giovedì 2 aprile 2009

Gli amori di Giovanni Pascoli

Zvanì - in dialetto romagnolo usa per Giovanni.

All’inizio del 1896 Giovanni Pascoli pensa di prender moglie: è maturo anagraficamente (ha da poco compiuto 40 anni, essendo nato il 31 dicembre 1855) ma psicologicamente fragile, non per colpa dell’esser poeta ma piuttosto dell’assedio a cui è sottoposto da parte della terribile sorella Mariù.
Pascoli scrive al segretario comunale di San Mauro, Pietro Guidi: Caro Pirozz, ti rinfresco la memoria. Cava in gran segreto le mie fedi e rintraccia quelle di mio padre e di mia madre e manda il tutto a Girolamo Perilli, via Garibaldi, 33, Rimini. In gran segreto… segreto di stato!….
Momo Perilli (1853-1930) è il cognato della trentenne Imelde Morri, la donna di cui Giovannino si è innamorato e che altrove definisce pallida e tacita. Imelde è sua cugina, figlia di Alessandro Morri e di Luigia Vincenzi sorella della madre del poeta, Caterina.
Da poco (30 settembre 1895) Ida si è sposata con Salvatore Berti di Santa Giustina, lasciando Mariù più depressa che mai. Riferendosi a quei giorni, Mariù descrive Giovannino in preda ad una "tremenda crisi di nervi e di cuore". Mariù ai primi di maggio del 1896 va a trovare a Sogliano la zia Rita dalla quale apprende che Zvanì si era ufficialmente fidanzato con l’Imelde.
La biografa di Mariù Pascoli, Maria Santini nel suo recente Candida Soror scrive che l’Imelde era una bella donna, alta, bruna, ben fatta. Ed aggiunge: in questo modo sgradevole Mariù ebbe notizia dell’evento. Ma la stessa Santini riporta un antefatto: Mariù aveva scritto per conto di Zvanì all’Imelde dopo la morte della di lei madre, per sapere se la defunta zia avesse mai ritenuto possibile un loro matrimonio. Nel caso di risposta positiva, Zvanì l’avrebbe sposata volentieri.
Mariù dunque conosceva il retroscena. La notizia appresa a Sogliano può essere considerata la conferma della difficoltà che Zvanì incontrava nel trattare con Mariù di certi argomenti. Non deve meravigliare che Giovannino abbia agito di nascosto per il fidanzamento come se si trattasse di azione illecita o vergognosa. La sorella gli faceva paura. Prima egli s’accorda con l’Imelde, poi si riserva di riferire in casa propria.
Tornata da Sogliano, Mariù non si dà pace. Trama contro le nozze di Zvanì e vorrebbe anche frugare nel portafoglio del fratello, gonfio non di soldi (come precisa lei stessa), alla ricerca di qualche lettera d'amore.
Giovannino, messo sotto interrogatorio da Mariù, confessa la colpa del suo amore per Imelde, ma le promette di sposarsi soltanto dopo averle trovato uno straccio di marito.
Mariù aveva appreso a Sogliano che una delle due sorelle Morri aveva dichiarato che non avrebbe mai sposato un uomo con il difetto fisico di cui lo stesso poeta si lamentava compiangendosi: il mignolo guasto d’un piede.
Maria riporta la notizia a Giovannino, con quanta perfidia possiamo facilmente immaginare. Ed arriva così dove voleva giungere, Pascoli rinuncia alle nozze con l’Imelde. La quale fa sapere che a parlare del dito guasto non era stata lei ma sua sorella Annetta.
Dell’epistolario che i due innamorati si scambiarono non restano che poche ma importanti righe, ritrovate di recente e pubblicate sul Corriere della Sera del 21 dicembre 2005: Non sono poi tanto cattiva come credi. Ma hai voluto dar retta più agli altri che a me e ti sei procurato il male da solo. La data è il 20 giugno 1896.
Ha scritto Stefano Bucci sul quotidiano milanese che la lettera è riaffiorata dalle pagine degli Ab urbe condita libri di Tito Livio in una vecchia edizione conservata nella biblioteca della casa di Castelvecchio e da poco scoperta dall' attuale Conservatore di Casa Pascoli, Gian Luigi Ruggio.
Maria Santini nella biografia di Mariù difende la sorella di Zvanì. Se è apparsa cattiva, la colpa è di un pregiudizio maschilista. Al quale noi (che però non contiamo nulla) non crediamo.
Le poche righe dell’Imelde raccontano di riflesso il dramma del poeta di San Mauro: hai voluto dar retta più agli altri che a me, scrive la cugina non sedotta ma abbandonata. Il che è storicamente la verità di un duplice dramma psicologico il quale emerge dalle stesse pagine di Maria Santini: Se Imelde fosse diventata la signora Pascoli, Maria avrebbe perso tutto. Poteva Zvanì tradire la sorella portando in casa una moglie? Non di certo. Il nido, quel nido miticamente invocato dal poeta e da Mariù, era una specie di carcere. Vero e non simbolico.
Per dirla con le parole del critico Cesare Garboli: "L’io di Pascoli non è mai solo, è sempre in famiglia, inseparabile dalla famiglia, attaccato e incollato all’istituto familiare […] Mettere su casa dovette essere un'esperienza entusiasmante. La famiglia non era più un pensiero lugubre, ma un'emozione e un gioco. Fu questa spensieratezza a creare i pasticci. L'amore vede tutto e subito, ma non vede a lungo termine. Anche la diversità delle due sorelle sedusse il Pascoli. Gli piaceva farsi amare da quella più simile a lui, la bruna (Mariù), e farsi domande sull'altra, la bionda (Ida). Lasciarsi sorprendere da quegli scoppi di risate senza motivo, e ascoltarne incantato i "gorgheggi che sapean d'aurora". Gli piaceva sentire l'odorino dei due angioli ambrosii. Ognuno ha i suoi gusti. Era un piacere malato? Era molto di più. Era un amore infetto, una sublimazione perversa, ma anche un mistero della carne…"..

Vado a letto quasi sempre con la testa piena di cognac […]Non sono sereno. Questo è l’anno terribile, dell’anno terribile questo è il mese più terribile. Non sono sereno: sono disperato… Siete sorelle e amate e siete amate da sorelle: così dici. Va bene, Ma dimmi in coscienza, senza diplomazia, dimmi Mariù: tu mi ami da sorella: perché t’ha a dispiacere, che io ami una donna da amante, da sposo, da marito? (lettera di Giovanni Pascoli a Maria, 19 giugno 1895)

Pascoli si spense il 6 aprile 1912 di cirrosi epatica, dovuta all’alcoolismo. Nulla trapelò sulle reali cause di morte.

mercoledì 1 aprile 2009

Pascoli, La cavalla storna, commento

Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:
«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d'otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non toccò mai briglie.
Tu che ti senti ai fianchi l'uragano,
tu dài retta alla sua piccola mano.
Tu ch'hai nel cuore la marina brulla,
tu dài retta alla sua voce fanciulla».
La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:
«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
lo so, lo so, che tu l'amavi forte!
Con lui c'eri tu sola e la sua morte.
O nata in selve tra l'ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l'agonia...»
La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.
«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
oh! due parole egli dové pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridire.
Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
con negli orecchi l'eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole».
Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l'abbracciò su la criniera
«O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
a me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona... Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!
Tu l'hai veduto l'uomo che l'uccise:
esso t'è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t'insegni, come».
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l'unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome... Sonò alto un nitrito.


Giovanni Placido Agostino Pascoli (nato a San Mauro di Romagna - poi aggiunto PASCOLI -  il 31 dicembre 1855 - morto a Bologna, 6 aprile 1912)

NOTA BENE:
"storna" viene dalla livrea di storno, un uccello. La cavalla aveva il mantello grigio, cioè con peli e crini bianchi e neri mescolati, ma con colore di fondo nero, punteggiato da macchie bianche, appunto come lo storno.  

COMMENTO:

Poesia è stata scritta in seguito alla morte del padre nella notte di San Lorenzo, 10 agosto 1867: una fucilata, al rientro dal mercato di Cesena, colpisce a morte Ruggero Pascoli, amministratore dei beni del principe Torlonia. Una vendetta, forse. (vivono ancora i figli del presunto omicida ndr.)
Anche in questa famosa poesia, (l'altra è il X Agosto) Pascoli ricorda la tragedia della sua famiglia, quando morì assassinato il padre. La cavalla fa da testimone.
Il poeta ci racconta:
foto rotonda pascoli fanciullinola sua madre che si reca nelle stalle a trovare la cavalla storna che aveva riportato a casa il corpo del marito senza vita. La donna parla all'animale, come se questo potesse capirla; gli chiede anzi di parlare, come se fosse un essere umano. L'accarezza sulla criniera e la cavalla volge il capo verso di lei, attenta, come se ascoltasse.
La donna le parla come a un membro della famiglia, le ricorda l'affiatamento che aveva col suo padrone, le ricorda i figli piccoli rimasti orfani; poi vuole da lei una conferma.
La famiglia Pascoli era convinta di sapere chi fosse l'autore del delitto, anche se la giustizia umana non era riuscita, o non aveva voluto trovarlo. La donna interroga la cavalla, che aveva compiuto la pietosa opera di riportare a casa il suo padrone morente, e le sussurra un nome, quel nome, il nome dell'assassino.
Questa poesia, famosa per l'aspetto "commovente" del dialogo tra la donna e l'animale, ha forse le sue parti migliori nella descrizione dei silenzi in cui è immersa la stalla nella sera e nei versi che rievocano la natura selvaggia della cavalla e della marina in cui è nata, un ambiente ancora incontaminato. Sembra dire: animale migliore di uomo. In questo caso unico a dar comforto alla donna disperata..

lunedì 30 marzo 2009

Lettera contro ordine affermato dell'Unine dei Comuni del Rubicone

RIFLESSIONI SULL'UNIONE DEI COMUNI Del RUBICONE.
"Ci piaccia o no l'Unione dei Comuni del Rubicone è una realtà con la quale fare i conti, perché amministra fondi per oltre 11 milioni di euro oltre alla maggior parte dei servizi pubblici essenziali al Cittadino che le sono stati delegati. L'Unione ha oggi un bilancio di tipo 'derivato', cioè si basa essenzialmente sui trasferimenti da parte dei tre Comuni, quindi sta a loro assicurarle i fondi neces­sari e garantirne la corretta gestione senza penalizzare i Cittadini. Ma ciò che potrebbe risultare e divenire il fiore all'occhiello del Rubicone con servizi al­l'avanguardia e un ruolo propulsivo non si verifica, attualmente, sopratutto a causa di chi ne è al comando: ovvero i tre Sindaci-assessori ( San Mauro Pascoli Savignano s/R e Gatteo) sempre a caccia di foto sui giornali e spesso impegnati a litigare, più o meno, sulla carta stampata. Queste persone hanno dato un indecoroso spettacolo nel corso di questi anni, as­sumendosi in tal modo la responsabilità di servizi fondamentali per gli oltre 35.000 residenti. Diventa pertanto indispensabile che chiariscano se intendono proseguire ad usare l'Unione come discarica dei loro errori e come alibi da utilizzare nei loro Comuni, oppure se affrontare la realtà delle cose, magari facendosi da parte, la­sciando quei loro gli incarichi a persone che intendano fare dell' Unione la punta di diamante del terzo polo della Provincia, attualmente bi-polare. I Cittadini av­vertono l'Unione quasi come un corpo lontano, è questo è il più grosso fallimento da addebitare agli attuali Amministratori. L'Unione non deve limitarsi a distri­buire poltrone e concorsi, ma deve progettare ed organizzare servizi per il nostro futuro, magari arrivando ad avere quelle tanto desiderate ed attese economie di scala che, con l'attuale penuria di fondi nelle casse comunali, farebbero terribil­mente comodo. Finora l'Unione non è stata vista come la testa pensante che si in­terfaccia con singoli Comuni; mentre ogni Sindaco ha pensato a fatto il bello e cattivo tempo, duplicando contabilità, procedure ed organizzazione, e contri­buendo così a creare l'ennesimo apparato burocratico. Per cui sarà il caso di ar­rivare in fretta ad una sorta di 'realtà' unica, tagliando costi e snellendo procedure, perché non è possibile leggere nella relazione sul Personale che, nel 2009 e negli anni a venire, si deve ancora arrivare ad una completa revisione e messa a punto delle procedure dei processi gestionali e organizzativi dei singoli enti... Tra l'al­tro, la cura delle 370 buste paga ( fra dipendenti, collaboratori, amministratori) dovrebbero venire a costare ai Cittadini la bellezza di 483.931,00 euro nel 2009 mentre nel triennio 2009/2011 la cifra passerà a 1.305.198,30 euro, come si evince dalla Relazione Previsionale e Programmatica- Triennio 2009/2011. Siamo quindi solo ad una fase embrionale, da perfezionare. Come Cittadini, finora, ab­biamo pazientemente atteso, evitando sterili polemiche; ora, però, dopo quanto visto in questi anni, riteniamo sia indispensabile esprimere liberamente il nostro pensiero: prima i Cittadini con i loro bisogni e necessità. A noi interessano i fatti, i risultati conseguiti. Tra l'altro ci manca un Difensore civico per il Rubicone, perché il Cittadino va difeso protetto anche dalla Pubblica Amministrazione, come sì è visto in occasione della vicenda delle cartelle (più o meno) pazze.
Gilberto Montemaggi, capogruppo La Rodine- San Mauro Pascoli."
Fine citazione!

Per replicare in breve;
Caro Montemaggi, quando e se, sarà lei a gestire qualche responsabilità allora vorrei vedere i frutti. Vorrei vedere come risponderà alle lettere denigratorie...
O forse il nesso sta nel dare contro, così l'altra parte si rinforza.
La politica funziona anche così.

domenica 29 marzo 2009

Un milione di euro per la scuola di San Mauro Pascoli

Una nuova scuola Materna, l'amplia­mento della Elementare, pannelli foto­voltaici sempre presso la scuola primaria. Cresce l'offerta di strutture scolastiche a San Mauro, tra necessità di andare incontro all'incremento di po­polazione in età scolare e investimenti per migliorare la qualità dell'ambiente. Sul fronte dalla Materna proseguono alacremente i lavori per la nuova scuola che sorgerà dalle parti di via Togliatti. L'istituto conterrà quattro sezioni, ospi­tando quelle attualmente presenti nella scuola media di via Trento, con l'ag­giunta di nuove.
Innovativo il materiale utilizzato nel­l'ottica del risparmio energetico grazie alla realizzazione di un impianto solare termico e la copertura del tetto in legno. Non solo. Il bilancio di previsione 2009 negli investimenti ha previsto un cor­poso intervento di ampliamento della scuola elementare (950mila euro), non­ché la realizzazione di un impianto fo­tovoltaico sempre nella medesima scuola (120mila euro).

sabato 28 marzo 2009

Elena Battistini parla del comune di Savignano sul Rubicone

Elena Battistini, il sindaco del Savignano sul Rubicone: 
"Parliamo pure a tutto campo del nostro Comune, il quinto per qualità della vita in Romagna"


CRESCITA DEMOGRAFICA, SOLIDARIETÀ E NUOVE IMPRESE

Secondo i dati di una ricerca dell'Università di Rimini, pubblicati a inizio anno sulle pagine de La Voce di Romagna, Savignano sul Rubicone è diventato il 5° comune della Romagna per qualità della vita, il 2° nella provincia di Forlì-Cesena. Tenore di vita, imprenditorialità, servizi pubblici, struttura socio-demografica, cultura, sport e tempo libero sono stati gli indicatori rispetto ai quali l'indagine si è mossa. Sono 1721 le nuove imprese che hanno aperto i battenti in Città negli ultimi cinque anni, con un saldo positivo di 201 e 4.518 addetti. Cifre che si riferiscono ad un Comune che ha ormai raggiunto la soglia dei 17 mila residenti (16,970), circa 1000 in più rispetto a cinque anni fa.
Sindaco Battistini come commenta questi risultati?
"Si tratta di un dato che riflette l'anda­mento dei cinque anni trascorsi, ri­spetto al quale sappiamo bene che questi ultimi mesi fanno storia a sé. La crisi è ormai sotto gli occhi di tutti. Sono dati comunque importanti che ci devono incoraggiare a reagire con de­terminazione e ottimismo. Determina­zione nella difesa di chi è più debole, nel sostegno all'economia, nella valorizzazione del territorio. Ottimismo, perché dobbiamo pensare al rilancio, al futuro per noi e per i nostri figli e nipoti. Sono i fronti sui quali mi sono mossa in questi cinque anni".
In che modo si è mossa?
"Sul versante del sostegno all' economia abbiamo preso alcuni provvedimenti come l'istituzione di un fondo di 40 mila euro per favorire l'accesso al cre­dito da parte delle imprese - 33 le aziende che ad oggi ne hanno fmito - e un fondo di 19 mila euro per la concessione di contributi a fondo perduto che hanno favorito la nascita di 4 nuove imprese nel centro storico. Attraverso la pianificazione della concessione delle licenze di pubblico esercizio, abbiamo attivato 7 nuove licenze e 2 per edicole. Promuovere sviluppo oggi non signi­fica solo rilanciare l'economia, ma anche pensare ad una rete di collega­menti ed infrastrutture che permettano a Savignano di non venire isolata dal resto della Romagna; per questo il co­mune di Savignano finanzia il nuovo casello autostradale del Rubicone che è in corso di realizzazione".
E per i cittadini in difficoltà?
"Abbiamo cercato di venire incontro alle fasce bisognose di Cittadini per aiutarle a far fronte al caro vita. In questi cinque anni il comune ha erogato quasi 132 mila euro di contributi per pagare le bollette acqua e gas a 781 cit­tadini.e circa 124.428 euro di contributi affitto. E' stato anche istituito un fondo di 20 mila euro per mutui prima casa. E' chiaro che si tratta di iniziative che vanno lette nell'ambito di una strategia più ampia di messa in rete delle risorse e di valorizzazione del territorio. Non dobbiamo pensare solo alle famiglie in stato di bisogno, il caro vita colpisce anche le fasce medie".
"Come siete intervenuti su questo fronte?"
"Faccio l'esempio del mercatino dei produttori agricoli del sabato pomerig­gio e della attivazione di due chioschi per la vendita diretta di prodotti agri­coli o del punto di erogazione di latte fresco. Accordando la filiera il prezzo al consumatore finale cala. Nel 2008 nel centro storico di Savignano hanno aperto tre nuovi esercizi: si tratta di ristoranti ed enoteche che tra l'altro pro­muovo i vini locali con ottime carte e anche una buona ristorazione. Non dimentichiamo che a Savignano si produce il primo Squaquerone doc. Si tratta di azioni che mirano a sostenere l'economia del territorio, a favorire la pro­duzione locale e le eccellenze di cui disponiamo. Nella stessa direzione va l'apertura del portale Terre del Rubicone che promuove attraverso internet il nostro territorio, segnala i ristoranti, gli agriturismi, le ricchezze artistiche ed eno-gastronomiche per attrarre i visitatori e far conoscere sempre di più tutto ciò che siamo in grado di offrire".
Il commercio nel centro storico tuttavia è in sofferenza...
"Ne sono consapevole ma da questo punto di vista l'azione più importante a mio avviso- oltre ai numerosi calendari di eventi e manifestazioni che ab­biamo messo in piedi, non ultimo il Wine Festival che ha portato in centro quasi 5000 persone in due giorni - è stata avviata con il recupero e la riqua­lificazione delle 7 piazze. E' recente la notizia che la regione ci ha concesso 500 mila euro per il progetto 7 piazze. L'abbellimento della città è il primo indispensabile passo per ricostruire un buon tessuto economico" .
Cosa dire a chi è senza lavoro, alle imprese in difficoltà, ai lavoratori?
 "Qualche giorno fa ho incontrato alcune imprenditrici di Savignano che hanno dovuto chiudere la loro impresa a fronte del difficile momento che stiamo attraversando. Volevo ascoltare innanzitutto e capire la situazione. Credo che il mio compito sia quello di mettere in rete tutte le informazioni possibili e intercettare tutte le possibili risorse che possano andare a soste­gno delle aziende e dei lavoratori. L'ultimo passo che abbiamo compiuto in questa direzione è aver aderito al  'patto' contro la crisi promosso dalla pro­vincia di Forlì-Cesena. In quel contesto ci impegniamo a sostenere un fondo per le famiglie e a velocizzare i vari adempimenti, in particolare quelli rela­tivi alle pratiche edilizie. Va in questa direzione il Front Office, istituito da qualche settimana, con l' obiettivo di snellire le procedure".

venerdì 27 marzo 2009

Nuovo centro sociale Giulio Cesare a Gatteo Mare

Entusiasmo e partecipazione di pubblico hanno caratterizzato sabato 21 febbraio 2008 l'avvio dell'attività del nuovo Centro ricreativo di Gat­teo a Mare, intitolato a Giulio Ce­sare, ed ospitato nei locali di via Firenze 4, all'interno dell'ex scuola materna.Il Centro ricreativo sarà ge­stito da Auser, che ha stipulato una convenzione triennale con l'Ammi­nistrazione Comunale, e dovrà dive­nire luogo di incontro sociale, ricreativo, culturale e del tempo li­bero per la comunità di Gatteo a Mare.
Si tratta di un Centro dove svolgere delle attività per non rimanere e non sentirsi isolati, dove sarà possibile im­pegnarsi in azioni socialmente utili e partecipare ad incontri e convegni su tematiche culturali, sociali e sanita­rie. All'inaugurazione hanno presenziato il sindaco di Gat­teo Tiziano Gasperoni e gli asses­sori ai Servizi Sociali Werther Zani, ai Lavori Pubblici Attilio Nicolini ed all' Edilizia Fabrizio Ricci, il pre­sidente dell'Auser comprensoriale Oscar Alessandri, la presidente del­l'Unione dei Comuni del Rubicone Elena Battistini. Particolarmente soddisfatti i componenti del comitato locale che ha promosso la creazione del Centro Ricreativo Giulio Cesare, Sergio Fattori, Tonino Tosi e Tonino Casadei, che hanno sottolineato l'intenzione di fare del Centro un punto di ritrovo per tutta la collettività, indipendentemente dall'età.

mercoledì 25 marzo 2009

Marco Carta in concerto a Cesena

MARCO CARTA
Dopo aver vinto il Festival di Sanremo ed aver collezionato con il suo debutto "La Forza Mia" le più alte postazioni della classifica, Marco Carta parte in tour!
Il tour partirà il 30 aprile da Cesena per toccare tutte le maggior città italiane comprese Napoli (7 maggio), Roma (11 maggio), Torino (14 maggio), Milano (15 maggio).

Ecco in dettaglio le date del tour:

30 aprile CESENA Carisport
2 maggio BARLETTA (BA) Paladisfida
3 maggio TARANTO Palamazzola
7 maggio NAPOLI Casa della musica/Palapartenope
9 maggio ACIREALE (CT) Palasport
11 maggio ROMA Palalottomatica
14 maggio TORINO Palaruffini
15 maggio MILANO PalaSharp
23 maggio PORTO S. GIORGIO (AP) Palasavelli
24 maggio FIRENZE Mandela Forum

Non dimenticate che il tour riprenderà nel mese di giugno e toccherà, durante l'estate, le più importanti località turistiche italiane...

lunedì 23 marzo 2009

Pizzaiolo di Gatteo Amaduzzi offre la pizza-cono

LA PIZZA NEL CONO?
Un' idea davvero originale sta riscuotendo, in zona, un grande successo e Guelfo Amaduzzi, 49 anni, da 23 anni ristoratore e da 35 pizzaiolo, originario di Gatteo e residente a Longiano, ne sforna a decine ogni giorno. Il cono pizza si può trovare nei gusti margherita, funghi freschi, prosciutto crudo e cotto, salame piccante, verdure, wurstel, salsiccia, cipolla e anche alla Nutella. Un po' insomma i gusti dell'elenco delle pizze a forma tradizionale, rotonde o a spicchi.
Guelfo è l'unico in tutto il Cesenate a sfornare i coni di pizza e dice: L'idea originaria arriva dal padovano. La prima volta 1'ho vista in fiera a Rimini, mi è piaciuta e ho iniziato a fare il cono pizza un anno e mezzo fa quando ho preso in gestione il locale al Seven" (Seven Sporting Club).
La ricetta?
Quella è mia. Non ho copiato nulla. Ho iniziato con l'impasto tradizionale della pizza e invece di spianarla, le ho dato la forma del cono. Mi sono anche creato degli stampi. Poi piano piano mi sono affinato e oggi faccio il cono pizza con un impasto tutto mio, originale e da quanto vedo, molto ap­prezzato dalla gente. Faccio il cono con dentro gli stessi ingredienti della pizza con pomodoro, mozzarella e le altre cose richieste dai clienti e poi lo metto nel forno per tre minuti. Un cono pizza costa da un minimo di due euro e 50 centesimi a un massimo di 3 euro e 50 centesimi. E per i bambini c'è il baby cono.
Il gusto più richiesto?
Gli adulti optano quasi tutti per la classica margherita. I più piccoli invece vogliono patatine, wurstel e salsiccia".
Come pensa di pubblicizzare questa sua invenzione?
Dal prossimo giugno conto di iniziare a partecipare alle varie fiere. Prenderò un camioncino, che mi farà da stand, e sfomerò coni pizza di tutti i gusti. In questo modo poi potrò essere presente a fiere, feste, sagre e mercati".

tratto dal "La Gazzetta del Rubicone"

sabato 21 marzo 2009

Mostra fotografica, Oratorio San Rocco, Gatteo, centenario della morte di Don Ghinelli,

"Don Ghinelli e il suo paese"
nel centenario della sua morte si svolge la mostra fotografica a cura dell'Associazione "Ex allievi Don Ghinelli e Amici di Gatteo"
presso l'Oratorio o Chiesetta a capanna di San Rocco, via Garibaldi a Gatteo (FC)

PROGRAMMA:
21 - 22 - 23 Marzo 2009
ore: 9.00 - 12,00
15.00 - 18.00

Ingresso libero


Dall'annuncio del tempo:

Nelle ore pomeridiane di ieri si è spenta serena­mente la esistenza del Reverendo

DON LUIGI GHINELLI

di Gatteo il quale spese la sua vita in continue opere di beneficenza, non ultima quella di provedere al mantenimento educativo completo di Fanciulli poveri del paese, che imperitura riconoscenza e gratitudine a Lui debbono se diverranno onesti cittadini.

Pubbliche onoranze sono giustamente devolute al­l'Uomo Egregio, e ne avverto la cittadinanza perchè voglia rendergli solenne tributo di affetto, prendendo parte ai funeri, che avranno luogo alle ore 9 di domani.

Dalla Residenza Municipale li 20 Marzo 1909

IL R COMMISSSARIO STRAORDINARIO
DOTHEL

venerdì 20 marzo 2009

Vita e morte di Don Luigi Ghinelli di Gatteo

Luigi Ghinelli (breve biografia)

Il 5 maggio 1848 nasce a Gatteo/ A sette anni perde la mamma che, colpita da colera (1855), si disse sepolta, non morta: cosa che sempre l'addolorò.
Il 23 dicembre 1876 il vescovo Bentini lo consacra. Mandato cappellano a Sant'Angelo prende a pigione nell 1883 una casa di quattro stanzette e vi ricovera una decina di bambini per toglierli dalla strada, procurare loro un pane onorato e avviarli alla vita religiosa e cristiana.

Alcuni anni più tardi trasporta l'opera a Gatteo, prima provvisoria­mente in casa sua, poi in un modesto fabbricato a un solo piano, su ter­reno donatogli dalla nobildonna Maria Ghiselli di Gatteo, che andrà sposa al conte Ferniani di Faenza. A questo aggiunge un fabbricato con piano superiore; in seguito innalza un corpo di fabbricato più vasto ed arioso.
Don Luigi Ghinelli fondò da prima una fabrica di fiammiferi, poi una per la lavorazione di cappelli di paglia e una calzolerìa, un'ebanisteria, ma tutte queste opere dovettero soccombere. Re­stù solo la tipografia acquistata con Don Bassi a Monza e aperta nel 1891 per stampare, fra le altre cose, anche il giornale cattolico: "La Sveglia della Roma­gna".
Nel 1902 s'incontra con Luigi Guanella, cui cede il proprio Istituto già ben avviato; nel 1904 arrivano a Gatteo le prime quattro suore della Prov­videnza; gli è poi manda­to, come coadiutore, don Filippo Bonaccina dei Servi della Carità.
Esisteva a quei tempi a Gatteo, accanto alla chie­sa parrocchiale, in piazza San Lorezzo (ora piazza Poggi) il ricovero di mendicità (già dal 28 ottobre 1894) che doveva la sua vita alle generose cure dell'arciprete don Benedetto Bassi. In un successivo incontro fra don Ghinelli, don Guanella e don Bassi, si decise di trasferire il ricovero accanto all'Istituto fanciulli poveri. E a tal proposito determinante fu un incontro fra don Luigi e l'allora sindaco dottor Pio Broccoli sulla piazzetta di Sant'Antonio: "Se voi del Comune mi donate il terreno - gli disse don Ghinelli - prospiciente alla mia casa vi fabbrico un bell'edificio ad uso ospedale e ricovero anziani». Perchè no? - rispose il dottor Broccoli - purchè Ella continui la strada larga come questa piazza".
La terra fu concessa e, vedendosi aiutato dalla Provvidenza, il pio sacredote dà principio alla costruzione dell'ospedale e del ricovero per gli anziani e invalidi: ospedale e ricovero maschile, fecero parte di un unico fabbricato di fronte all'Istituto, dal quale si trovavano separati dalla strada comunale che conduce a a Gambettola. (oggi la scuola media statale "Giovanni Pascoli" di Gatteo)
Il detto ospedale figurava nell'elenco degli Ospedali Civili della Provincia di Forlì con la denominazione "Ospedale Ghinelli".
L'inaugurazione dei locali venne fatta da monsignor Giovanni Cazzani, Vescovo di Cesena, nel 1908. Don Luigi era visibilmente com­mosso perchè un'altra opera caritativa veniva attuata. Un sospiro e una preghiera partirono dal suo cuore buono per salire al cielo. Un declivio di vita; ma nell'orizzonte c'erano i bagliori di un vespero. I lavori prose­guivano poi per la costruzione del fabbricato ad uso Colonia agricola, ma il Servo di Dio non avrà la gioia di vedere ultimata questa casa la quale, lui morto, in data 19 marzo 1909, servirà invece ad accogliere le povere vecchie (ricovero femminile) e come abitazione delle Suore addette all'assistenza dei ricoverati.
Al suo funerale due ali riverenti di popolo erano aperte al passaggio del feretro adagiato sul carro. I cordoni erano sostenuti dal Commissario Regio, Luigi Dothel e dai sacerdoti amici del defunto. Procedevano i bambini dell'Asilo, poi i fanciulli dell'Istituto, i Soci della Cassa Rurale e del Comitato Parrocchiale, i giovani del Circolo Cattolico, la Società di Mutuo Soccorso, il Concerto Bandistico di S. Cecilia.
Nessun Ente volle restare estraneo alla grandiosa manifestazione di cordoglio. Don Luigi era di tutti; e tutti gli volevano dire la parola che sgorgava dall'animo: parola di amore, di dolore, di riconoscenza. Parola che diventava preghiera di suffragio e di invocazione. Unanime era la persuasione di avere acquistato un intercessore di più nel cielo.
Il Cav. Luigi Dothel, Regio Commissario, si rese interprete dei sen­timenti della cittadinanza. Brevi ma convincenti furono le sue espres­sioni colle quali rievocò il prete pio e caritatevole, cui il paese serberà eterna la memoria e perenne la venerazione. Prima di impartire l'assoluzione alla salma, il celebrante monsignor Benedetto Bassi lesse il discorso funebre, mentre a nome degli ex allievi parlò don Giuseppe Gasperini ed anche il diacono Salvatore Ioli, incoraggiato dallo stesso Don Ghinclli a proseguire nel seminario.

tratto da "Il secolo e il milennio" di M. Turci

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