Hymnus in Romam
A Roma eterna.
Roma vivrà in eterno, lampada di vita.
/l'ultimo frammento/
Aeternum spiras, aeternum, Roma, viges. Tu
post multas caedes, post longa oblivia rerum
et casus tantos surgentesque undique flammas,
tu supra cineres formidatasque ruinas
altior exsistens omni de morte triumphas;
tu populis iuris per te consortibus offers
mirandam te nunc in primo flore iuventae,
Pallantis similem, tutam fulgentibus armis,
accinctam gladio: terrarumque imminet orbi
illa ingens cuius gentes de lumine lumen
primum accenderunt, quae nobis discutit umbram,
Roma potens, vitae potior tua tempore lampas.
Inno a Roma
Spirito eterno, eterna forza, o Roma!
Dopo il gran sangue, dopo l'oblío lungo,
e il fragor fiero e il pallido silenzio,
e tanti crolli e tante fiamme accese
da tutti i venti, tu col piè calcando
le tue ceneri, tu le tue macerie,
sempre piú alta, celebri il piú grande
dei tuoi trionfi; che la morte hai vinta.
Tu in faccia a tutti i popoli che a parte
chiamasti del tuo dritto, ora apparisci
nel primo fior di giovinezza ancora,
meravigliosa, simile a Pallate,
difesa intorno dal fulgor dell'armi,
e con la spada; e pende sopra il mondo
quella al cui lume accesero le genti
tutte il lor lume, quella che a noi rompe
l'ombra: o Roma possente, la possente
tua piú che il tempo lampada di vita.
Trad. GIOVANNI PASCOLI
A Roma eterna.
Roma vivrà in eterno, lampada di vita.
/l'ultimo frammento/
Aeternum spiras, aeternum, Roma, viges. Tu
post multas caedes, post longa oblivia rerum
et casus tantos surgentesque undique flammas,
tu supra cineres formidatasque ruinas
altior exsistens omni de morte triumphas;
tu populis iuris per te consortibus offers
mirandam te nunc in primo flore iuventae,
Pallantis similem, tutam fulgentibus armis,
accinctam gladio: terrarumque imminet orbi
illa ingens cuius gentes de lumine lumen
primum accenderunt, quae nobis discutit umbram,
Roma potens, vitae potior tua tempore lampas.
Inno a Roma
Spirito eterno, eterna forza, o Roma!
Dopo il gran sangue, dopo l'oblío lungo,
e il fragor fiero e il pallido silenzio,
e tanti crolli e tante fiamme accese
da tutti i venti, tu col piè calcando
le tue ceneri, tu le tue macerie,
sempre piú alta, celebri il piú grande
dei tuoi trionfi; che la morte hai vinta.
Tu in faccia a tutti i popoli che a parte
chiamasti del tuo dritto, ora apparisci
nel primo fior di giovinezza ancora,
meravigliosa, simile a Pallate,
difesa intorno dal fulgor dell'armi,
e con la spada; e pende sopra il mondo
quella al cui lume accesero le genti
tutte il lor lume, quella che a noi rompe
l'ombra: o Roma possente, la possente
tua piú che il tempo lampada di vita.
Trad. GIOVANNI PASCOLI
La produzione latina di Giovanni Pascoli
..si tratta spesso del miglior Pascoli, per ricchezza di linguaggio e intensità di ispirazione. In lui il latino è una lingua viva.
Inno a Roma
Fu presentato in una prima redazione di 100 esametri al concorso nazionale del 1911 per il Natale di Roma nel cinquantenario del Regno. Ottenne il secondo premio (il primo premio non fu assegnato). Il Pascoli lo ripubblicò pochi mesi dopo, in versione ampliata a 444 esametri, accompagnata da una versione italiana in endecasillabi sciolti e con la didascalia: carmen composuit lingua latina tum vetere tum recenti Johannes Pascoli.
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