Aspetti negativi
Aspetti positivi
La lingua inglese ha due parole ben distinte per esprimere il concetto di
solitudine: solitude e loneliness.
Il termine solitude indica l’aspetto positivo intrinseco alla solitudine, ovvero la capacità di stare bene con se stessi e di poter esprimere liberamente la propria creatività. Loneliness è invece l’opposto: è una condizione tipica delle società contemporanee legata all’ incapacità di vivere da soli, a un senso di smarrimento che porta ad una costante dipendenza da altri esseri umani.
Loneliness.
L’aspetto negativo della solitudine è relativo alla condizione di persone che non hanno più le risorse economiche o psicologiche per vivere, che non hanno più progetti; è ad esempio la solitudine del giovane che non trova ascolto all'interno della famiglia e con prospettive per il futuro incerte; può essere quella del lavoratore estromesso precocemente dal mondo produttivo, preoccupato dalla precarietà del suo impiego, dalla possibilità del licenziamento, della disoccupazione.
E' inoltre senz'altro quella che riguarda, almeno qualche volta nel corso dell'esistenza ciascun essere umano: capita infatti di ritirarsi da un mondo in cui ci se sente a disagio, circondati talora da norme e valori non condivisi.
La negatività della solitudine è ben rappresentata nella lirica di
Quasimodo (Modica, 1901-Napoli,1968) ”Ed è subito sera”, parte della raccolta pre-ermetica
Acque e terre (1930).
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
I nuclei tematici di questa lirica sono la solitudine, la pena del vivere, e la morte, e sono espressi in tre versi secondo un modello di essenzialità che vagamente richiama la poetica ungarettiana dei versicoli e della poesia pura e che anticipa la corrente ermetica.
Nel primo verso:
“Ognuno sta solo sul cuor della terra…” viene contrapposta la grandezza della terra alla limitatezza dell’uomo che pur vivendo al centro delle cose, si sente solo, incapace di comunicare con i suoi simili.
Nel secondo verso la pena del vivere è rappresentata da quel momento di felicità, definita
“raggio di sole” che non riesce ad illuminare e quindi a rendere felice, l’uomo. Al contrario la felicità addolora l’uomo in quanto dona la consapevolezza di quanto effimera sia essa stessa.
Il sopraggiungere della sera
"ed è subito sera" , è una metafora della morte che ne accentua la drammaticità, in quanto le illusioni crollano con il rapido sopraggiungere della sera, ovvero della fine della vita stessa.
Il tema dalla solitudine umana, insieme all’incombere della morte e agli altri grandi temi dell’espressionismo quali l’angoscia esistenziale, la crisi dei valori etici e religiosi, l’ incertezza del futuro e la disumanizzazione di una società borghese, é presente nella pittura del norvegese Edvard MUNCH (1863-1944).
Dopo aver subito diversi lutti, egli ha una visione della vita legata all’attesa angosciosa della morte.
(hm...alcuni sostengono che la morte può essere la liberazione)
Ne “IL GRIDO” (1893), realizzato con olio, tempera e pastelli su cartone, è condensato tutto il rapporto di angoscia che l’artista avverte nei confronti della vita. Lo spunto del quadro è infatti autobiografico ed è descritto nel suo diario:
“Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue; mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto ; sul fiordo nerazzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura e sentivo che un grande urlo pervadeva la natura.”
L’uomo in primo piano che urla è l’artista stesso; sulla destra il paesaggio è innaturale: desolato e poco accogliente, mentre in alto il cielo è striato di un rosso drammatico. Il protagonista, come tutti i suoi personaggi, è rappresentato in maniera visionaria: ha un aspetto sinuoso che fa pensare ad uno spirito piuttosto che ad un vero corpo, è una figura spettrale che non ha riferimenti con la realtà ma la rappresenta per simboli universali: la testa è completamente calva come un teschio ricoperto da pelle mummificata, le guance smunte, gli occhi fissi hanno uno sguardo allucinato e terrorizzato, ha il naso quasi assente mentre la bocca si apre in uno spasmo innaturale. Proprio l’ovale della bocca è il centro compositivo del quadro: da esso le onde sonore del grido agitano sia il corpo dell’uomo sia le onde che definiscono il paesaggio ed il cielo. L’andamento curvilineo del quadro non coinvolge solo alcuni degli elementi compositivi, quali il ponte e le sagome dei suoi amici che, sordi all’urlo dell’uomo, sono incuranti della sua angoscia, testimoniando in questo modo la falsità dei rapporti umani.
(per fortuna c'è smartphone ehehehe)
Le linee nette e sinuose e i colori, contrastanti tra loro, puri e decisi e stesi per campiture piatte, hanno una valenza fortemente simbolica: l’intento dell’ artista è dipingere non quello che ha osservato, bensì ciò che ha provato e che l’ ha condotto a quell’ urlo disperato che si ripercuote in tutta la natura circostante.
Solitude.
Al contrario, il termine solitude, corrispondente ad una condizione cercata anziché subita, esprime una condizione intesa come opportunità di sviluppo interiore per poter riflettere.
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La felicità della solitudine:
Cercando d’individuare un percorso, si rende necessario rieducare le persone alla solitudine rendendola uno strumento che permette sia di realizzare un vero incontro, con il proprio sé, sia di far germogliare le emozioni che proviamo, leggiamo, sentiamo, compiamo ed inventiamo, sia di ridare valore al silenzio, come atto preparatorio al comunicare con gli altri.
La solitudine forzata:
Esistono dei casi in cui l’individuo non può sfuggire alla solitudine: condizioni in cui l’esterno impone alle persone la solitudine. Dalla solitudine forzata può nascere la creatività, come
“dal fango è potuto nascere un fiore di loto”.
La solitudine voluta:
Si parla molto del desiderio e della paura della solitudine, poco della capacità d’essere soli. Durante il nostro sviluppo psicofisico, se non abbiamo subito dei traumi gravi, dall’infanzia ad oggi, abbiamo sperimentato, magari gradualmente, un essere soli anche in presenza dell’altro.
La fiducia, costruita dentro di noi negli anni della crescita, ci ha permesso di controllare la solitudine di riconoscere i sentimenti che animano la parte profonda della nostra mente e di esprimerli.
La solitudine diviene, così, condizione privilegiata e da ricercarsi per aiutare l’individuo ad integrare i pensieri interni con i sentimenti. La meditazione, e, a livello inconscio, il sonno operano questa trasformazione. Costruire un momento di solitudine e di silenzio aiuta la persona a ritrovare se stesso nell’oceano della vita. L’anelito di questo momento permette l’abbandono a qualcosa o qualcuno sopra di lui, in grado di dare significato alla vita, alle emozioni quotidiane ed al silenzio ricercato.
La solitudine, fuga o difesa:
Il saper star soli, rappresenta una preziosa risorsa. Permette agli uomini di entrare in contatto con i propri sentimenti più intimi, di riorganizzare le idee, di mutare atteggiamento.
Esiste ancora una forma di solitudine, quella più semplice, di tutti i giorni, che si realizza come via di fuga dalla tensione della vita quotidiana. Alcune persone isolandosi riescono ad evitare un leggero stato di depressione o di apatia ed investono in creatività.
Si può arrivare ad affermare che questo tipo d’investimento permette una vera e propria fuga dalla malattia mentale. Osservate le persone dedite prevalentemente al lavoro, sembra che non ne possano fare a meno. A volte si ha addirittura l’impressione che siano drogate. Non vi è da stupirsi se appaiono avide di lavoro. Per loro, forse, l’incapacità di reggere le emozioni di una relazione umana alla pari, le spinge alla solitudine. Spesso queste persone appaiono fredde, distaccate e poco accattivanti, ma è solo una conseguenza, volta a mascherare la debolezza e la vulnerabilità verso gli altri.
Io aggiungerei anche notissimo volume di Giordano "La solitudine dei numeri primi"