domenica 22 febbraio 2009
Sanremo, Youtube, Carta, La forza mia, testo
Marco Carta “La forza mia”:
Aprire gli occhi e ritrovarti qui
E’ come aprire una finestra al sole
E’ l’emozione del salto nel vuoto che mi porta da te
Aprire gli occhi e ritrovarti qui
E’ risvegliarsi mani nelle mani
E’ un bacio ad acqua salata che ancora più sete di te mi da
Quando tutto sembrava ormai spento
Nel mio mondo cercavo te
Quando tutto sembrava finito guardando il fondo
Invece ho sentito che
Tu sarai la forza mia
La mia strada il mio domani
Il mio sole la pioggia
Il fuoco e l’acqua dove io mi tufferò
Tu sarai la forza mia
Il mio gancio in mezzo al cielo
Il colpo al cuore
All’improvviso dentro me
Dentro me
Aprire gli occhi e ritrovarti qui
Lasciarsi andare sotto il temporale
Sentire come mi manca il respiro
Se i tuoi occhi accendono i miei
Quando tutto sembrava ormai spento
Nel mio mondo volevo te
Quando tutto sembrava sbiadito
Toccando il fondo invece ho sentito che
Tu sarai la forza mia
La mia strada il mio domani
Il mio sole e la pioggia
Il fuoco e la goccia dove io mi tufferò
Tu sarai la forza mia
Il mio gancio in mezzo al cielo
Il colpo al cuore
Il paradiso dentro me
Il mio gancio in mezzo al cielo
Il colpo al cuore
Il paradiso dentro me
Dentro me
Tu sarai la forza mia
Tu sarai la forza mia
Tu sarai la forza mia
Tu sarai la forza mia
Dentro me
Dentro me.
Aspettando il Festival Canoro di Gatteo (1, 8, 15, 22 Marzo) posso suggerire qui il vincitore di Sanremo 2009 con testo della canzone vinta:"La forza mia"
mercoledì 18 febbraio 2009
Video di Benigni a Sanremo
Roberto Benigni durante il suo intervento ha recitato "DE PROFUNDIS", una lettera che Oscar Wilde inviò dal carcere al suo innamorato Alfred Douglas, concludendo:
«È una storia incredibile che va avanti da millenni. Gli omosessuali non sono fuori dal piano di Dio. Di peccati c’è solo la stupidità. Per rendere l’idea dell’assurdità e ridicolaggine, ricordo che gli omosessuali sono stati seviziati e morti nei campi di concentramento perché amavano un’altra persona. Mettiamo che un eterosessuale si innamori focosamente di una persona dell’altro sesso, e a un certo punto lo prendono, lo torturano e lo uccidono perché si è innamorato. Tanti omosessuali sono stati torturati perché amavano un’altra persona, lasciate stare il sesso. È incredibile che si parli ancora degli omosessuali così, con questa incredibile rozzezza. Sono persone che si amano, non è che per colpa loro finisce la razza, come dice qualcuno. Nella storia dell’umanità ci hanno fatto doni enormi, ed è il sentimento dell’amore che caratterizza gli omosessuali. E quando c’è l’amore tutto diventa grande. Nemmeno la fede rassicura, l’unica cosa che rassicura è l’amore»...
Sanremo 2009 - Roberto Benigni - Omosessualita &Oscar Wilde
IL MESE PROSSIMO SPERIAMO DI AVERE UN BENIGNI PURE AL XXVI FESTIVAL CANORO DI GATTEO ;)
Programma:
1, 8, 15, 22 MARZO ore 16, 30 min
al cinema-teatro di Lina Pagliughi a Gatteo.
«È una storia incredibile che va avanti da millenni. Gli omosessuali non sono fuori dal piano di Dio. Di peccati c’è solo la stupidità. Per rendere l’idea dell’assurdità e ridicolaggine, ricordo che gli omosessuali sono stati seviziati e morti nei campi di concentramento perché amavano un’altra persona. Mettiamo che un eterosessuale si innamori focosamente di una persona dell’altro sesso, e a un certo punto lo prendono, lo torturano e lo uccidono perché si è innamorato. Tanti omosessuali sono stati torturati perché amavano un’altra persona, lasciate stare il sesso. È incredibile che si parli ancora degli omosessuali così, con questa incredibile rozzezza. Sono persone che si amano, non è che per colpa loro finisce la razza, come dice qualcuno. Nella storia dell’umanità ci hanno fatto doni enormi, ed è il sentimento dell’amore che caratterizza gli omosessuali. E quando c’è l’amore tutto diventa grande. Nemmeno la fede rassicura, l’unica cosa che rassicura è l’amore»...
Sanremo 2009 - Roberto Benigni - Omosessualita &Oscar Wilde
IL MESE PROSSIMO SPERIAMO DI AVERE UN BENIGNI PURE AL XXVI FESTIVAL CANORO DI GATTEO ;)
Programma:
1, 8, 15, 22 MARZO ore 16, 30 min
al cinema-teatro di Lina Pagliughi a Gatteo.
venerdì 13 febbraio 2009
Pietro Lombardo e la gioia di studiare a Gatteo
Oggi, ore 20.30-22.30
al Teatro "L. Pagliughi" Via Garibaldi 6, Gatteo (FC)
Relatore: Prof.Pietro Lombardo
"Come favorire la gioia di studiare e il desiderio di apprendere"
Evento promosso da: ISTITUTO COMPRENSIVO di GATTEO in collaborazione con la BCC di Gatteo e le famiglie.
Breve curriculum scientifico:
Membro dell’ European Association of Personality Psychology e della European Society for the History of Human Sciences.
Professore Ordinario presso la Facoltà di Psicologia è docente del Dottorato di ricerca in Psicologia cognitiva, Psicofisiologia e Personalità, delle Scuole di Specializzazione in Psicologia clinica e in Neuropsichiatria infantile dell’Università di Roma “La Sapienza”.
E' Presidente del Corso di Laurea in Scienze e tecniche psicologiche dell'Intervento clinico della Facoltà di Psicologia 1 ed è autore con Franco Angeli, Laterza, Bollati-Boringhieri di numerosi volumi.
L'attività scientifica è principalmente indirizzata all'indagine storica e critica dei fondamenti della Psicologia Italiana, della Psicologia della Personalità e della Psicologia Clinica. Per quanto riguarda la storia delle scienze psicologiche ha analizzato la psicologia generale dei maggiori rappresentanti della psicologia italiana tra cui Gabriele Buccola, Agostino Gemelli e Sante De Sanctis, ponendo particolare attenzione alla ricerca clinico-differenziale di quest’ultimo, visto sia nel contesto italiano sia in quello internazionale. Articoli su questi esponenti della psicologia italiana sono comparsi per la prima volta su prestigiose riviste internazionali.
E' curatore per il Dipartimento di Psicologia dell'Archivio Italiano di Storia della Psicologia.
al Teatro "L. Pagliughi" Via Garibaldi 6, Gatteo (FC)
Relatore: Prof.Pietro Lombardo
"Come favorire la gioia di studiare e il desiderio di apprendere"
Evento promosso da: ISTITUTO COMPRENSIVO di GATTEO in collaborazione con la BCC di Gatteo e le famiglie.
Breve curriculum scientifico:
Membro dell’ European Association of Personality Psychology e della European Society for the History of Human Sciences.
Professore Ordinario presso la Facoltà di Psicologia è docente del Dottorato di ricerca in Psicologia cognitiva, Psicofisiologia e Personalità, delle Scuole di Specializzazione in Psicologia clinica e in Neuropsichiatria infantile dell’Università di Roma “La Sapienza”.
E' Presidente del Corso di Laurea in Scienze e tecniche psicologiche dell'Intervento clinico della Facoltà di Psicologia 1 ed è autore con Franco Angeli, Laterza, Bollati-Boringhieri di numerosi volumi.
L'attività scientifica è principalmente indirizzata all'indagine storica e critica dei fondamenti della Psicologia Italiana, della Psicologia della Personalità e della Psicologia Clinica. Per quanto riguarda la storia delle scienze psicologiche ha analizzato la psicologia generale dei maggiori rappresentanti della psicologia italiana tra cui Gabriele Buccola, Agostino Gemelli e Sante De Sanctis, ponendo particolare attenzione alla ricerca clinico-differenziale di quest’ultimo, visto sia nel contesto italiano sia in quello internazionale. Articoli su questi esponenti della psicologia italiana sono comparsi per la prima volta su prestigiose riviste internazionali.
E' curatore per il Dipartimento di Psicologia dell'Archivio Italiano di Storia della Psicologia.
martedì 10 febbraio 2009
Monsignor Cristoforo Borghesi, arciprete di Gatteo
Il 24 febbraio ricorre il 44° anniversario della morte di Monsignor Cristoforo Borghesi, arciprete di Gatteo dal 1927 al 1965. Don Giuseppe Brigliadori ricorda: "Quando venni in questa Parrocchia nell'avanzata estate del 1965 tutto parlava di Mons. Cristoforo: non solo l'ambiente materiale, come casa, Chiesa, ufficio, registri, ma soprattutto l'ambiente dei suoi figli che si sentivano privati di un tale padre". Sono passati tanti anni da quei giorni e, anche se i segni di Mons. Cristoforo parlano ancora, molti ormai non riescono più a sentirli e forse di quelli che tenevano viva la sua memoria nel proprio cuore, ne sono rimasti pochi. E' bene allora che noi tutti parrocchiani di Gatteo veniamo a conoscenza di ciò che questo buon sacerdote e parroco ha fatto (che non è poco) e prestiamo attenzione a ciò che rimane, anche visibilmente, delle sue azioni. Cristoforo Borghesi nasce a Longiano nel 1881; la sua vita in seminario è travagliata prima dalla chiamata per la campagna militare in Libia e successivamente dalla prima guerra mondiale, a cui lui partecipa come soldato di sanità. Nel settembre del '27 prende possesso della parrocchia di Gatteo. Costituirà nuovi gruppi di Azione Cattolica, inaugurerà un nuovo campanile (1929), acquisterà una nuova statua della Madonna del Popolo, rifarà la facciata della parrocchiale e svolgerà alcuni lavori interni, si interesserà per l'ampliamento del cimitero e la costruzione della nuova cappella, prima della II guerra rifarà il tetto della parrocchiale, durante la guerra istituisce il "Segretariato del Soldato" per dare conforto e assistenza con varie iniziative, istituisce la filodrammatica parrocchiale "Antonio Talacci", verso la fine del conflitto fa rimuovere le macerie della Chiesa parrocchiale e del campanile dopodichè, nel '46 la fa ricostruire su progetto dell'Ing. Francesco Gualandi; nel '47 fa ricoprire la semidistrutta chiesa di S. Rocco e festeggia il 25° di sacerdozio e il 20° di parrocchia. Fu vicino ai suoi parrocchiani. Mons. Alfeo Guidi nell'omelia tenuta nella chiesa parrocchiale di Gatteo il 27/02/85 per il XX anniversario della morte di Mons. Borghesi, dice:«Egli ha avvicinato sempre tutti: i piccoli, i giovani ai quali ha dedicato tante energie per la loro formazione, le persone adulte, gli ammalati, le famiglie nelle loro reali esigenze... E' stato accanto ai suoi giovani militari con un assidua e interessante corrispondenza (...) la porta della canonica era sempre aperta... Egli aveva legato a se le nostre anime con la generosità e la totalità di dedizione». «Era un po' il padre di tutti a Gatteo» afferma Suor Carla Bertani, maestra Pia in USA. In una sua lettera ad un parrocchiano in guerra in Somalia, Gino Urbini, Mons. Cristoforo scrive: "Proprio oggi è venuta da me tua madre e mi ha recato insieme con le tue attesissime notizie i tuoi sempre cari saluti.(...) Ora sento che stai bene, che il Signore visibilmente ti ha protetto, che ti trovi un po a riposo e di tutto ringrazio di gran cuore con te il Signore e la cara nostra Madonna del Popolo alla quale non cesso di raccomandarti ogni giorno". Mons. Cristoforo conosceva la guerra, e la aveva vissuta valorosamente tanto da venire decorato e fare mostra dei suoi riconoscimenti nelle sfilate. Infatti dice l'Urbini: "Don Cristoforo in Gatteo fraternizzò con i dirigenti e gli associati della sezione Combattenti e Reduci e fu spesso visto sfilare in mezzo a loro fiero delle sue medaglie e dei suoi nastrini; a loro volta gli ex commilitoni furono sempre fieri del loro Arciprete-Soldato". Tanti sono gli aspetti importanti della ricca e piena esistenza di Mons. Cristoforo, e mi auguro che anche solo le piccole cose che ho citato possano darvi un idea di quello che fù probabilmente uno dei più grandi arcipreti di Gatteo. Spero che la sua memoria non vada perduta ma che sia continuamente di stimolo anche per noi, per poter vivere similmente ai giorni nostri una intensa vita parrocchiale e cristiana come quella che Mons. Cristoforo ci ha mostrato durante il suo cammino terreno.
FAEDI DENNIS
FAEDI DENNIS
domenica 8 febbraio 2009
Carnevale a Gatteo
DOMENICA 22 Febbraio
nel cinema-teatro Lina Pagliughi
alle ore 14,30 si svolgerà la
FESTA DEL CARNEVALE DI GATTEO
Bandite le bombolette!
Anche i genitori mascherati!
The Cookie Carnival, Carnevale dei biscotti di Walt Disney
Carnevale di Venezia - YouTuBe
nel cinema-teatro Lina Pagliughi
alle ore 14,30 si svolgerà la
FESTA DEL CARNEVALE DI GATTEO
Bandite le bombolette!
Anche i genitori mascherati!
The Cookie Carnival, Carnevale dei biscotti di Walt Disney
Carnevale di Venezia - YouTuBe
martedì 3 febbraio 2009
Discorso di Obama dopo la vittoria a Chicago
Ciao Chicago!
Se c'è ancora qualcuno la fuori che dubita che l'America non sia un luogo nel quale tutto è possibile, che ancora si chiede se il sogno dei nostri padri fondatori è tuttora vivo in questa nostra epoca, che ancora mette in dubbio il potere della nostra democrazia, questa notte ha avuto le risposte che cercava.
La risposta sono le code che si sono allungate fuori dalle scuole e dalle chiese con un afflusso che la nazione non aveva mai visto finora. La risposta sono le persone, molte delle quali votavano per la prima volta, che hanno atteso anche tre o quattro ore in fila perché credevano che questa volta le cose dovessero andare diversamente, e che la loro voce potesse fare la differenza.
La risposta è la voce di giovani e vecchi, ricchi e poveri, Democratici e Repubblicani, neri, bianchi, ispanici, asiatici, nativi d'America, gay, eterosessuali, disabili e non disabili: tutti americani che hanno inviato al mondo il messaggio che noi non siamo mai stati un insieme di Stati Rossi e Stati Blu. Noi siamo e sempre saremo gli Stati Uniti d'America.
La risposta è ciò che ha spinto a farsi avanti coloro ai quali per così tanto tempo è stato detto da così tante persone di essere cinici, impauriti, dubbiosi di quello che potevano ottenere mettendo di persona la mano alla Storia, per piegarla verso la speranza di un giorno migliore.
È occorso molto tempo, ma stanotte, finalmente, in seguito a ciò che abbiamo fatto oggi, con questa elezione, in questo preciso e risolutivo momento, il cambiamento è arrivato in America.
Poco fa, questa sera ho ricevuto una telefonata estremamente cortese dal Senatore McCain. Il Senatore McCain ha combattuto a lungo e con forza in questa campagna, e ha combattuto ancora più a lungo e con maggiore forza per il Paese che ama. Ha affrontato sacrifici per l'America che la maggior parte di noi nemmeno immagina e noi oggi stiamo molto meglio grazie anche al servizio reso da questo leader coraggioso e altruista. Mi congratulo con lui e con la governatrice Palin per tutto quello che hanno ottenuto, e non vedo l'ora di lavorare con loro per rinnovare nei prossimi mesi la promessa di questa nazione.
Voglio qui ora ringraziare il mio partner in questa avventura, un uomo che ha fatto campagna elettorale col cuore, parlando con le donne e gli uomini con i quali è cresciuto nelle strade di Scranton con i quali ha viaggiato da pendolare ogni giorno per tornare a casa propria nel Delaware, il vicepresidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden.
Io non sarei qui questa sera senza il sostegno continuo della mia migliore amica degli ultimi sedici anni la roccia della mia famiglia, l'amore della mia vita, la prossima first lady della nazione Michelle Obama. Sasha and Malia vi amo entrambe moltissimo e vi siete guadagnate il cucciolo che verrà con noi alla Casa Bianca.
E mentre siamo qui e lei non è più con noi, so che la mia nonna ci sta guardando, che insieme a tutta la famiglia ha fatto di me ciò che sono. In questa sera così unica mi mancano tutti, e so che il mio debito verso di loro non è neppure calcolabile. A mia sorella Maya, mia sorella Alma, tutti i miei fratelli e le mie sorelle, voglio dire grazie per il sostegno che mi avete dato. Vi sono veramente riconoscente.
Al manager della mia campagna David Plouffe il protagonista senza volto di questa campagna che ha messo insieme la migliore campagna elettorale - credo - nella Storia degli Stati Uniti d'America, al mio capo stratega David Axelrod che è stato mio partner in ogni fase di questo lungo cammino... proprio il miglior team di una campagna elettorale mai messo insieme nella storia della politica. Voi avete reso possibile tutto ciò, e io vi sarò eternamente grato per i sacrifici che avete affrontato per farci trionfare.
Ma più di ogni altra cosa, devo considerare a chi appartiene veramente questa vittoria: appartiene a voi. Io non sono mai stato il candidato più ideale per questa carica. Non abbiamo mosso i primi passi nella campagna elettorale con finanziamenti o appoggi ufficiali. La nostra campagna non è stata pianificata nelle grandi sale di Washington, ma nei cortili di Des Moines, nei tinelli di Concord, sotto i portici di Charleston. È stata realizzata da uomini e donne che lavorano, che hanno attinto ai loro scarsi risparmi messi da parte per offrire alla causa cinque, dollari, venti dollari. Il movimento ha preso piede e si è rafforzato grazie ai giovani, che hanno rigettato il mito dell'apatia della loro generazione, che hanno lasciato le loro case e le loro famiglie per un'occupazione che offriva uno stipendio modesto e sicuramente poche ore di sonno; ai non più tanto giovani che hanno sfidato il freddo pungente e il caldo più soffocante per bussare alle porte di perfetti sconosciuti; ai milioni di americani che si sono adoperati come volontari, si sono organizzati, e hanno dimostrato che a distanza di oltre due secoli, un governo del popolo, fatto dal popolo e per il popolo non è sparito dalla faccia di questa Terra. Questa è la vostra vittoria.
So che quello che avete fatto non è soltanto vincere un'elezione e so che non l'avete fatto per me. Lo avete fatto perché avete compreso l'enormità del compito che ci sta avanti. Perché anche se questa sera festeggiamo, sappiamo che le sfide che il futuro ci presenterà sono le più ardue della nostra vita: due guerre, un pianeta in pericolo, la peggiore crisi finanziaria da un secolo a questa parte. Anche se questa sera siamo qui a festeggiare, sappiamo che ci sono in questo stesso momento degli americani coraggiosi che si stanno svegliando nei deserti iracheni, nelle montagne dell'Afghanistan dove rischiano la loro vita per noi.
Ci sono madri e padri che resteranno svegli dopo che i loro figli si saranno addormentati e si arrovelleranno chiedendosi se ce la faranno a pagare il mutuo o il conto del medico o a mettere da parte abbastanza soldi per pagare il college. Occorre trovare nuova energia, creare nuovi posti di lavoro, costruire nuove scuole. Occorre far fronte a nuove sfide e rimettere insieme le alleanze.
La strada che ci si apre di fronte sarà lunga. La salita sarà erta. Forse non ci riusciremo in un anno e nemmeno in un solo mandato, ma America! Io non ho mai nutrito maggiore speranza di quanta ne nutro questa notte qui insieme a voi. Io vi prometto che noi come popolo ci riusciremo!
Yes we can! Yes we can! Yes we can!
Ci saranno battute d'arresto e false partenze. Ci saranno molti che non saranno d'accordo con ogni decisione o ogni politica che varerò da Presidente e già sappiamo che il governo non può risolvere ogni problema. Ma io sarò sempre onesto con voi in relazione alle sfide che dovremo affrontare. Vi darò ascolto, specialmente quando saremo in disaccordo. E soprattutto, vi chiedo di unirvi nell'opera di ricostruzione della nazione nell'unico modo con il quale lo si è fatto in America per duecentoventi anni, ovvero mattone dopo mattone, un pezzo alla volta, una mano callosa nella mano callosa.
Ciò che ha avuto inizio ventuno mesi fa, nei rigori del pieno inverno, non deve finire in questa notte autunnale. La vittoria in sé non è il cambiamento che volevamo, ma è soltanto l'opportunità per noi di procedere al cambiamento. E questo non potrà accadere se faremo ritorno allo stesso modus operandi.
Il cambiamento non può aver luogo senza di voi.
Troviamo e mettiamo insieme dunque un nuovo spirito di patriottismo, di servizio e di responsabilità, nel quale ciascuno di noi decida di darci dentro, di lavorare sodo e di badare non soltanto al benessere individuale, ma a quello altrui. Ricordiamoci che se mai questa crisi finanziaria ci insegna qualcosa, è che non possiamo avere una Wall Street prospera mentre Main Street soffre: in questo Paese noi ci eleveremo o precipiteremo come un'unica nazione, come un unico popolo.
Resistiamo dunque alla tentazione di ricadere nelle stesse posizioni di parte, nella stessa meschineria, nella stessa immaturità che per così tanto tempo hanno avvelenato la nostra politica. Ricordiamoci che c'è stato un uomo proveniente da questo Stato che ha portato per la prima volta lo striscione del partito Repubblicano alla Casa Bianca, un partito fondato sui valori della fiducia in sé, della libertà individuale, dell'unità nazionale. Sono questi i valori che abbiamo in comune e mentre il partito Democratico si è aggiudicato una grande vittoria questa notte, noi dobbiamo essere umili e determinati per far cicatrizzare le ferite che hanno finora impedito alla nostra nazione di fare passi avanti.
Come Lincoln disse a una nazione ancora più divisa della nostra, "Noi non siamo nemici, ma amici, e anche se le passioni possono averlo allentato non dobbiamo permettere che il nostro legame affettivo si spezzi". E a quegli americani il cui supporto devo ancora conquistarmi, dico: forse non ho ottenuto il vostro voto, ma sento le vostri voci, ho bisogno del vostro aiuto e sarò anche il vostro presidente.
A coloro che ci guardano questa sera da lontano, da oltre i nostri litorali, dai parlamenti e dai palazzi, a coloro che in vari angoli dimenticati della Terra si sono ritrovati in ascolto accanto alle radio, dico: le nostre storie sono diverse, ma il nostro destino è comune e una nuova alba per la leadership americana è ormai a portata di mano.
A coloro che invece vorrebbero distruggere questo mondo dico: vi sconfiggeremo. A coloro che cercano pace e tranquillità dico: vi aiuteremo. E a coloro che si chiedono se la lanterna americana è ancora accesa dico: questa sera noi abbiamo dimostrato ancora una volta che la vera forza della nostra nazione non nasce dalla potenza delle nostre armi o dal cumulo delle nostre ricchezze, bensì dalla vitalità duratura dei nostri ideali: democrazia, libertà, opportunità e strenua speranza.
Perché questo è il vero spirito dell'America: l'America può cambiare. La nostra unione può essere realizzata. E quello che abbiamo già conseguito deve darci la speranza di ciò che possiamo e dobbiamo conseguire in futuro.
In queste elezioni si sono viste molte novità e molte storie che saranno raccontate per le generazioni a venire. Ma una è nella mia mente più presente di altre, quella di una signora che ha votato ad Atlanta. Al pari di molti altri milioni di elettori anche lei è stata in fila per far sì che la sua voce fosse ascoltata in questa elezione, ma c'è qualcosa che la contraddistingue dagli altri: Ann Nixon Cooper ha 106 anni.
È nata a una sola generazione di distanza dalla fine della schiavitù, in un'epoca in cui non c'erano automobili per le strade, né aerei nei cieli. A quei tempi le persone come lei non potevano votare per due ragioni fondamentali, perché è una donna e per il colore della sua pelle.
Questa sera io ripenso a tutto quello che lei deve aver visto nel corso della sua vita in questo secolo in America, alle sofferenze e alla speranza, alle battaglie e al progresso, a quando ci è stato detto che non potevamo votare e alle persone che invece ribadivano questo credo americano: Yes, we can.
Nell'epoca in cui le voci delle donne erano messe a tacere e le loro speranze soffocate, questa donna le ha viste alzarsi in piedi, alzare la voce e dirigersi verso le urne. Yes, we can.
Quando c'era disperazione nel Dust Bowl e depressione nei campi, lei ha visto una nazione superare le proprie paure con un New Deal, nuovi posti di lavoro, un nuovo senso di ideali condivisi. Yes, we can.
Quando le bombe sono cadute a Pearl Harbor, e la tirannia ha minacciato il mondo, lei era lì a testimoniare in che modo una generazione seppe elevarsi e salvare la democrazia. Yes, we can.
Era lì quando c'erano gli autobus di Montgomery, gli idranti a Birmingham, un ponte a Selma e un predicatore di Atlanta che diceva alla popolazione : "Noi supereremo tutto ciò". Yes, we can.
Un uomo ha messo piede sulla Luna, un muro è caduto a Berlino, il mondo intero si è collegato grazie alla scienza e alla nostra inventiva. E quest'anno, per queste elezioni, lei ha puntato il dito contro uno schermo e ha votato, perché dopo 106 anni in America, passati in tempi migliori e in ore più cupe, lei sa che l'America può cambiare. Yes, we can.
America, America: siamo arrivati così lontano. Abbiamo visto così tante cose. Ma c'è molto ancora da fare. Quindi questa sera chiediamoci: se i miei figli avranno la fortuna di vivere fino al prossimo secolo, se le mie figlie dovessero vivere tanto a lungo quanto Ann Nixon Cooper, a quali cambiamenti assisteranno? Quali progressi avremo fatto per allora?
Oggi abbiamo l'opportunità di rispondere a queste domande. Questa è la nostra ora. Questa è la nostra epoca: dobbiamo rimettere tutti al lavoro, spalancare le porte delle opportunità per i nostri figli, ridare benessere e promuovere la causa della pace, reclamare il Sogno Americano e riaffermare quella verità fondamentale: siamo molti ma siamo un solo popolo. Viviamo, speriamo, e quando siamo assaliti dal cinismo, dal dubbio e da chi ci dice che non potremo riuscirci, noi risponderemo con quella convinzioni senza tempo e immutabile che riassume lo spirito del nostro popolo: Yes, We Can.
Grazie. Dio vi benedica e possa benedire gli Stati Uniti d'America
Se c'è ancora qualcuno la fuori che dubita che l'America non sia un luogo nel quale tutto è possibile, che ancora si chiede se il sogno dei nostri padri fondatori è tuttora vivo in questa nostra epoca, che ancora mette in dubbio il potere della nostra democrazia, questa notte ha avuto le risposte che cercava.
La risposta sono le code che si sono allungate fuori dalle scuole e dalle chiese con un afflusso che la nazione non aveva mai visto finora. La risposta sono le persone, molte delle quali votavano per la prima volta, che hanno atteso anche tre o quattro ore in fila perché credevano che questa volta le cose dovessero andare diversamente, e che la loro voce potesse fare la differenza.
La risposta è la voce di giovani e vecchi, ricchi e poveri, Democratici e Repubblicani, neri, bianchi, ispanici, asiatici, nativi d'America, gay, eterosessuali, disabili e non disabili: tutti americani che hanno inviato al mondo il messaggio che noi non siamo mai stati un insieme di Stati Rossi e Stati Blu. Noi siamo e sempre saremo gli Stati Uniti d'America.
La risposta è ciò che ha spinto a farsi avanti coloro ai quali per così tanto tempo è stato detto da così tante persone di essere cinici, impauriti, dubbiosi di quello che potevano ottenere mettendo di persona la mano alla Storia, per piegarla verso la speranza di un giorno migliore.
È occorso molto tempo, ma stanotte, finalmente, in seguito a ciò che abbiamo fatto oggi, con questa elezione, in questo preciso e risolutivo momento, il cambiamento è arrivato in America.
Poco fa, questa sera ho ricevuto una telefonata estremamente cortese dal Senatore McCain. Il Senatore McCain ha combattuto a lungo e con forza in questa campagna, e ha combattuto ancora più a lungo e con maggiore forza per il Paese che ama. Ha affrontato sacrifici per l'America che la maggior parte di noi nemmeno immagina e noi oggi stiamo molto meglio grazie anche al servizio reso da questo leader coraggioso e altruista. Mi congratulo con lui e con la governatrice Palin per tutto quello che hanno ottenuto, e non vedo l'ora di lavorare con loro per rinnovare nei prossimi mesi la promessa di questa nazione.
Voglio qui ora ringraziare il mio partner in questa avventura, un uomo che ha fatto campagna elettorale col cuore, parlando con le donne e gli uomini con i quali è cresciuto nelle strade di Scranton con i quali ha viaggiato da pendolare ogni giorno per tornare a casa propria nel Delaware, il vicepresidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden.
Io non sarei qui questa sera senza il sostegno continuo della mia migliore amica degli ultimi sedici anni la roccia della mia famiglia, l'amore della mia vita, la prossima first lady della nazione Michelle Obama. Sasha and Malia vi amo entrambe moltissimo e vi siete guadagnate il cucciolo che verrà con noi alla Casa Bianca.
E mentre siamo qui e lei non è più con noi, so che la mia nonna ci sta guardando, che insieme a tutta la famiglia ha fatto di me ciò che sono. In questa sera così unica mi mancano tutti, e so che il mio debito verso di loro non è neppure calcolabile. A mia sorella Maya, mia sorella Alma, tutti i miei fratelli e le mie sorelle, voglio dire grazie per il sostegno che mi avete dato. Vi sono veramente riconoscente.
Al manager della mia campagna David Plouffe il protagonista senza volto di questa campagna che ha messo insieme la migliore campagna elettorale - credo - nella Storia degli Stati Uniti d'America, al mio capo stratega David Axelrod che è stato mio partner in ogni fase di questo lungo cammino... proprio il miglior team di una campagna elettorale mai messo insieme nella storia della politica. Voi avete reso possibile tutto ciò, e io vi sarò eternamente grato per i sacrifici che avete affrontato per farci trionfare.
Ma più di ogni altra cosa, devo considerare a chi appartiene veramente questa vittoria: appartiene a voi. Io non sono mai stato il candidato più ideale per questa carica. Non abbiamo mosso i primi passi nella campagna elettorale con finanziamenti o appoggi ufficiali. La nostra campagna non è stata pianificata nelle grandi sale di Washington, ma nei cortili di Des Moines, nei tinelli di Concord, sotto i portici di Charleston. È stata realizzata da uomini e donne che lavorano, che hanno attinto ai loro scarsi risparmi messi da parte per offrire alla causa cinque, dollari, venti dollari. Il movimento ha preso piede e si è rafforzato grazie ai giovani, che hanno rigettato il mito dell'apatia della loro generazione, che hanno lasciato le loro case e le loro famiglie per un'occupazione che offriva uno stipendio modesto e sicuramente poche ore di sonno; ai non più tanto giovani che hanno sfidato il freddo pungente e il caldo più soffocante per bussare alle porte di perfetti sconosciuti; ai milioni di americani che si sono adoperati come volontari, si sono organizzati, e hanno dimostrato che a distanza di oltre due secoli, un governo del popolo, fatto dal popolo e per il popolo non è sparito dalla faccia di questa Terra. Questa è la vostra vittoria.
So che quello che avete fatto non è soltanto vincere un'elezione e so che non l'avete fatto per me. Lo avete fatto perché avete compreso l'enormità del compito che ci sta avanti. Perché anche se questa sera festeggiamo, sappiamo che le sfide che il futuro ci presenterà sono le più ardue della nostra vita: due guerre, un pianeta in pericolo, la peggiore crisi finanziaria da un secolo a questa parte. Anche se questa sera siamo qui a festeggiare, sappiamo che ci sono in questo stesso momento degli americani coraggiosi che si stanno svegliando nei deserti iracheni, nelle montagne dell'Afghanistan dove rischiano la loro vita per noi.
Ci sono madri e padri che resteranno svegli dopo che i loro figli si saranno addormentati e si arrovelleranno chiedendosi se ce la faranno a pagare il mutuo o il conto del medico o a mettere da parte abbastanza soldi per pagare il college. Occorre trovare nuova energia, creare nuovi posti di lavoro, costruire nuove scuole. Occorre far fronte a nuove sfide e rimettere insieme le alleanze.
La strada che ci si apre di fronte sarà lunga. La salita sarà erta. Forse non ci riusciremo in un anno e nemmeno in un solo mandato, ma America! Io non ho mai nutrito maggiore speranza di quanta ne nutro questa notte qui insieme a voi. Io vi prometto che noi come popolo ci riusciremo!
Yes we can! Yes we can! Yes we can!
Ci saranno battute d'arresto e false partenze. Ci saranno molti che non saranno d'accordo con ogni decisione o ogni politica che varerò da Presidente e già sappiamo che il governo non può risolvere ogni problema. Ma io sarò sempre onesto con voi in relazione alle sfide che dovremo affrontare. Vi darò ascolto, specialmente quando saremo in disaccordo. E soprattutto, vi chiedo di unirvi nell'opera di ricostruzione della nazione nell'unico modo con il quale lo si è fatto in America per duecentoventi anni, ovvero mattone dopo mattone, un pezzo alla volta, una mano callosa nella mano callosa.
Ciò che ha avuto inizio ventuno mesi fa, nei rigori del pieno inverno, non deve finire in questa notte autunnale. La vittoria in sé non è il cambiamento che volevamo, ma è soltanto l'opportunità per noi di procedere al cambiamento. E questo non potrà accadere se faremo ritorno allo stesso modus operandi.
Il cambiamento non può aver luogo senza di voi.
Troviamo e mettiamo insieme dunque un nuovo spirito di patriottismo, di servizio e di responsabilità, nel quale ciascuno di noi decida di darci dentro, di lavorare sodo e di badare non soltanto al benessere individuale, ma a quello altrui. Ricordiamoci che se mai questa crisi finanziaria ci insegna qualcosa, è che non possiamo avere una Wall Street prospera mentre Main Street soffre: in questo Paese noi ci eleveremo o precipiteremo come un'unica nazione, come un unico popolo.
Resistiamo dunque alla tentazione di ricadere nelle stesse posizioni di parte, nella stessa meschineria, nella stessa immaturità che per così tanto tempo hanno avvelenato la nostra politica. Ricordiamoci che c'è stato un uomo proveniente da questo Stato che ha portato per la prima volta lo striscione del partito Repubblicano alla Casa Bianca, un partito fondato sui valori della fiducia in sé, della libertà individuale, dell'unità nazionale. Sono questi i valori che abbiamo in comune e mentre il partito Democratico si è aggiudicato una grande vittoria questa notte, noi dobbiamo essere umili e determinati per far cicatrizzare le ferite che hanno finora impedito alla nostra nazione di fare passi avanti.
Come Lincoln disse a una nazione ancora più divisa della nostra, "Noi non siamo nemici, ma amici, e anche se le passioni possono averlo allentato non dobbiamo permettere che il nostro legame affettivo si spezzi". E a quegli americani il cui supporto devo ancora conquistarmi, dico: forse non ho ottenuto il vostro voto, ma sento le vostri voci, ho bisogno del vostro aiuto e sarò anche il vostro presidente.
A coloro che ci guardano questa sera da lontano, da oltre i nostri litorali, dai parlamenti e dai palazzi, a coloro che in vari angoli dimenticati della Terra si sono ritrovati in ascolto accanto alle radio, dico: le nostre storie sono diverse, ma il nostro destino è comune e una nuova alba per la leadership americana è ormai a portata di mano.
A coloro che invece vorrebbero distruggere questo mondo dico: vi sconfiggeremo. A coloro che cercano pace e tranquillità dico: vi aiuteremo. E a coloro che si chiedono se la lanterna americana è ancora accesa dico: questa sera noi abbiamo dimostrato ancora una volta che la vera forza della nostra nazione non nasce dalla potenza delle nostre armi o dal cumulo delle nostre ricchezze, bensì dalla vitalità duratura dei nostri ideali: democrazia, libertà, opportunità e strenua speranza.
Perché questo è il vero spirito dell'America: l'America può cambiare. La nostra unione può essere realizzata. E quello che abbiamo già conseguito deve darci la speranza di ciò che possiamo e dobbiamo conseguire in futuro.
In queste elezioni si sono viste molte novità e molte storie che saranno raccontate per le generazioni a venire. Ma una è nella mia mente più presente di altre, quella di una signora che ha votato ad Atlanta. Al pari di molti altri milioni di elettori anche lei è stata in fila per far sì che la sua voce fosse ascoltata in questa elezione, ma c'è qualcosa che la contraddistingue dagli altri: Ann Nixon Cooper ha 106 anni.
È nata a una sola generazione di distanza dalla fine della schiavitù, in un'epoca in cui non c'erano automobili per le strade, né aerei nei cieli. A quei tempi le persone come lei non potevano votare per due ragioni fondamentali, perché è una donna e per il colore della sua pelle.
Questa sera io ripenso a tutto quello che lei deve aver visto nel corso della sua vita in questo secolo in America, alle sofferenze e alla speranza, alle battaglie e al progresso, a quando ci è stato detto che non potevamo votare e alle persone che invece ribadivano questo credo americano: Yes, we can.
Nell'epoca in cui le voci delle donne erano messe a tacere e le loro speranze soffocate, questa donna le ha viste alzarsi in piedi, alzare la voce e dirigersi verso le urne. Yes, we can.
Quando c'era disperazione nel Dust Bowl e depressione nei campi, lei ha visto una nazione superare le proprie paure con un New Deal, nuovi posti di lavoro, un nuovo senso di ideali condivisi. Yes, we can.
Quando le bombe sono cadute a Pearl Harbor, e la tirannia ha minacciato il mondo, lei era lì a testimoniare in che modo una generazione seppe elevarsi e salvare la democrazia. Yes, we can.
Era lì quando c'erano gli autobus di Montgomery, gli idranti a Birmingham, un ponte a Selma e un predicatore di Atlanta che diceva alla popolazione : "Noi supereremo tutto ciò". Yes, we can.
Un uomo ha messo piede sulla Luna, un muro è caduto a Berlino, il mondo intero si è collegato grazie alla scienza e alla nostra inventiva. E quest'anno, per queste elezioni, lei ha puntato il dito contro uno schermo e ha votato, perché dopo 106 anni in America, passati in tempi migliori e in ore più cupe, lei sa che l'America può cambiare. Yes, we can.
America, America: siamo arrivati così lontano. Abbiamo visto così tante cose. Ma c'è molto ancora da fare. Quindi questa sera chiediamoci: se i miei figli avranno la fortuna di vivere fino al prossimo secolo, se le mie figlie dovessero vivere tanto a lungo quanto Ann Nixon Cooper, a quali cambiamenti assisteranno? Quali progressi avremo fatto per allora?
Oggi abbiamo l'opportunità di rispondere a queste domande. Questa è la nostra ora. Questa è la nostra epoca: dobbiamo rimettere tutti al lavoro, spalancare le porte delle opportunità per i nostri figli, ridare benessere e promuovere la causa della pace, reclamare il Sogno Americano e riaffermare quella verità fondamentale: siamo molti ma siamo un solo popolo. Viviamo, speriamo, e quando siamo assaliti dal cinismo, dal dubbio e da chi ci dice che non potremo riuscirci, noi risponderemo con quella convinzioni senza tempo e immutabile che riassume lo spirito del nostro popolo: Yes, We Can.
Grazie. Dio vi benedica e possa benedire gli Stati Uniti d'America
giovedì 22 gennaio 2009
Città unica, Gatteo, San Mauro Pascoli e Savignano sul Rubicone uniti
Torna il tema della 'Città unica' tra i tre comuni di Savignano, San Mauro e Gatteo. A metterlo sotto i riflettori dell'attenzione pubblica è stato un documento presentato recentemente dalle segreterie comunali del Partito Democratico dei tre centri del Rubicone.Un documento, sia chiaro, che rappresenta al momento solo un punto di partenza, ma che non può non essere preso in tutta la sua portata innovativa e storica.
Quel documento, è stato redatto per stimolare un dibattito. e di conseguenza può rappresentare uno stimolo importante per avviare uno studio sistematico delle diverse problematiche per giungere al termine d'un percorso meditato, alla realizzazione di un'Comune unico'.
Il 'Comune unico'. Se ne parla da tempo.
Scavando all'indietro, si scopre che già nei primi anni Settanta se ne incominciò a parlare per arrivare, però, solo nel 2002, ad uno studio di fattibilità.
Nel documento del PD non si dice che l' operazione va assolutamente conclusa, ma più semplicemente che rappresenta un'ipotesi da valutare con la massima attenzione, e proprio per come ci si è mossi indica una metodologia corretta. Inoltre, tentando d'allungare lo sguardo in avanti con un certo anticipo si cerca di avviare possibili soluzioni alle difficoltà che attanagliano da anni le Amministrazioni pubbliche.
In fondo, se ben si pensa, pur con tutta la positività che rappresenta, l'Unione è un ente che s'aggiunge ad altri enti esistenti. Credo quindi che puntare ad una ulteriore semplificazione del contesto amministrativo non possa che rappresentare vantaggi per tutti e soprattutto per i Cittadini. I vantaggi, non riguarderebbero tanto i costi della politica visto che presidente e giunta dell'Unione non percepiscono compensi, quanto la riduzione che più o meno rapidi meccanismi di 'fusione' porterebbero, invece, in maniera del tutto scontata. Una valutazione approfondita del tema è dunque quanto mai importante e, forse, urgente. Perché, con questi chiari di luna, certo non ci si può più permettere il lusso di perdere tempo. Inoltre, una volta realizzato, il 'Comune unico del Rubicone' rappresenterebbe la terza entità provinciale e, in politica, si sa quanto contino certi 'pesi e contrappesi'.
L'importante sarà comunque mantenere alti anche per i prossimi anni quantità e livello dei servizi. Perché, qui, così com'è oggi, esiste il rischio concreto di comprimere i costi attraverso il taglio dei servizi. Il federalismo fiscale così com'è attualmente proposto non porta di sicuro a soluzioni ottimali. Mi auguro, viceversa, un riforma federalista solo se consentirà il 'recupero' e la 'valorizzazione' delle nostre grandi pottenzialità che abbracciano servizi, turismo, industria e così via.
Tanti aspetti, quindi, da mettere l'uno dietro l'altro sul tavolo della riflessione. Praticando innanzi tutto il confronto, senza andare a scapito di qualcuno. Da affrontare con decisione rinnovata, ma anche pacatamente.
Credo proprio che si possa essere all'inizio d'un percorso molto interessante. Da valutare in ogni sua sfaccettatura.
Città Unica!
Che nome le diamo?
Quel documento, è stato redatto per stimolare un dibattito. e di conseguenza può rappresentare uno stimolo importante per avviare uno studio sistematico delle diverse problematiche per giungere al termine d'un percorso meditato, alla realizzazione di un'Comune unico'.
Il 'Comune unico'. Se ne parla da tempo.
Scavando all'indietro, si scopre che già nei primi anni Settanta se ne incominciò a parlare per arrivare, però, solo nel 2002, ad uno studio di fattibilità.
Nel documento del PD non si dice che l' operazione va assolutamente conclusa, ma più semplicemente che rappresenta un'ipotesi da valutare con la massima attenzione, e proprio per come ci si è mossi indica una metodologia corretta. Inoltre, tentando d'allungare lo sguardo in avanti con un certo anticipo si cerca di avviare possibili soluzioni alle difficoltà che attanagliano da anni le Amministrazioni pubbliche.
In fondo, se ben si pensa, pur con tutta la positività che rappresenta, l'Unione è un ente che s'aggiunge ad altri enti esistenti. Credo quindi che puntare ad una ulteriore semplificazione del contesto amministrativo non possa che rappresentare vantaggi per tutti e soprattutto per i Cittadini. I vantaggi, non riguarderebbero tanto i costi della politica visto che presidente e giunta dell'Unione non percepiscono compensi, quanto la riduzione che più o meno rapidi meccanismi di 'fusione' porterebbero, invece, in maniera del tutto scontata. Una valutazione approfondita del tema è dunque quanto mai importante e, forse, urgente. Perché, con questi chiari di luna, certo non ci si può più permettere il lusso di perdere tempo. Inoltre, una volta realizzato, il 'Comune unico del Rubicone' rappresenterebbe la terza entità provinciale e, in politica, si sa quanto contino certi 'pesi e contrappesi'.
L'importante sarà comunque mantenere alti anche per i prossimi anni quantità e livello dei servizi. Perché, qui, così com'è oggi, esiste il rischio concreto di comprimere i costi attraverso il taglio dei servizi. Il federalismo fiscale così com'è attualmente proposto non porta di sicuro a soluzioni ottimali. Mi auguro, viceversa, un riforma federalista solo se consentirà il 'recupero' e la 'valorizzazione' delle nostre grandi pottenzialità che abbracciano servizi, turismo, industria e così via.
Tanti aspetti, quindi, da mettere l'uno dietro l'altro sul tavolo della riflessione. Praticando innanzi tutto il confronto, senza andare a scapito di qualcuno. Da affrontare con decisione rinnovata, ma anche pacatamente.
Credo proprio che si possa essere all'inizio d'un percorso molto interessante. Da valutare in ogni sua sfaccettatura.
Città Unica!
Che nome le diamo?
mercoledì 21 gennaio 2009
Formula del giuramento di presidente degli USA
I do solemnly swear that I will faithfully execute the Office of President of the United States, and will to the best of my Ability, preserve, protect and defend the Constitution of the United States. So help me God.
Giuro solennemente che adempirò con lealtà ai doveri di Presidente degli Stati Uniti e col massimo dell'impegno preserverò, proteggerò e difenderò la Costituzione degli Stati Uniti. Con l'aiuto di Dio!
E' una formula breve, in tutto 39 parole, piu' il nome completo.
Cosi', in una manciata di secondi, ieri alle 12 ora di Washington, Barack Hussein Obama è diventato il 44esimo presidente degli Stati Uniti, giurando sulla stessa Bibbia su cui il 4 marzo 1861 poso' la mano Abraham Lincoln.
L'ultima frase "So help me God" è stata riaggiunta su richiesta di Obama, abolita per diverso tempo.
L'ultima volta fu pronunciata da Chester Arthur
DISCORSO INAUGURALE DI OBAMA
obama
Giuro solennemente che adempirò con lealtà ai doveri di Presidente degli Stati Uniti e col massimo dell'impegno preserverò, proteggerò e difenderò la Costituzione degli Stati Uniti. Con l'aiuto di Dio!
E' una formula breve, in tutto 39 parole, piu' il nome completo.
Cosi', in una manciata di secondi, ieri alle 12 ora di Washington, Barack Hussein Obama è diventato il 44esimo presidente degli Stati Uniti, giurando sulla stessa Bibbia su cui il 4 marzo 1861 poso' la mano Abraham Lincoln.
L'ultima frase "So help me God" è stata riaggiunta su richiesta di Obama, abolita per diverso tempo.
L'ultima volta fu pronunciata da Chester Arthur
DISCORSO INAUGURALE DI OBAMA
obama
venerdì 16 gennaio 2009
Pascoli in latino, Carmina Inno a Roma
Hymnus in Romam
A Roma eterna.
Roma vivrà in eterno, lampada di vita.
/l'ultimo frammento/
Aeternum spiras, aeternum, Roma, viges. Tu
post multas caedes, post longa oblivia rerum
et casus tantos surgentesque undique flammas,
tu supra cineres formidatasque ruinas
altior exsistens omni de morte triumphas;
tu populis iuris per te consortibus offers
mirandam te nunc in primo flore iuventae,
Pallantis similem, tutam fulgentibus armis,
accinctam gladio: terrarumque imminet orbi
illa ingens cuius gentes de lumine lumen
primum accenderunt, quae nobis discutit umbram,
Roma potens, vitae potior tua tempore lampas.
Inno a Roma
Spirito eterno, eterna forza, o Roma!
Dopo il gran sangue, dopo l'oblío lungo,
e il fragor fiero e il pallido silenzio,
e tanti crolli e tante fiamme accese
da tutti i venti, tu col piè calcando
le tue ceneri, tu le tue macerie,
sempre piú alta, celebri il piú grande
dei tuoi trionfi; che la morte hai vinta.
Tu in faccia a tutti i popoli che a parte
chiamasti del tuo dritto, ora apparisci
nel primo fior di giovinezza ancora,
meravigliosa, simile a Pallate,
difesa intorno dal fulgor dell'armi,
e con la spada; e pende sopra il mondo
quella al cui lume accesero le genti
tutte il lor lume, quella che a noi rompe
l'ombra: o Roma possente, la possente
tua piú che il tempo lampada di vita.
Trad. GIOVANNI PASCOLI
A Roma eterna.
Roma vivrà in eterno, lampada di vita.
/l'ultimo frammento/
Aeternum spiras, aeternum, Roma, viges. Tu
post multas caedes, post longa oblivia rerum
et casus tantos surgentesque undique flammas,
tu supra cineres formidatasque ruinas
altior exsistens omni de morte triumphas;
tu populis iuris per te consortibus offers
mirandam te nunc in primo flore iuventae,
Pallantis similem, tutam fulgentibus armis,
accinctam gladio: terrarumque imminet orbi
illa ingens cuius gentes de lumine lumen
primum accenderunt, quae nobis discutit umbram,
Roma potens, vitae potior tua tempore lampas.
Inno a Roma
Spirito eterno, eterna forza, o Roma!
Dopo il gran sangue, dopo l'oblío lungo,
e il fragor fiero e il pallido silenzio,
e tanti crolli e tante fiamme accese
da tutti i venti, tu col piè calcando
le tue ceneri, tu le tue macerie,
sempre piú alta, celebri il piú grande
dei tuoi trionfi; che la morte hai vinta.
Tu in faccia a tutti i popoli che a parte
chiamasti del tuo dritto, ora apparisci
nel primo fior di giovinezza ancora,
meravigliosa, simile a Pallate,
difesa intorno dal fulgor dell'armi,
e con la spada; e pende sopra il mondo
quella al cui lume accesero le genti
tutte il lor lume, quella che a noi rompe
l'ombra: o Roma possente, la possente
tua piú che il tempo lampada di vita.
Trad. GIOVANNI PASCOLI
La produzione latina di Giovanni Pascoli
..si tratta spesso del miglior Pascoli, per ricchezza di linguaggio e intensità di ispirazione. In lui il latino è una lingua viva.
Inno a Roma
Fu presentato in una prima redazione di 100 esametri al concorso nazionale del 1911 per il Natale di Roma nel cinquantenario del Regno. Ottenne il secondo premio (il primo premio non fu assegnato). Il Pascoli lo ripubblicò pochi mesi dopo, in versione ampliata a 444 esametri, accompagnata da una versione italiana in endecasillabi sciolti e con la didascalia: carmen composuit lingua latina tum vetere tum recenti Johannes Pascoli.
giovedì 15 gennaio 2009
Myricae, Nevicata o Gennaio di Giovanni Pascoli
GENNAIO o NEVICATA
Nevica: l'aria brulica di bianco;
la terra è bianca, neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco,
cade del bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera;
passano bimbi; un balbettio di pianto;
passa una madre; passa una preghiera!
Questa poesia fa parte del Myricae, la prima raccolta di poesie di Giovanni Pascoli.
Myricae è il nome delle tamerici, piccoli e modesti arbusti selvatici.
Pascoli lo sceglie come titolo per sottolienare i contenuti semplici, quotidiani, legati al mondo rurale che caratterizzano le liriche della raccolta.
mercoledì 14 gennaio 2009
Povero Diavolo, Pier Giorgio Parini chef dell'eccellenza
A pagina 17 de "I ristoranti d'Italia 2009" si apre capitolo "I migliori".
Qui i locali dell'eccellenza tricolore sono semplicemente ed efficacemente suddivisi per Cappelli e punteggi. AI paragrafo, se così possiamo chiamarlo, intitolato Un Cappello, l'Osteria del Povero Diavolo di Torriana (nella Valmarecchia riminese) "racimola", si fa per dire, il punteggio di 15,5 che equivale, sfogliando la leggenda della guida, a cucina ottima. Questa premessa è necessaria perché noi ed i nostri lettori arrivino a formulare il seguente interrogativo: lo chef del Povero Diavolo, un giorno, sarà famoso come Federico Fellini?
Pier Giorgio Parini, oggi chef del Povero Diavolo, è nato a San Mauro Pascoli, nella vicina provincia di Forlì-Cesena, il 12 marzo del 1977. A non ancora 32 anni ha saputo imporsi all'attenzione dei critici enogastronomici di buona parte dello Stivale entusiasmando i palati più esigenti. Con il Riminese ha sempre mantenuto un forte legame "d'appartenenza". E', infatti, all'Istituto Alberghiero "Severo Savioli" di Riccione che nel 1996 ottiene il diploma di cuoco. Stesso anno viene avviato alla prima esperienza al ristorante "Le giare" di Longiano per poi emigrare nuovamente a Rimini quando dal 2000 al 2004 si mette in luce come secondo dello chef Fabio Rossi all'Acero Rosso nel Borgo di San Giuliano. Il salto al successivo impiego, alla rìcerca di nuovi stimoli, avviene con l'ingresso a "Le Calandre" al fianco di Massimiliano e Raffaele Alajmo per circa 18 mesi.
"Nella brigata di Massimiliano - spiega Parini - pur avendo un compito specifico in pasticceria, ho percepito la dimensione di un grande ristorante e ho cercato di fare mia la tensione creativa per riuscire ad esprimere una personale idea di ciò che voglio ricercare o ricreare con un piatto".
"Dal febbraio 2006 - aggiunge Parini - dirigo la cucina dell'Osteria del Povero Diavolo. In questa mia permanenza ho avuto modo di mettere in pratica alcune idee maturate nel corso delle esperienze precedenti, misurandomi con le altre anime del locale, i titolari Fausto e Stefania Fratti, iniziando a delineare un'identità della cucina che non insegue clichè ma cerca di essere "qui" e "ora" un invito ad essere vissuta come piacere, divertimento e perché no anche sorpresa. Uno dei miei svaghi preferiti - continua Parini --consiste nell'andare a scovare piccoli produttori, artigiani, contadini, allevatori, persone comunque legate al mondo della produzione agricola e alimentare in senso lato, che mantengono nell'approccio al loro lavoro uno stile di ricerca della qualità o di tutela di vecchie tradizioni e culture. Ho una particolare predilezione per lo studio delle erbe, delle loro proprietà ed utilizzo in cucina".
"AI Povero Diavolo, in qualità di massimo responsabile di un cucina - dice Stefania Fratti - ci si è buttato con entusiasmo; con mille idee, fresco fresco della ricca lezione apprese alle Calandre; con la voglia di cimentare sul campo spunti, intuizioni, progetti custoditi virtualmente nella sua testa. Un po' di timidezza iniziale subito superata sul campo con le prime conferme di" gradimento del pubblico e la partenza sintetizzata nel motto che campeggia sul frontespizio del menu "Ritorno al futuro". Questa l'idea che ha delineato il tracciato del suo lavoro, iniziando con una prima radiografia del territorio per individuare le presente produttive più interessanti e sostanziare con queste una cucina comprensibile, moderna, qualitativamente alta, ricca di citazioni dalla tradizione locale e dal Povero Diavolo degli anni passati. La qual cosa ha fatto sentire un po' come a casa anche vecchi clienti... E penso che, per chi ha modo di venirvi a contatto, la sensazione sia propria immediata se ad Enzo Vizzari (curatore della guida I Ristoranti d'Italia 2009) è bastata la visita di una sera con annessa colazione del mattino, per definire Giorgio "uno di quelli che se potessero dormirebbero in cucina".
Se volete sapere altro ecco i riferimenti:
Osteria del Povero Diavolo - via Roma 30 - Torriana (Rimini) -telefono 0541.675060 -
info@ristorantepoverodiavolo.com
www.ristorantepoverodiavolo.com
Iscriviti a:
Post (Atom)
A caccia di profitti
Considerando che il "buono" se lo prende la SAMSO, l'appaltatore cerca di rifilarci il bonus facciate, e via....alle votazioni...
-
Guelfa Torri , la baronessa di Savignano (non confondere con La Torre Guelfa di Pisa) dopo alcune apparizioni a "Uomini e donne senior&...
-
Figa Lessa Standard di Cesena , un altro tormentone della rete. DEEEEEEEOOOOOOO...BBBOOOOOOO!!! Ecco cosa ne scrive la "Voce di Roma...