venerdì 13 febbraio 2009

Pietro Lombardo e la gioia di studiare a Gatteo

Oggi, ore 20.30-22.30
al Teatro "L. Pagliughi" Via Garibaldi 6, Gatteo (FC)
Relatore: Prof.Pietro Lombardo
"Come favorire la gioia di studiare e il desiderio di apprendere"
Evento promosso da: ISTITUTO COMPRENSIVO di GATTEO in collaborazione con la BCC di Gatteo e le famiglie.


Breve curriculum scientifico:
Membro dell’ European Association of Personality Psychology e della European Society for the History of Human Sciences.
Professore Ordinario presso la Facoltà di Psicologia è docente del Dottorato di ricerca in Psicologia cognitiva, Psicofisiologia e Personalità, delle Scuole di Specializzazione in Psicologia clinica e in Neuropsichiatria infantile dell’Università di Roma “La Sapienza”.
E' Presidente del Corso di Laurea in Scienze e tecniche psicologiche dell'Intervento clinico della Facoltà di Psicologia 1 ed è autore con Franco Angeli, Laterza, Bollati-Boringhieri di numerosi volumi.
L'attività scientifica è principalmente indirizzata all'indagine storica e critica dei fondamenti della Psicologia Italiana, della Psicologia della Personalità e della Psicologia Clinica. Per quanto riguarda la storia delle scienze psicologiche ha analizzato la psicologia generale dei maggiori rappresentanti della psicologia italiana tra cui Gabriele Buccola, Agostino Gemelli e Sante De Sanctis, ponendo particolare attenzione alla ricerca clinico-differenziale di quest’ultimo, visto sia nel contesto italiano sia in quello internazionale. Articoli su questi esponenti della psicologia italiana sono comparsi per la prima volta su prestigiose riviste internazionali.
E' curatore per il Dipartimento di Psicologia dell'Archivio Italiano di Storia della Psicologia.

martedì 10 febbraio 2009

Monsignor Cristoforo Borghesi, arciprete di Gatteo

Il 24 febbraio ricorre il 44° anniversario della morte di Monsignor Cristoforo Borghesi, arciprete di Gatteo dal 1927 al 1965. Don Giuseppe Brigliadori ricorda: "Quando venni in questa Parrocchia nell'avanzata estate del 1965 tutto parlava di Mons. Cristoforo: non solo l'ambiente materiale, come casa, Chiesa, ufficio, registri, ma soprattutto l'ambiente dei suoi figli che si sentivano privati di un tale padre". Sono passati tanti anni da quei giorni e, anche se i segni di Mons. Cristoforo parlano ancora, molti ormai non riescono più a sentirli e forse di quelli che tenevano viva la sua memoria nel proprio cuore, ne sono rimasti pochi. E' bene allora che noi tutti parrocchiani di Gatteo veniamo a conoscenza di ciò che questo buon sacerdote e parroco ha fatto (che non è poco) e prestiamo attenzione a ciò che rimane, anche visibilmente, delle sue azioni. Cristoforo Borghesi nasce a Longiano nel 1881; la sua vita in seminario è travagliata prima dalla chiamata per la campagna militare in Libia e successivamente dalla prima guerra mondiale, a cui lui partecipa come soldato di sanità. Nel settembre del '27 prende possesso della parrocchia di Gatteo. Costituirà nuovi gruppi di Azione Cattolica, inaugurerà un nuovo campanile (1929), acquisterà una nuova statua della Madonna del Popolo, rifarà la facciata della parrocchiale e svolgerà alcuni lavori interni, si interesserà per l'ampliamento del cimitero e la costruzione della nuova cappella, prima della II guerra rifarà il tetto della parrocchiale, durante la guerra istituisce il "Segretariato del Soldato" per dare conforto e assistenza con varie iniziative, istituisce la filodrammatica parrocchiale "Antonio Talacci", verso la fine del conflitto fa rimuovere le macerie della Chiesa parrocchiale e del campanile dopodichè, nel '46 la fa ricostruire su progetto dell'Ing. Francesco Gualandi; nel '47 fa ricoprire la semidistrutta chiesa di S. Rocco e festeggia il 25° di sacerdozio e il 20° di parrocchia. Fu vicino ai suoi parrocchiani. Mons. Alfeo Guidi nell'omelia tenuta nella chiesa parrocchiale di Gatteo il 27/02/85 per il XX anniversario della morte di Mons. Borghesi, dice:«Egli ha avvicinato sempre tutti: i piccoli, i giovani ai quali ha dedicato tante energie per la loro formazione, le persone adulte, gli ammalati, le famiglie nelle loro reali esigenze... E' stato accanto ai suoi giovani militari con un assidua e interessante corrispondenza (...) la porta della canonica era sempre aperta... Egli aveva legato a se le nostre anime con la generosità e la totalità di dedizione». «Era un po' il padre di tutti a Gatteo» afferma Suor Carla Bertani, maestra Pia in USA. In una sua lettera ad un parrocchiano in guerra in Somalia, Gino Urbini, Mons. Cristoforo scrive: "Proprio oggi è venuta da me tua madre e mi ha recato insieme con le tue attesissime notizie i tuoi sempre cari saluti.(...) Ora sento che stai bene, che il Signore visibilmente ti ha protetto, che ti trovi un po a riposo e di tutto ringrazio di gran cuore con te il Signore e la cara nostra Madonna del Popolo alla quale non cesso di raccomandarti ogni giorno". Mons. Cristoforo conosceva la guerra, e la aveva vissuta valorosamente tanto da venire decorato e fare mostra dei suoi riconoscimenti nelle sfilate. Infatti dice l'Urbini: "Don Cristoforo in Gatteo fraternizzò con i dirigenti e gli associati della sezione Combattenti e Reduci e fu spesso visto sfilare in mezzo a loro fiero delle sue medaglie e dei suoi nastrini; a loro volta gli ex commilitoni furono sempre fieri del loro Arciprete-Soldato". Tanti sono gli aspetti importanti della ricca e piena esistenza di Mons. Cristoforo, e mi auguro che anche solo le piccole cose che ho citato possano darvi un idea di quello che fù probabilmente uno dei più grandi arcipreti di Gatteo. Spero che la sua memoria non vada perduta ma che sia continuamente di stimolo anche per noi, per poter vivere similmente ai giorni nostri una intensa vita parrocchiale e cristiana come quella che Mons. Cristoforo ci ha mostrato durante il suo cammino terreno.
FAEDI DENNIS

domenica 8 febbraio 2009

Carnevale a Gatteo

DOMENICA 22 Febbraio
nel cinema-teatro Lina Pagliughi
alle ore 14,30 si svolgerà la
FESTA DEL CARNEVALE DI GATTEO
Bandite le bombolette!
Anche i genitori mascherati!

The Cookie Carnival, Carnevale dei biscotti di Walt Disney

Carnevale di Venezia - YouTuBe

martedì 3 febbraio 2009

Discorso di Obama dopo la vittoria a Chicago

Ciao Chicago!

Se c'è ancora qualcuno la fuori che dubita che l'America non sia un luogo nel quale tutto è possibile, che ancora si chiede se il sogno dei nostri padri fondatori è tuttora vivo in questa nostra epoca, che ancora mette in dubbio il potere della nostra democrazia, questa notte ha avuto le risposte che cercava.
La risposta sono le code che si sono allungate fuori dalle scuole e dalle chiese con un afflusso che la nazione non aveva mai visto finora. La risposta sono le persone, molte delle quali votavano per la prima volta, che hanno atteso anche tre o quattro ore in fila perché credevano che questa volta le cose dovessero andare diversamente, e che la loro voce potesse fare la differenza.
La risposta è la voce di giovani e vecchi, ricchi e poveri, Democratici e Repubblicani, neri, bianchi, ispanici, asiatici, nativi d'America, gay, eterosessuali, disabili e non disabili: tutti americani che hanno inviato al mondo il messaggio che noi non siamo mai stati un insieme di Stati Rossi e Stati Blu. Noi siamo e sempre saremo gli Stati Uniti d'America.
La risposta è ciò che ha spinto a farsi avanti coloro ai quali per così tanto tempo è stato detto da così tante persone di essere cinici, impauriti, dubbiosi di quello che potevano ottenere mettendo di persona la mano alla Storia, per piegarla verso la speranza di un giorno migliore.
È occorso molto tempo, ma stanotte, finalmente, in seguito a ciò che abbiamo fatto oggi, con questa elezione, in questo preciso e risolutivo momento, il cambiamento è arrivato in America.
Poco fa, questa sera ho ricevuto una telefonata estremamente cortese dal Senatore McCain. Il Senatore McCain ha combattuto a lungo e con forza in questa campagna, e ha combattuto ancora più a lungo e con maggiore forza per il Paese che ama. Ha affrontato sacrifici per l'America che la maggior parte di noi nemmeno immagina e noi oggi stiamo molto meglio grazie anche al servizio reso da questo leader coraggioso e altruista. Mi congratulo con lui e con la governatrice Palin per tutto quello che hanno ottenuto, e non vedo l'ora di lavorare con loro per rinnovare nei prossimi mesi la promessa di questa nazione.
Voglio qui ora ringraziare il mio partner in questa avventura, un uomo che ha fatto campagna elettorale col cuore, parlando con le donne e gli uomini con i quali è cresciuto nelle strade di Scranton con i quali ha viaggiato da pendolare ogni giorno per tornare a casa propria nel Delaware, il vicepresidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden.
Io non sarei qui questa sera senza il sostegno continuo della mia migliore amica degli ultimi sedici anni la roccia della mia famiglia, l'amore della mia vita, la prossima first lady della nazione Michelle Obama. Sasha and Malia vi amo entrambe moltissimo e vi siete guadagnate il cucciolo che verrà con noi alla Casa Bianca.
E mentre siamo qui e lei non è più con noi, so che la mia nonna ci sta guardando, che insieme a tutta la famiglia ha fatto di me ciò che sono. In questa sera così unica mi mancano tutti, e so che il mio debito verso di loro non è neppure calcolabile. A mia sorella Maya, mia sorella Alma, tutti i miei fratelli e le mie sorelle, voglio dire grazie per il sostegno che mi avete dato. Vi sono veramente riconoscente.
Al manager della mia campagna David Plouffe il protagonista senza volto di questa campagna che ha messo insieme la migliore campagna elettorale - credo - nella Storia degli Stati Uniti d'America, al mio capo stratega David Axelrod che è stato mio partner in ogni fase di questo lungo cammino... proprio il miglior team di una campagna elettorale mai messo insieme nella storia della politica. Voi avete reso possibile tutto ciò, e io vi sarò eternamente grato per i sacrifici che avete affrontato per farci trionfare.
Ma più di ogni altra cosa, devo considerare a chi appartiene veramente questa vittoria: appartiene a voi. Io non sono mai stato il candidato più ideale per questa carica. Non abbiamo mosso i primi passi nella campagna elettorale con finanziamenti o appoggi ufficiali. La nostra campagna non è stata pianificata nelle grandi sale di Washington, ma nei cortili di Des Moines, nei tinelli di Concord, sotto i portici di Charleston. È stata realizzata da uomini e donne che lavorano, che hanno attinto ai loro scarsi risparmi messi da parte per offrire alla causa cinque, dollari, venti dollari. Il movimento ha preso piede e si è rafforzato grazie ai giovani, che hanno rigettato il mito dell'apatia della loro generazione, che hanno lasciato le loro case e le loro famiglie per un'occupazione che offriva uno stipendio modesto e sicuramente poche ore di sonno; ai non più tanto giovani che hanno sfidato il freddo pungente e il caldo più soffocante per bussare alle porte di perfetti sconosciuti; ai milioni di americani che si sono adoperati come volontari, si sono organizzati, e hanno dimostrato che a distanza di oltre due secoli, un governo del popolo, fatto dal popolo e per il popolo non è sparito dalla faccia di questa Terra. Questa è la vostra vittoria.
So che quello che avete fatto non è soltanto vincere un'elezione e so che non l'avete fatto per me. Lo avete fatto perché avete compreso l'enormità del compito che ci sta avanti. Perché anche se questa sera festeggiamo, sappiamo che le sfide che il futuro ci presenterà sono le più ardue della nostra vita: due guerre, un pianeta in pericolo, la peggiore crisi finanziaria da un secolo a questa parte. Anche se questa sera siamo qui a festeggiare, sappiamo che ci sono in questo stesso momento degli americani coraggiosi che si stanno svegliando nei deserti iracheni, nelle montagne dell'Afghanistan dove rischiano la loro vita per noi.
Ci sono madri e padri che resteranno svegli dopo che i loro figli si saranno addormentati e si arrovelleranno chiedendosi se ce la faranno a pagare il mutuo o il conto del medico o a mettere da parte abbastanza soldi per pagare il college. Occorre trovare nuova energia, creare nuovi posti di lavoro, costruire nuove scuole. Occorre far fronte a nuove sfide e rimettere insieme le alleanze.
La strada che ci si apre di fronte sarà lunga. La salita sarà erta. Forse non ci riusciremo in un anno e nemmeno in un solo mandato, ma America! Io non ho mai nutrito maggiore speranza di quanta ne nutro questa notte qui insieme a voi. Io vi prometto che noi come popolo ci riusciremo!
Yes we can! Yes we can! Yes we can!
Ci saranno battute d'arresto e false partenze. Ci saranno molti che non saranno d'accordo con ogni decisione o ogni politica che varerò da Presidente e già sappiamo che il governo non può risolvere ogni problema. Ma io sarò sempre onesto con voi in relazione alle sfide che dovremo affrontare. Vi darò ascolto, specialmente quando saremo in disaccordo. E soprattutto, vi chiedo di unirvi nell'opera di ricostruzione della nazione nell'unico modo con il quale lo si è fatto in America per duecentoventi anni, ovvero mattone dopo mattone, un pezzo alla volta, una mano callosa nella mano callosa.
Ciò che ha avuto inizio ventuno mesi fa, nei rigori del pieno inverno, non deve finire in questa notte autunnale. La vittoria in sé non è il cambiamento che volevamo, ma è soltanto l'opportunità per noi di procedere al cambiamento. E questo non potrà accadere se faremo ritorno allo stesso modus operandi.
Il cambiamento non può aver luogo senza di voi.
Troviamo e mettiamo insieme dunque un nuovo spirito di patriottismo, di servizio e di responsabilità, nel quale ciascuno di noi decida di darci dentro, di lavorare sodo e di badare non soltanto al benessere individuale, ma a quello altrui. Ricordiamoci che se mai questa crisi finanziaria ci insegna qualcosa, è che non possiamo avere una Wall Street prospera mentre Main Street soffre: in questo Paese noi ci eleveremo o precipiteremo come un'unica nazione, come un unico popolo.
Resistiamo dunque alla tentazione di ricadere nelle stesse posizioni di parte, nella stessa meschineria, nella stessa immaturità che per così tanto tempo hanno avvelenato la nostra politica. Ricordiamoci che c'è stato un uomo proveniente da questo Stato che ha portato per la prima volta lo striscione del partito Repubblicano alla Casa Bianca, un partito fondato sui valori della fiducia in sé, della libertà individuale, dell'unità nazionale. Sono questi i valori che abbiamo in comune e mentre il partito Democratico si è aggiudicato una grande vittoria questa notte, noi dobbiamo essere umili e determinati per far cicatrizzare le ferite che hanno finora impedito alla nostra nazione di fare passi avanti.
Come Lincoln disse a una nazione ancora più divisa della nostra, "Noi non siamo nemici, ma amici, e anche se le passioni possono averlo allentato non dobbiamo permettere che il nostro legame affettivo si spezzi". E a quegli americani il cui supporto devo ancora conquistarmi, dico: forse non ho ottenuto il vostro voto, ma sento le vostri voci, ho bisogno del vostro aiuto e sarò anche il vostro presidente.
A coloro che ci guardano questa sera da lontano, da oltre i nostri litorali, dai parlamenti e dai palazzi, a coloro che in vari angoli dimenticati della Terra si sono ritrovati in ascolto accanto alle radio, dico: le nostre storie sono diverse, ma il nostro destino è comune e una nuova alba per la leadership americana è ormai a portata di mano.
A coloro che invece vorrebbero distruggere questo mondo dico: vi sconfiggeremo. A coloro che cercano pace e tranquillità dico: vi aiuteremo. E a coloro che si chiedono se la lanterna americana è ancora accesa dico: questa sera noi abbiamo dimostrato ancora una volta che la vera forza della nostra nazione non nasce dalla potenza delle nostre armi o dal cumulo delle nostre ricchezze, bensì dalla vitalità duratura dei nostri ideali: democrazia, libertà, opportunità e strenua speranza.
Perché questo è il vero spirito dell'America: l'America può cambiare. La nostra unione può essere realizzata. E quello che abbiamo già conseguito deve darci la speranza di ciò che possiamo e dobbiamo conseguire in futuro.
In queste elezioni si sono viste molte novità e molte storie che saranno raccontate per le generazioni a venire. Ma una è nella mia mente più presente di altre, quella di una signora che ha votato ad Atlanta. Al pari di molti altri milioni di elettori anche lei è stata in fila per far sì che la sua voce fosse ascoltata in questa elezione, ma c'è qualcosa che la contraddistingue dagli altri: Ann Nixon Cooper ha 106 anni.
È nata a una sola generazione di distanza dalla fine della schiavitù, in un'epoca in cui non c'erano automobili per le strade, né aerei nei cieli. A quei tempi le persone come lei non potevano votare per due ragioni fondamentali, perché è una donna e per il colore della sua pelle.
Questa sera io ripenso a tutto quello che lei deve aver visto nel corso della sua vita in questo secolo in America, alle sofferenze e alla speranza, alle battaglie e al progresso, a quando ci è stato detto che non potevamo votare e alle persone che invece ribadivano questo credo americano: Yes, we can.
Nell'epoca in cui le voci delle donne erano messe a tacere e le loro speranze soffocate, questa donna le ha viste alzarsi in piedi, alzare la voce e dirigersi verso le urne. Yes, we can.
Quando c'era disperazione nel Dust Bowl e depressione nei campi, lei ha visto una nazione superare le proprie paure con un New Deal, nuovi posti di lavoro, un nuovo senso di ideali condivisi. Yes, we can.
Quando le bombe sono cadute a Pearl Harbor, e la tirannia ha minacciato il mondo, lei era lì a testimoniare in che modo una generazione seppe elevarsi e salvare la democrazia. Yes, we can.
Era lì quando c'erano gli autobus di Montgomery, gli idranti a Birmingham, un ponte a Selma e un predicatore di Atlanta che diceva alla popolazione : "Noi supereremo tutto ciò". Yes, we can.
Un uomo ha messo piede sulla Luna, un muro è caduto a Berlino, il mondo intero si è collegato grazie alla scienza e alla nostra inventiva. E quest'anno, per queste elezioni, lei ha puntato il dito contro uno schermo e ha votato, perché dopo 106 anni in America, passati in tempi migliori e in ore più cupe, lei sa che l'America può cambiare. Yes, we can.
America, America: siamo arrivati così lontano. Abbiamo visto così tante cose. Ma c'è molto ancora da fare. Quindi questa sera chiediamoci: se i miei figli avranno la fortuna di vivere fino al prossimo secolo, se le mie figlie dovessero vivere tanto a lungo quanto Ann Nixon Cooper, a quali cambiamenti assisteranno? Quali progressi avremo fatto per allora?
Oggi abbiamo l'opportunità di rispondere a queste domande. Questa è la nostra ora. Questa è la nostra epoca: dobbiamo rimettere tutti al lavoro, spalancare le porte delle opportunità per i nostri figli, ridare benessere e promuovere la causa della pace, reclamare il Sogno Americano e riaffermare quella verità fondamentale: siamo molti ma siamo un solo popolo. Viviamo, speriamo, e quando siamo assaliti dal cinismo, dal dubbio e da chi ci dice che non potremo riuscirci, noi risponderemo con quella convinzioni senza tempo e immutabile che riassume lo spirito del nostro popolo: Yes, We Can.
Grazie. Dio vi benedica e possa benedire gli Stati Uniti d'America

giovedì 22 gennaio 2009

Città unica, Gatteo, San Mauro Pascoli e Savignano sul Rubicone uniti

Torna il tema della 'Città unica' tra i tre comuni di Savignano, San Mauro e Gatteo. A metterlo sotto i riflettori dell'attenzione pubblica è stato un documento presentato recentemente dalle segreterie comunali del Partito De­mocratico dei tre centri del Rubicone.Un documento, sia chiaro, che rappresenta al momento solo un punto di partenza, ma che non può non es­sere preso in tutta la sua portata innovativa e storica.
Quel documento­, è stato redatto per stimolare un di­battito. e di conseguenza può rappresentare uno stimolo importante per avviare uno studio siste­matico delle diverse pro­blematiche per giungere al termine d'un percorso medi­tato, alla realizzazione di un'Comune unico'.
Il 'Comune unico'. Se ne parla da tempo.
Scavando all'indietro, si scopre che già nei primi anni Settanta se ne incominciò a parlare per arrivare, però, solo nel 2002, ad uno studio di fattibilità.
Nel docu­mento del PD non si dice che l' opera­zione va assolutamente conclusa, ma più semplicemente che rappresenta un'ipo­tesi da valutare con la massima atten­zione, e proprio per come ci si è mossi indica una metodologia corretta. Inoltre, tentando d'allungare lo sguardo in avanti con un certo anticipo si cerca di avviare possibili soluzioni alle difficoltà che attanagliano da anni le Amministra­zioni pubbliche.
In fondo, se ben si pensa, pur con tutta la positività che rappresenta, l'Unione è un ente che s'aggiunge ad altri enti esistenti. Credo quindi che puntare ad una ulteriore semplificazione del contesto amministrativo non possa che rappresentare vantaggi per tutti e soprattutto per i Cittadini. I vantaggi, non riguarderebbero tanto i costi della politica visto che presidente e giunta dell'Unione non percepiscono compensi, quanto la ri­duzione che più o meno rapidi meccanismi di 'fusione' porterebbero, invece, in maniera del tutto scontata. Una valutazione approfondita del tema è dunque quanto mai importante e, forse, urgente. Perché, con questi chiari di luna, certo non ci si può più permettere il lusso di per­dere tempo. Inoltre, una volta realizzato, il 'Comune unico del Rubicone' rappresenterebbe la terza entità provinciale e, in politica, si sa quanto contino certi 'pesi e contrappesi'.
L'importante sarà comunque mantenere alti anche per i prossimi anni quan­tità e livello dei servizi. Perché, qui, così com'è oggi, esiste il rischio concreto di comprimere i costi attraverso il taglio dei servizi. Il federalismo fiscale così com'è at­tualmente proposto non porta di sicuro a soluzioni otti­mali. Mi auguro, viceversa, un riforma federalista solo se consentirà il 'recupero' e la 'valorizzazione' delle nostre grandi pottenzialità che abbracciano servizi, turismo, industria e così via.
Tanti aspetti, quindi, da mettere l'uno dietro l'altro sul tavolo della riflessione. Praticando innanzi tutto il confronto, senza andare a scapito di qualcuno. Da affrontare con decisione rinnovata, ma anche pacatamente.
Credo proprio che si possa essere all'inizio d'un percorso molto interessante. Da valutare in ogni sua sfaccettatura.
Città Unica!
Che nome le diamo?

mercoledì 21 gennaio 2009

Formula del giuramento di presidente degli USA

I do solemnly swear that I will faithfully execute the Office of President of the United States, and will to the best of my Ability, preserve, protect and defend the Constitution of the United States. So help me God.

Giuro solennemente che adempirò con lealtà ai doveri di Presidente degli Stati Uniti e col massimo dell'impegno preserverò, proteggerò e difenderò la Costituzione degli Stati Uniti. Con l'aiuto di Dio!



E' una formula breve, in tutto 39 parole, piu' il nome completo.
Cosi', in una manciata di secondi, ieri alle 12 ora di Washington, Barack Hussein Obama è diventato il 44esimo presidente degli Stati Uniti, giurando sulla stessa Bibbia su cui il 4 marzo 1861 poso' la mano Abraham Lincoln.
L'ultima frase "So help me God" è stata riaggiunta su richiesta di Obama, abolita per diverso tempo.
L'ultima volta fu pronunciata da Chester Arthur

DISCORSO INAUGURALE DI OBAMA

venerdì 16 gennaio 2009

Pascoli in latino, Carmina Inno a Roma

Hymnus in Romam


A Roma eterna.
Roma vivrà in eterno, lampada di vita.
/l'ultimo frammento/

Aeternum spiras, aeternum, Roma, viges. Tu
post multas caedes, post longa oblivia rerum
et casus tantos surgentesque undique flammas,
tu supra cineres formidatasque ruinas
altior exsistens omni de morte triumphas;
tu populis iuris per te consortibus offers
mirandam te nunc in primo flore iuventae,
Pallantis similem, tutam fulgentibus armis,
accinctam gladio: terrarumque imminet orbi
illa ingens cuius gentes de lumine lumen
primum accenderunt, quae nobis discutit umbram,
Roma potens, vitae potior tua tempore lampas.


Inno a Roma

Spirito eterno, eterna forza, o Roma!
Dopo il gran sangue, dopo l'oblío lungo,
e il fragor fiero e il pallido silenzio,
e tanti crolli e tante fiamme accese
da tutti i venti, tu col piè calcando
le tue ceneri, tu le tue macerie,
sempre piú alta, celebri il piú grande
dei tuoi trionfi; che la morte hai vinta.
Tu in faccia a tutti i popoli che a parte
chiamasti del tuo dritto, ora apparisci
nel primo fior di giovinezza ancora,
meravigliosa, simile a Pallate,
difesa intorno dal fulgor dell'armi,
e con la spada; e pende sopra il mondo
quella al cui lume accesero le genti
tutte il lor lume, quella che a noi rompe
l'ombra: o Roma possente, la possente
tua piú che il tempo lampada di vita.

Trad. GIOVANNI PASCOLI



La produzione latina di Giovanni Pascoli
..si tratta spesso del miglior Pascoli, per ricchezza di linguaggio e intensità di ispirazione. In lui il latino è una lingua viva.

Inno a Roma
Fu presentato in una prima redazione di 100 esametri al concorso nazionale del 1911 per il Natale di Roma nel cinquantenario del Regno. Ottenne il secondo premio (il primo premio non fu assegnato). Il Pascoli lo ripubblicò pochi mesi dopo, in versione ampliata a 444 esametri, accompagnata da una versione italiana in endecasillabi sciolti e con la didascalia: carmen composuit lingua latina tum vetere tum recenti Johannes Pascoli.

giovedì 15 gennaio 2009

Myricae, Nevicata o Gennaio di Giovanni Pascoli



GENNAIO o NEVICATA

Nevica: l'aria brulica di bianco;
la terra è bianca, neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco,
cade del bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera;
passano bimbi; un balbettio di pianto;
passa una madre; passa una preghiera!


Questa poesia fa parte del Myricae, la prima raccolta di poesie di Giovanni Pascoli.
Myricae è il nome delle tamerici, piccoli e modesti arbusti selvatici.
Pascoli lo sceglie come titolo per sottolienare i contenuti semplici, quotidiani, legati al mondo rurale che caratterizzano le liriche della raccolta.

mercoledì 14 gennaio 2009

Povero Diavolo, Pier Giorgio Parini chef dell'eccellenza


A pagina 17 de "I ristoranti d'Italia 2009" si apre capitolo "I migliori".
Qui i locali dell'eccellenza tricolore sono semplicemente ed efficacemente suddi­visi per Cappelli e punteggi. AI paragrafo, se così pos­siamo chiamarlo, intitolato Un Cappello, l'Osteria del Povero Diavolo di Torriana (nella Valmarecchia rimine­se) "racimola", si fa per dire, il punteggio di 15,5 che equivale, sfogliando la leggenda della guida, a cucina ottima. Questa premessa è necessaria perché noi ed i nostri lettori arrivino a formulare il seguente interroga­tivo: lo chef del Povero Diavolo, un giorno, sarà famoso come Federico Fellini?
Pier Giorgio Parini, oggi chef del Povero Diavolo, è nato a San Mauro Pascoli, nella vicina provincia di Forlì-Cesena, il 12 marzo del 1977. A non ancora 32 anni ha saputo imporsi all'attenzione dei critici enogastronomici di buona parte dello Stivale entusiasmando i palati più esigenti. Con il Riminese ha sempre mantenuto un forte legame "d'appartenen­za". E', infatti, all'Istituto Alberghiero "Severo Savioli" di Riccione che nel 1996 ottiene il diploma di cuoco. Stesso anno viene avviato alla prima esperienza al ristorante "Le giare" di Longiano per poi emigrare nuovamente a Rimini quando dal 2000 al 2004 si mette in luce come secondo dello chef Fabio Rossi al­l'Acero Rosso nel Borgo di San Giuliano. Il salto al suc­cessivo impiego, alla rìcerca di nuovi stimoli, avviene con l'ingresso a "Le Calandre" al fianco di Massimilia­no e Raffaele Alajmo per circa 18 mesi.
"Nella brigata di Massimiliano - ­spiega Parini - pur avendo un compito specifico in pa­sticceria, ho percepito la dimensione di un grande ri­storante e ho cercato di fare mia la tensione creativa per riuscire ad esprimere una personale idea di ciò che voglio ricercare o ricreare con un piatto".
"Dal febbraio 2006 - aggiunge Parini - dirigo la cucina dell'Osteria del Povero Diavolo. In questa mia permanenza ho avuto modo di mettere in pratica alcune idee maturate nel corso delle esperienze precedenti, misurandomi con le altre anime del locale, i titolari Fausto e Stefania Fratti, iniziando a delineare un'identità della cucina che non insegue clichè ma cerca di essere "qui" e "ora" un in­vito ad essere vissuta come piacere, divertimento e perché no anche sorpresa. Uno dei miei svaghi preferi­ti - continua Parini --consiste nell'andare a scovare piccoli produttori, artigiani, contadini, allevatori, per­sone comunque legate al mondo della produzione agri­cola e alimentare in senso lato, che mantengono nel­l'approccio al loro lavoro uno stile di ricerca della qua­lità o di tutela di vecchie tradizioni e culture. Ho una particolare predilezione per lo studio delle erbe, delle loro proprietà ed utilizzo in cucina".
"AI Povero Diavo­lo, in qualità di massimo responsabile di un cucina - ­dice Stefania Fratti - ci si è buttato con entusiasmo; con mille idee, fresco fresco della ricca lezione appre­se alle Calandre; con la voglia di cimentare sul campo spunti, intuizioni, progetti custoditi virtualmente nella sua testa. Un po' di timidezza iniziale subito superata sul campo con le prime conferme di" gradimento del pubblico e la partenza sintetizzata nel motto che cam­peggia sul frontespizio del menu "Ritorno al futuro". Questa l'idea che ha delineato il tracciato del suo lavo­ro, iniziando con una prima radiografia del territorio per individuare le presente produttive più interessanti e so­stanziare con queste una cucina comprensibile, mo­derna, qualitativamente alta, ricca di citazioni dalla tradizione locale e dal Povero Diavolo degli anni passa­ti. La qual cosa ha fatto sentire un po' come a casa an­che vecchi clienti... E penso che, per chi ha modo di venirvi a contatto, la sensazione sia propria immediata se ad Enzo Vizzari (curatore della guida I Ristoranti d'I­talia 2009) è bastata la visita di una sera con an­nessa colazione del mattino, per definire Giorgio "uno di quelli che se potessero dormirebbero in cucina".

Se volete sapere altro ecco i riferimenti:
Osteria del Pove­ro Diavolo - via Roma 30 - Torriana (Rimini) -
telefono 0541.675060 -
info@ristorantepoverodiavolo.com
www.ristorantepoverodiavolo.com

martedì 13 gennaio 2009

Il dono di Patrizia Pestrin alla Malatestiana di Cesena

Il bookbeautifulMaria madre di Dio" è un’opera della collezione “Sacra” ed è stato realizzato in edizione esclusiva a tiratura limitata di 755 copie.
Il primo esemplare dell’edizione possiede PAPA BENEDETTO XVI e l'ultima è stata data al SANTUARIO DELLA MADONNA DI LOURDES durante la ricorrenza dell'apparizione.
L’opera di René Laurentin – uno dei massimi esperti mondiali di mariologia, autore di oltre cento pubblicazioni su Maria e sulle apparizioni mariane – ripercorre la storia fondamentale della figura di Maria nella letteratura e nell’arte mondiale di tutti i tempi, proponendo testi narrativi di autori, a partire da Sant’Agostino, San Tommaso d’Aquino e Dante, fino ad arrivare a Paul Claudel, Carl Gustav Jung, Giovanni Paolo II; il tutto accompagnato dalle immagini delle opere di grandi artisti, quali Giotto, Raffaello, Leonardo, Guido Reni, Tiepolo.
L’edizione è corredata da un intervento artistico del maestro Paolo Baratella, posto nell’antiporta del volume, e da novanta immagini a colori fuori testo elaborate in fotolitografia da Mirco Cestari in Bologna e stampate presso la stamperia di Andrea Albertini in Bologna su carta patinata opaca da 170 grammi prodotta dalle Cartiere del Garda di Riva del Garda.
La stampa dei testi, composti con i caratteri bodoniani tondi e corsivi nei corpi 34, 22 e 16, è stata eseguita in Bologna presso la stamperia di Andrea Albertini su carta velata in puro cotone da 170 grammi, creata appositamente per questa edizione e impreziosita dalla filigrana con il logo della collezione “Sacra”, fabbricata manualmente su telaio alla forma tonda con particolare formula esclusiva dalle Cartiere Magnani in Pescia.
La cucitura, la rilegatura e la copertina in pelle naturale Veau Aniline tinta alla botte in colore rosso, con cinque nervature e iscrizioni in oro bianco sul dorso, sono state realizzate con procedimento manuale presso la legatoria L’Arte del Libro di Bruno Superti in Todi.
Sulla copertina del volume è stato collocato un bassorilievo in ottone ricoperto in argento 999 raffigurante l’opera Annunciazione di Paolo Baratella, formato cm 38,5 x 25, realizzato in fusione a terra, rifinito e patinato a mano, presso la fonderia Farbel di Giuseppe Belotti in Erbusco, in tiratura limitata. Ciascun bassorilievo è numerato e firmato dall’autore e reca i sigilli della fonderia e di FMR.
Il volume Maria madre di Dio ha 412 pagine, nel formato chiuso misura cm 32,5 x 45 x 10, è numerato e firmato dall’artista e dall’editore in corrispondenza del colophon descrittivo ed è contenuto in un elegante cofanetto in plexiglas realizzato su progetto esclusivo.
Questo eccezionalmente pregevole volume è stato regalato in questi giorni alla Biblioteca Malatestiana di Cesena.
A donare munificamente questo capolavoro dell’editoria contemporanea alla Malatestiana è stata la professoressa Patrizia Pestrin Evangelista, insegnante di Lingua e letteratura Inglese al Liceo Scientifico “Marie Curie” di Savignano sul Rubicone, studiosa e attivissima imprenditrice.
Con questo prestigioso omaggio la professoressa Patrizia Pestrin Evangelista vuole attestare l’amore per i libri e per la Malatestiana da parte sua e del marito Federico Evangelista, che è stato a lungo direttore della Cancelleria della Pretura di Cesena, del Tribunale di Forlì, del Tribunale di Cesena e della cancelleria del Giudice di Pace a Cesena, e che è scomparso prematuramente nel 2005.
Molto noto nella nostra città, il dottor Federico Evangelista è affettuosamente ricordato da amici e conoscenti per la sua cultura, la molteplicità di interessi, l’autorevolezza e l’energia inesauribile e questo splendido libro legherà per sempre il suo nome e il suo ricordo alla storia e alle collezioni della Malatestiana.

PS: Volevo segnalare che il valore nominale di questa opera presso la Camera di Commercio è di 11.500,00 Euro (si chiama valore nominale perché il valore effettivo è circa il triplo). Grazie.

domenica 11 gennaio 2009

Poemi Conviviali di Giovanni Pascoli

Giovanni Pascoli e Maria
Romagna solatìa, dolce paese!

Il giovinetto, pieno di grazia e di gloria, si rivolgeva ogni momento dalla sua via fiorita e luminosa, per trarre dall'ombra e dal deserto e dal silenzio e, sì, dalla sua tristezza, il fratello maggiore e minore. Io nella irrequietezza della vita, ho potuto talvolta dimenticare quel gesto gentile del fanciullo prodigioso; ma ci sono tornato su, sempre, ammirando e amando. Ci torno su, ora, più che mai grato, ora che raccolgo e a te, o Adolfo, re del CONVITO, consacro questi poemi, dei quali i primi comparvero nel CONVITO e piacquero a lui. Piaceranno agli altri? Giova sperare. O avranno la sorte d'un altro mio scritto conviviale, della Minerva Oscura, che poi generò altri due volumi, Sotto il Velame e La Mirabile Visione, e ancora una Prolusione al Paradiso, e altri ancora ne creerà? Non mi dorrebbe troppo se questi Poemi avessero la sorte di quei volumi. Essi furono derisi e depressi, oltraggiati e calunniati, ma vivranno. Io morrò; quelli no. Così credo, così so: la mia tomba non sarà silenziosa. Il Genio di nostra gente Dante, la additerà ai suoi figli.
Prima di quel giorno, che verrà tanto prima per me, che per te, e per Gabriele, non vorremo fruire il CONVITO, facendo l'ultimo de dodici libri? Narreremo in esso ciò che sperammo e ciò che sognammo, e ciò che seminammo e ciò che mietemmo, e ciò che lasciamo e ciò che abbandoniamo. O Adolfo, tu sarai (non parlo di Gabriele, ché egli s'è beato) più lieto o men triste di me! Sai perché? Il perché è in questo tuo libro. Leggi "I VECCHI DI CEO". Tutti e due lasciano la vita assai sereni: ma uno più, l'altro meno. Questi non ha in casa, come messe della sua vita, se non qualche corona istmia o nemea, d'appio secco e d'appio verde (oh! secco ormai anche questo!). L'altro, e ha di codeste ghirlande, e ha figli dei figli. Tu sei quest'ultimo, o Adolfo; tu sei Panthide che ebbe il dono dalle Chariti!

Pisa, 3O giugno del 19O4.

A caccia di profitti

Considerando che il "buono" se lo prende la SAMSO, l'appaltatore cerca di rifilarci il bonus facciate, e via....alle votazioni...