentano d'esprimere un uomo con un quadrato o un circolo malfatto e due linee verticali... Diamine, quanto basterebbe per vedere, mangiare e andare a spasso..." - disse Corrado Ricci.
Nato a Ravenna il 18 aprile 1858, Corrado Ricci è probabilmente il primo roma­gnolo a consegnare alle stampe i risultati degli studi da lui condotti su disegni e 'saggi plastici' eseguiti da circa 1500 bambini; disegni donati dallo stesso studioso ad un museo pedagogico londinese, "tanto nessuno, in Italia, in vent'anni, me li aveva chiesti!".'La cura del bello.Musei,sto­rie, paesaggi per Corrado Ricci' è il titolo delle mostre allestite a Ravenna per comme­morare il 150° anniversario della nascita di quest'uomo grande per la sua attività di ricer­catore, promotore di eventi culturali e conser­vatore di beni artistici.
Le origini della famiglia Ricci si devono cer­care sui nostri monti, a Carpegna, dove il bi­snonno Antonio era pastore di un piccolo gregge, prima d'esser costretto a fuggire a Ce­sena per aver denunciato la banda del brigante Mason dla Bona, che lo aveva derubato delle pecore. Come camerieri di caffè, Antonio e il figlio Nicola trovarono poi lavoro a Ra­venna e lì, dal matrimonio di Nicola con Bet­tina, nacque Luigi (il pittore che nel 1855 'decorerà il teatro di S. Agata Feltria), futuro padre di Corrado: poeta, umanista, direttore di Brera, degli Uffizi, delle Regie Gallerie di Parma e Modena.
Corrado Ricci, affascinato dal racconto paterno sulle origini feltresche della fa­miglia, condusse approfondite ricerche per conoscere i particolari della propria sto­ria e così seppe che, nella seconda metà del Settecénto, due bande di malviventi si contendevano il territorio del Montefeltro. Una del già citato Mason ( Tommaso Rinaldini di Montemaggiore), l'altra capeggiata da Sebastiano Zolini di Montetiffi che, una volta ridotta a sette componenti, trovò più redditizio dedicarsi al tranquillo lavoro delle campagne. I briganti di Mason dla Bona continuarono le loro scorribande, finchè riuscirono ad impadronirsi di Montebello. A questo punto Zolini fu incaricato dal cardinal Va­lenti Gonzaga di riprendere temporaneamente la sua precedente attività di bandito, con l'ordine segreto di penetrare nel forte di Montebello e cacciare il Rinaldini; in cambio avrebbe ottenuto la grazia per sé e'per sette dei suoi. La domenica del 2 aprile 1786 la rocca di Montebello era quasi deserta: Mason e la mo­glie assistevano alla messa nella chiesa del borgo protetti dal loro seguito. Zolini, impadronitosi con l'inganno del forte, venne accla­mato dal popolo come liberatore. Rinaldini riuscì momentaneamente a fuggire; solo un suo nipote fu arrestato a Montigello da un piazzaro e da una donna. Pochi mesi dopo, però, il 21 ottobre 1786, i ravennati accorsero sulla pubblica piazza ad assistere all'impicca­gione della banda di Mason dla Bona. Dopo questi fatti Antonio Ricci non tornò comun­que al suo vecchio mestiere di pastore in Carpegna e preferì restare a Ravenna. Risalì invece più volte le colline feltresche il pronipote Corrado, per contemplare dal vero la bellezza offerta dalla natura e dall'uomo, quella bellezza poi ricreata nelle opere d'arte di cui si prese cura per tutta la vita. Mori a Roma nel 1934.

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