Novità interessanti per maturità 2010:
Quest'anno si inizia dall'ammissione alle prove, reintrodotta dopo che dal 1997 l'ex ministro Luigi Berlinguer ne aveva deciso l'abolizione. Per la prima volta i Consigli di classe per poter ammettere gli studenti dovranno realizzare la media di tutte le votazioni finali riportate in ogni materia: solo gli studenti che avranno raggiunto la media del `sei potranno avere il lasciapassare per svolgere gli esami. E nel calcolo della media delle valutazioni dovrà essere compreso anche l'esito numerico riguardante il comportamento.
Tra le novità introdotte nel 2009, sempre in chiave meritocratica, spicca poi la maggiore considerazione che il ministero dell'Istruzione ha voluto dare al credito scolastico che gli studenti hanno accumulato a partire dal terzo superiore: sino allo scorso anno ogni studenti poteva al massimo accumulare 20 punti, da quest'anno 2010 il massimale diventa di 25 punti.
Da quest'anno per i candidati alla maturità vi sono anche delle novità sul fronte della privacy. Il garante Pizzetti ha infatti chiarito l'inutilità di tenere nascosti i tabelloni finali: sparisce la dicitura, accanto al nome dello studente, "Esito positivo" o "Esito negativo", per fare spazio al tradizionale voto conseguito (espresso in centesimi).
Il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini ha annunciato le materie oggetto della seconda prova all'esame di Maturità 2010.
Gli esami inizieranno il 22 Giugno con la prima prova.
Il 23 è prevista la seconda prova scritta.
In particolare, al Liceo Classico la seconda prova sarà di greco, mentre ci sarà matematica allo Scientifico. Al Pedagogico, pedagogia mentre al Liceo Linguistico come ogni anno sarà una lingua straniera a scelta dello studente, infine al liceo artistico è prevista figura disegnata. Per quanto riguarda gli istituti tecnici e professionali sono state scelte materie che, oltre a caratterizzare i diversi indirizzi di studio, hanno una dimensione tecnico-pratico-laboratoriale.
Per questa ragione la seconda prova può essere svolta, come per il passato, in forma scritta o grafica o scritto-grafica o scritto-pratica, utilizzando anche i laboratori dell’istituto. Negli istituti tecnico commerciali la materia d'esame sarà economia aziendale, estimo per i futuri geometri, lingua straniera per gli istituti tecnici per il turismo, all'alberghiero economia e gestione delle delle aziende ristorative e tecnica amministrativa per gli Istituti professionali per i servizi sociali. La seconda prova si svolgerà in una sola giornata per tutti gli indirizzi ad eccezione del settore artistico per il quale è previsto un tempo di tre giorni dato il carattere progettuale della prova.
Alcune novità per quanto riguarda le materie affidate ai membri esterni: quest’anno, per la prima volta, è stata affidata al commissario esterno la lingua straniera nei licei scientifici.
venerdì 29 gennaio 2010
giovedì 28 gennaio 2010
A.V.S.I. Tombola della solidarieta' Domenica 31 Gennaio 2010 Centro Giovani Savignano sul Rubicone
Domenica 31 Gennaio 2010
Ore 15,00
Centro Giovani - via R. Sanzio
Savignano sul Rubicone
In favore di A.V.S.I.
Associazione Volontari per il Servizio Internazionale
Sede di Cesena
Il ricavato sarà devoluto a:
Messico : la mensa e il centro per mamme e bambini
Uganda : alle scuole secondarie di Kampala, da Rose a Kireka
Birmania : per la Banca del Riso nell Ayeyarwaddy
Terra Santa : per il sostegno a distanza per i bambini delle Scuole.
Haiti : sostegno alle vittime del recente terremoto
In collaborazione con:
Ore 15,00
Centro Giovani - via R. Sanzio
Savignano sul Rubicone
VI INVITA ALLA
TOMBOLA DELLA SOLIDARIETA'
TOMBOLA DELLA SOLIDARIETA'
In favore di A.V.S.I.
Associazione Volontari per il Servizio Internazionale
Sede di Cesena
Il ricavato sarà devoluto a:
Messico : la mensa e il centro per mamme e bambini
Uganda : alle scuole secondarie di Kampala, da Rose a Kireka
Birmania : per la Banca del Riso nell Ayeyarwaddy
Terra Santa : per il sostegno a distanza per i bambini delle Scuole.
Haiti : sostegno alle vittime del recente terremoto
In collaborazione con:
lunedì 25 gennaio 2010
Gita scolastica a Parigi, Liceo Scientifico M.Curie Savignano sul Rubicone
PROGRAMMA DEL VIAGGIO D'ISTRUZIONE A PARIGI
(dal 26/01/10 al 31/01/10)
Partenza in treno da Cesena per Bologna: ore 20.13 /attenzione che dalle 21 si annuncia lo sciopero delle ferrovie!/
- Arrivo a Bologna: ore 21.22
Partenza da Bologna per Parigi: ore 22.31
- Arrivo a Parigi: ore 09.16 del 27 gennaio /ragazzi arrivati 2 ore in ritardo!/
Trasferimento in albergo posizionato in zona centrale della città: hotel Royal Aboukir in 106 rue d'Aboukir - 75002 Parigi
Tel: 02 9148 3480
Pranzo e visita guidata della città: PIace de la Concorde, Opera, Jardin des Tuileries.
Cena in ristorante convenzionato /Les Ecuries du lion d'argent in Rue Bachumont, 8 /si mangia così così/
Pernottamento.
In mattinata visita guidata al Museo d'Orsay.
Pranzo.
Nel pomeriggio visita libera della città.
Cena in ristorante convenzionato.
Pernottamento.
In mattinata visita libera al Museo di Louvre.
Pranzo.
Nel pomeriggio visita della città: Centro Pompidou, Notre Dame, Champs Elysée, Arco di trionfo.
Cena in ristorante convenzionato.
Pernottamento.
Visita libera della città e breve shopping.
Partenza in treno da Parigi per Bologna: ore 18.52
- Arrivo previsto a Bologna: ore 05.58
Partenza da Bologna per Cesena: ore 06.38
-Arrivo a Cesena: ore 7.39
Cosa dicono del Hotel Royal Aboukir:
L'hotel Royal Aboukir gode di un'eccellente posizione in uno dei quartieri più vivaci e centrali di Parigi. L'albergo si trova nel cuore pulsante della capitale francese, in prossimità di Forum des Halles, del centre Georges Pompidou, del Louvre, dell'Opéra e dei più rinomati grandi magazzini. Inoltre, la vicinanza con Sentier e con il distretto finanziario ne fanno una soluzione ideale per soggiorni d'affari. La struttura è stata recentemente rinnovata e offre camere confortevoli, dotate di tutte le più moderne comodità. Avrete poi a disposizione un bar interno, aperto fino a mezzanotte, e uno staff altamente qualificato.
1 - Consiglio questo hotel a coppie e giovani, ma solo perchè non è grandissimo. Le camere sono comode, il bagno non è molto grande ma c'è tutto il necessario. Per chi arriva Aereoporto Paris-Charles de Gaulle si prende il bus che ferma ad OPERA. Da li 5 minuti a piedi. La cosa pazzasca di questo hotel sta nella sua posizione centrale: vicino a parecchi negozi, ristoranti, metropolitana e Louvre. Le stanze sono piccole ma non è un problema. C'è internet in tutte le camere GRATIS. Appena arrivi ti danno nel bagno un kit di benvenuto molto elegante c'è la tv al plasma e la RAI :-).
L'ho trovato pulito e il personale molto disponibile. Penso che il rapporto qualità prezzo sia ottimo.
2 - L'hotel possiede un'ottima collocazione,molto centrale,la fermata piu' vicina a parte sentier,è strasbourg(appartenente alla linea4 e 9)facili i collegamenti con le altre linee metro.siamo giunti al museo del louvre a piedi,vista la vicinanza con l'hotel.ottimo rapporto qualità prezzo.le stanza sono carine!pulizia francese!personale gentilissimo!se dovessi tornare a paris tornerei qui!consigliatissimo.
3 - Ho soggiornato in quest'hotel per una settimana...le stanze sono piccole, ma pare che a Parigi funzioni così. La colazione si paga a parte, ma francamente non ne vale la pena, a meno che non dobbiate farla prima dell'apertura dei negozi.
Facendo qualche metro a piedi c'è una stradina piena di bar più forniti e con prezzi simili. Il personale era disponibile e cortese. Ci sono varie stazioni della metro nelle vicinanze, anche se vi consiglio se ci andate con il bel tempo, di usufruire del servizio di biciclette gratuite, il velib...di cui c'è un parcheggio giusto all'ingresso dell'hotel.
La nota negativa è la posizione dell'albergo...sicuramente centralissima, a pochi isolati dal Louvre e comunque ben collegata...la strada è piena di negozi di abbigliamento, e quindi di sera tutto chiuso...ma attenzione a dove andate: in una delle stradine perpendicolari ci sono un po' di prostitute e locali equivoci.
(dal 26/01/10 al 31/01/10)
1 ° giorno
Martedì 26 - Mercoledì 27/01/10Partenza in treno da Cesena per Bologna: ore 20.13 /attenzione che dalle 21 si annuncia lo sciopero delle ferrovie!/
- Arrivo a Bologna: ore 21.22
Partenza da Bologna per Parigi: ore 22.31
- Arrivo a Parigi: ore 09.16 del 27 gennaio /ragazzi arrivati 2 ore in ritardo!/
Trasferimento in albergo posizionato in zona centrale della città: hotel Royal Aboukir in 106 rue d'Aboukir - 75002 Parigi
Tel: 02 9148 3480
Pranzo e visita guidata della città: PIace de la Concorde, Opera, Jardin des Tuileries.
Cena in ristorante convenzionato /Les Ecuries du lion d'argent in Rue Bachumont, 8 /si mangia così così/
Pernottamento.
2° giorno
Giovedì 28/01/10In mattinata visita guidata al Museo d'Orsay.
Pranzo.
Nel pomeriggio visita libera della città.
Cena in ristorante convenzionato.
Pernottamento.
3° giorno
Venerdì 29/01/10In mattinata visita libera al Museo di Louvre.
Pranzo.
Nel pomeriggio visita della città: Centro Pompidou, Notre Dame, Champs Elysée, Arco di trionfo.
Cena in ristorante convenzionato.
Pernottamento.
4° giorno
Sabato 30 - Domenica 31/01/10Visita libera della città e breve shopping.
Partenza in treno da Parigi per Bologna: ore 18.52
- Arrivo previsto a Bologna: ore 05.58
Partenza da Bologna per Cesena: ore 06.38
-Arrivo a Cesena: ore 7.39
Cosa dicono del Hotel Royal Aboukir:
L'hotel Royal Aboukir gode di un'eccellente posizione in uno dei quartieri più vivaci e centrali di Parigi. L'albergo si trova nel cuore pulsante della capitale francese, in prossimità di Forum des Halles, del centre Georges Pompidou, del Louvre, dell'Opéra e dei più rinomati grandi magazzini. Inoltre, la vicinanza con Sentier e con il distretto finanziario ne fanno una soluzione ideale per soggiorni d'affari. La struttura è stata recentemente rinnovata e offre camere confortevoli, dotate di tutte le più moderne comodità. Avrete poi a disposizione un bar interno, aperto fino a mezzanotte, e uno staff altamente qualificato.
1 - Consiglio questo hotel a coppie e giovani, ma solo perchè non è grandissimo. Le camere sono comode, il bagno non è molto grande ma c'è tutto il necessario. Per chi arriva Aereoporto Paris-Charles de Gaulle si prende il bus che ferma ad OPERA. Da li 5 minuti a piedi. La cosa pazzasca di questo hotel sta nella sua posizione centrale: vicino a parecchi negozi, ristoranti, metropolitana e Louvre. Le stanze sono piccole ma non è un problema. C'è internet in tutte le camere GRATIS. Appena arrivi ti danno nel bagno un kit di benvenuto molto elegante c'è la tv al plasma e la RAI :-).
L'ho trovato pulito e il personale molto disponibile. Penso che il rapporto qualità prezzo sia ottimo.
2 - L'hotel possiede un'ottima collocazione,molto centrale,la fermata piu' vicina a parte sentier,è strasbourg(appartenente alla linea4 e 9)facili i collegamenti con le altre linee metro.siamo giunti al museo del louvre a piedi,vista la vicinanza con l'hotel.ottimo rapporto qualità prezzo.le stanza sono carine!pulizia francese!personale gentilissimo!se dovessi tornare a paris tornerei qui!consigliatissimo.
3 - Ho soggiornato in quest'hotel per una settimana...le stanze sono piccole, ma pare che a Parigi funzioni così. La colazione si paga a parte, ma francamente non ne vale la pena, a meno che non dobbiate farla prima dell'apertura dei negozi.
Facendo qualche metro a piedi c'è una stradina piena di bar più forniti e con prezzi simili. Il personale era disponibile e cortese. Ci sono varie stazioni della metro nelle vicinanze, anche se vi consiglio se ci andate con il bel tempo, di usufruire del servizio di biciclette gratuite, il velib...di cui c'è un parcheggio giusto all'ingresso dell'hotel.
La nota negativa è la posizione dell'albergo...sicuramente centralissima, a pochi isolati dal Louvre e comunque ben collegata...la strada è piena di negozi di abbigliamento, e quindi di sera tutto chiuso...ma attenzione a dove andate: in una delle stradine perpendicolari ci sono un po' di prostitute e locali equivoci.
venerdì 22 gennaio 2010
Rapina alla CaRisp di Gatteo
Violento assalto venerdì mattina alla Cassa di Risparmio di Cesena di viale Roma 14, vis à vis biblioteca comunale a Gatteo.
Erano circa le 10 quando tre tipi con il volto coperto di passamontagna hanno fatto irruzione nell'ufficio bancario. In quel momento erano presenti una decina di dipendenti e quattro clienti.
Non so come abbiano fatto, visto che la porta è programmata per uno solo alla volta e può essere sorvegliata dall'interno.
Una volta davanti all'entrata stava poliziotto di guardia.
Comunque, una volta dentro i banditi minacciando i clienti con i coltelli, hanno richiesto che venisse aperta la cassaforte. Il vicedirettore ha spiegato loro che non era possibile soddisfare la loro richiesta perche il forziere è temporizzato e per questo motivo occorreva aspettare diversi minuti. A quel punto i rapinatori lo hanno preso a schiaffi e ferito ad una gamba il cassiere. Quando la cassaforte si è aperta, i banditi hanno preso il bottino: circa diecimila euro.
Il terzetto si è poi dileguato a bordo di un'Alfa Romeo 156 blu, (uguale a quella di mio suocero!) risultata rubata e ritrovata poco dopo in via Rigossa Destra, tra Sant'Angelo di Gatteo e Gambettola. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, il personale della Scientifica ed i sanitari del 118 che hanno trasportato il cassiere all'ospedale Bufalini di Cesena: poco dopo è stato dimesso, ricucito e terrorizzato.
Update:
Ed ora davanti alle porte fa servizio un poliziotto. Come lo fa?
Sono uscita per fare la foto della banca in questione e quello mi apostrofa: "la banca no!"
Intanto avevo gia 2 scatti fatti col cellulare. Dopo mezz'ora, entrando a casa ho sentito alle mie spalle qualcuno gridare: "Signora, signora! " - era il vice "schiaffeggiato" che mi cercava per tutto Gatteo - "Non può fotografare la banca, sa, c'è stata una rapina"
Mi sa che si vergognava, che non sono riusciti evitarla, questa rapina. E se la prende con una che scatta le foto per immortalare la grande neve!
Non credo che saranno le mie foto a impedire o agevolare quel tipo di assalti!
Erano circa le 10 quando tre tipi con il volto coperto di passamontagna hanno fatto irruzione nell'ufficio bancario. In quel momento erano presenti una decina di dipendenti e quattro clienti.
Non so come abbiano fatto, visto che la porta è programmata per uno solo alla volta e può essere sorvegliata dall'interno.
Una volta davanti all'entrata stava poliziotto di guardia.
Comunque, una volta dentro i banditi minacciando i clienti con i coltelli, hanno richiesto che venisse aperta la cassaforte. Il vicedirettore ha spiegato loro che non era possibile soddisfare la loro richiesta perche il forziere è temporizzato e per questo motivo occorreva aspettare diversi minuti. A quel punto i rapinatori lo hanno preso a schiaffi e ferito ad una gamba il cassiere. Quando la cassaforte si è aperta, i banditi hanno preso il bottino: circa diecimila euro.
Il terzetto si è poi dileguato a bordo di un'Alfa Romeo 156 blu, (uguale a quella di mio suocero!) risultata rubata e ritrovata poco dopo in via Rigossa Destra, tra Sant'Angelo di Gatteo e Gambettola. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, il personale della Scientifica ed i sanitari del 118 che hanno trasportato il cassiere all'ospedale Bufalini di Cesena: poco dopo è stato dimesso, ricucito e terrorizzato.
Update:
Ed ora davanti alle porte fa servizio un poliziotto. Come lo fa?
Sono uscita per fare la foto della banca in questione e quello mi apostrofa: "la banca no!"
Intanto avevo gia 2 scatti fatti col cellulare. Dopo mezz'ora, entrando a casa ho sentito alle mie spalle qualcuno gridare: "Signora, signora! " - era il vice "schiaffeggiato" che mi cercava per tutto Gatteo - "Non può fotografare la banca, sa, c'è stata una rapina"
Mi sa che si vergognava, che non sono riusciti evitarla, questa rapina. E se la prende con una che scatta le foto per immortalare la grande neve!
Non credo che saranno le mie foto a impedire o agevolare quel tipo di assalti!
domenica 17 gennaio 2010
San Rocco 22 gennaio giornata della memoria
Venerdì, 22 gennaio alle ore 21 presso Oratorio San Rocco di Gatteo Giornata della Memoria a cura della Compagnia teatrale "In Atto"
"Cercando un tetto a Dio" di Etty Hillesum
La trasposizione teatrale del diario di Etty Hillesum rivela la sua inequivocabile forza nel messaggio di speranza affidato a questa giovane donna che alla violenza cieca oppone una fiducia incrollabile nella vita e nel futuro.
C'è moltissima letteratura sull'olocausto, credo però che il messaggio di Etty Hillesum porti qualcosa di diverso. Lei non si chiedeva dove fosse Dio, come facciamo noi oggi, ma affermava “E se Dio non mi aiuterà più, allora sarò io ad aiutare Dio”. Il messaggio di questa storia è un messaggio di speranza: anche nei momenti più tragici lei si è comportata con entusiasmo. Anche quando aveva capito che non c'era più nulla da fare, e che sarebbe morta nel campo, aveva trovato la sua strada donandosi agli altri.
Hetty Hillesum è una delle più conosciute vittime dell'olocausto. Questa ragazza ebrea ha lasciato la vita ad Auschwitz, morendo a soli 26 anni. Conosciamo la sua storia grazie al suo bel diario, che ne costruisce una figura pragmatica e di speranza. Una storia che, in occasione del Giorno della Memoria, potremo rivivere a San Rocco con il monologo "Etty Hillesum, cercando un tetto a Dio".
Ingresso libero!
Lo spettacolo è sponsorizzato da Comune di Gatteo, BCC - banca di credito cooperativo, associazione VAR, centro culturale "Il tralcio" e scuola permanente.
"Cercando un tetto a Dio" di Etty Hillesum
La trasposizione teatrale del diario di Etty Hillesum rivela la sua inequivocabile forza nel messaggio di speranza affidato a questa giovane donna che alla violenza cieca oppone una fiducia incrollabile nella vita e nel futuro.
C'è moltissima letteratura sull'olocausto, credo però che il messaggio di Etty Hillesum porti qualcosa di diverso. Lei non si chiedeva dove fosse Dio, come facciamo noi oggi, ma affermava “E se Dio non mi aiuterà più, allora sarò io ad aiutare Dio”. Il messaggio di questa storia è un messaggio di speranza: anche nei momenti più tragici lei si è comportata con entusiasmo. Anche quando aveva capito che non c'era più nulla da fare, e che sarebbe morta nel campo, aveva trovato la sua strada donandosi agli altri.
Hetty Hillesum è una delle più conosciute vittime dell'olocausto. Questa ragazza ebrea ha lasciato la vita ad Auschwitz, morendo a soli 26 anni. Conosciamo la sua storia grazie al suo bel diario, che ne costruisce una figura pragmatica e di speranza. Una storia che, in occasione del Giorno della Memoria, potremo rivivere a San Rocco con il monologo "Etty Hillesum, cercando un tetto a Dio".
Ingresso libero!
Lo spettacolo è sponsorizzato da Comune di Gatteo, BCC - banca di credito cooperativo, associazione VAR, centro culturale "Il tralcio" e scuola permanente.
sabato 9 gennaio 2010
Gambettola, prete Alvaro Tejada Coca violenta un ragazzo?
Ecco cosa si leggeva a suo tempo in una nota della questura di Forlì-Cesena – L’ufficio anticrime di Cesena, domenica mattina (10 maggio 2009 ndr.)ha arrestato il cittadino boliviano Tejada Coca Alvaro, 27 anni, cappellano di Gambettola, per i reati di violenza sessuale aggravata e lesioni personali dolose, consumati nei confronti di un ragazzo italiano di 22 anni.
Il ragazzo di origini siciliane, era da pochi giorni a Cesena, ospite di alcuni familiari, per trovare lavoro. E, sabato sera, insieme ai parenti, è andato ad una festa parrocchiale a Gambettola, dove, indirizzato sempre da parenti, con aiuto del capellano voleva essere assunto per un lavoro stagionale nei campi scuola estivi organizzati per i ragazzi della parrocchia.
Il sacerdote ha invitato il 22enne nel proprio studio, dentro il plesso parrocchiale, con la scusa di mostrargli i progetti organizzativi dei campus, il giovane, allettato dalla possibilità di lavoro, lo ha seguito senza remore.
Poi, sempre con il miraggio del lavoro, “con una scusa banale lo ha condotto fino nella propria stanza, al primo piano della canonica, dove – spiega la questura – il sacerdote ha tentato un primo approccio sessuale, che dato il diniego del giovane, si trasformava in un gesto di violenza, fino a sfociare in un abuso sessuale completo”.
Quando il ragazzo è tornato dai familiari, alla festa parrocchiale, non è riuscito a mascherare il trauma e il suo stato d’animo, ma non è riuscito a parlare e i familiari hanno insistito con la richiesta di spiegazioni.
A distanza di qualche ora, superata la vergogna, il ragazzo ha raccontato ai parenti la violenza subita.
Portato al pronto soccorso dell’ospedale Bufalini di Cesena, i sanitari – sottolinea la polizia – hanno riscontrato la violenza sessuale e le lesioni subite. Gli agenti dell’ufficio anticrimine di Cesena e le volanti sono subito arrivate in ospedale, poi, sono andati nella Chiesa di Gambettola, fin nella stanza del sacerdote boliviano, che dormiva.
Il cappellano è stato arrestato e “ha ammesso ogni addebito ad eccezione della violenza asserendo che il giovane era consenziente, in palese contrasto con quanto riscontrato dai sanitari”.
.....fine citazione.
E così che si mostra in pubblico un semplice caso di corruzione morale, non solo del pretino ma anche chi offre il proprio corpo in cambio di favori. Scrivo "in pubblico", perchè sotto voce si sussurra che il ragazzo c'è stato d'accordo, è salito di sua spontanea volontà in camera da letto del prete, ma solo in secondo tempo ci ha rimuginato sopra decidendo che l'esperienza non gli è piaciuta granchè. E così, confabulando con i famigliari si è reso piu vantaggioso denunciare il prete.
E ancora la nota "addolorata" della diocesi di Cesena-Sarsina (come sarebbe altrimenti).
"La notizia dell’arresto di don Alvaro Tejada Coca, che prestava servizio nella parrocchia di Gambettola, accusato di violenza sessuale nei confronti di un 22enne, addolora profondamente il vescovo con tutto il presbiterio e l’intera comunità diocesana che si ritengono essi stessi vittime di quanto accaduto. In attesa dell’accertamento delle responsabilità penali, il fatto addebitato a don Tejada rimane gravemente offensivo della dignità umana, del tutto contrario al Vangelo e alla responsabilità di ogni sacerdote. Il vescovo mons. Antonio Lanfranchi, con decreto, ha disposto la sospensione 'a divinis' di don Alvaro Tejada Coca. Nel contempo invita la comunità diocesana a vivere nella preghiera, affidandosi a Gesù Buon Pastore, questo momento di sofferenza.
Il gravissimo episodio non può far venir meno la fiducia e la stima per quanti, con generosità e alto senso etico, sono ogni giorno impegnati nel servizio pastorale della comunità cristiana: essi avvertono ancor più l’impegno ad operare affinché nulla offuschi la loro missione”.
E così che con il rito abbrevviato Don Alvaro Coca Tejada, boliviano di 27 anni, ex cappellano della parrocchia di Gambettola, è stato condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione dal Tribunale di Forlì, che lo ha riconosciuto colpevole di aver abusato sessualmente la sera del 9 maggio 2009 di un giovane di 22 anni.
E' stato condannato anche a pagare 106.000 euro alla parte civile: la vittima e l'associazione Papa Giovanni XXIII. Don Alvaro resterà nel carcere della Rocca di Forlì, da dove non è mai uscito dal giorno dell'arresto. L'avvocato della difesa, il cesenate Alberto Bricchi, attenderà le motivazioni della sentenza poi presenterà sicuramente ricorso in appello.
Il ragazzo di origini siciliane, era da pochi giorni a Cesena, ospite di alcuni familiari, per trovare lavoro. E, sabato sera, insieme ai parenti, è andato ad una festa parrocchiale a Gambettola, dove, indirizzato sempre da parenti, con aiuto del capellano voleva essere assunto per un lavoro stagionale nei campi scuola estivi organizzati per i ragazzi della parrocchia.
Il sacerdote ha invitato il 22enne nel proprio studio, dentro il plesso parrocchiale, con la scusa di mostrargli i progetti organizzativi dei campus, il giovane, allettato dalla possibilità di lavoro, lo ha seguito senza remore.
Poi, sempre con il miraggio del lavoro, “con una scusa banale lo ha condotto fino nella propria stanza, al primo piano della canonica, dove – spiega la questura – il sacerdote ha tentato un primo approccio sessuale, che dato il diniego del giovane, si trasformava in un gesto di violenza, fino a sfociare in un abuso sessuale completo”.
Quando il ragazzo è tornato dai familiari, alla festa parrocchiale, non è riuscito a mascherare il trauma e il suo stato d’animo, ma non è riuscito a parlare e i familiari hanno insistito con la richiesta di spiegazioni.
A distanza di qualche ora, superata la vergogna, il ragazzo ha raccontato ai parenti la violenza subita.
Portato al pronto soccorso dell’ospedale Bufalini di Cesena, i sanitari – sottolinea la polizia – hanno riscontrato la violenza sessuale e le lesioni subite. Gli agenti dell’ufficio anticrimine di Cesena e le volanti sono subito arrivate in ospedale, poi, sono andati nella Chiesa di Gambettola, fin nella stanza del sacerdote boliviano, che dormiva.
Il cappellano è stato arrestato e “ha ammesso ogni addebito ad eccezione della violenza asserendo che il giovane era consenziente, in palese contrasto con quanto riscontrato dai sanitari”.
.....fine citazione.
E così che si mostra in pubblico un semplice caso di corruzione morale, non solo del pretino ma anche chi offre il proprio corpo in cambio di favori. Scrivo "in pubblico", perchè sotto voce si sussurra che il ragazzo c'è stato d'accordo, è salito di sua spontanea volontà in camera da letto del prete, ma solo in secondo tempo ci ha rimuginato sopra decidendo che l'esperienza non gli è piaciuta granchè. E così, confabulando con i famigliari si è reso piu vantaggioso denunciare il prete.
E ancora la nota "addolorata" della diocesi di Cesena-Sarsina (come sarebbe altrimenti).
"La notizia dell’arresto di don Alvaro Tejada Coca, che prestava servizio nella parrocchia di Gambettola, accusato di violenza sessuale nei confronti di un 22enne, addolora profondamente il vescovo con tutto il presbiterio e l’intera comunità diocesana che si ritengono essi stessi vittime di quanto accaduto. In attesa dell’accertamento delle responsabilità penali, il fatto addebitato a don Tejada rimane gravemente offensivo della dignità umana, del tutto contrario al Vangelo e alla responsabilità di ogni sacerdote. Il vescovo mons. Antonio Lanfranchi, con decreto, ha disposto la sospensione 'a divinis' di don Alvaro Tejada Coca. Nel contempo invita la comunità diocesana a vivere nella preghiera, affidandosi a Gesù Buon Pastore, questo momento di sofferenza.
Il gravissimo episodio non può far venir meno la fiducia e la stima per quanti, con generosità e alto senso etico, sono ogni giorno impegnati nel servizio pastorale della comunità cristiana: essi avvertono ancor più l’impegno ad operare affinché nulla offuschi la loro missione”.
E così che con il rito abbrevviato Don Alvaro Coca Tejada, boliviano di 27 anni, ex cappellano della parrocchia di Gambettola, è stato condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione dal Tribunale di Forlì, che lo ha riconosciuto colpevole di aver abusato sessualmente la sera del 9 maggio 2009 di un giovane di 22 anni.
E' stato condannato anche a pagare 106.000 euro alla parte civile: la vittima e l'associazione Papa Giovanni XXIII. Don Alvaro resterà nel carcere della Rocca di Forlì, da dove non è mai uscito dal giorno dell'arresto. L'avvocato della difesa, il cesenate Alberto Bricchi, attenderà le motivazioni della sentenza poi presenterà sicuramente ricorso in appello.
Barzellette di Sgabanaza a Gatteo il 16 gennaio
Sgabanaza racconta di un suo incontro a Rimini con Don Oreste Benzi. Quello che ci sapeva fare con le prostitute.
Don Oreste stava rientrando a casa dopo un incontro con seminaristi riminesi e attraversando una stradina assai isolata incontra una battona che desolata si raggirava in quel tratto di strada: " Figliola - si ferma davanti alla donna - sei su una strada sbagliata"
Al che la prostituta asserisce: " eh si Don Oreste, sono 4 ore che batto quel marciapiede e non ho guadagnato nulla"
Sabato, 16 gennaio 2010 alle ore 20,30 al cinema-teatro Lina Pagliughi a Gatteo si terrà la festa d'inverno organizzata dall'associazione:"Castello e dintorni" (tutti notabili del posto associati ndr.).
Durante questa festa, come ogni anno a gennaio si esibiranno i Pasquaroli, comico romagnolo SGABANAZA (dal 1965), (al secolo Piergiuseppe Bertaccini), al vapore di vin brulè e ciambella, e a conclusione, tombola!
Entrata a donazione libera.
Il ricavo sarà destinato non solo per i premi della tombola che sono assai attraenti; tipo cameretta singola offerta da MARMOBILI, macchinetta espresso per caffè offerta da Calandrini & Ardini elettrodomestici, bicicletta, stereo, piante vere, quadri d'autore e numerosi cesti di frutta, ma più di 2 mila euro per questa serata se le prende Sgabanaza.
Vi attendiamo numerosi.
Don Oreste stava rientrando a casa dopo un incontro con seminaristi riminesi e attraversando una stradina assai isolata incontra una battona che desolata si raggirava in quel tratto di strada: " Figliola - si ferma davanti alla donna - sei su una strada sbagliata"
Al che la prostituta asserisce: " eh si Don Oreste, sono 4 ore che batto quel marciapiede e non ho guadagnato nulla"
Sabato, 16 gennaio 2010 alle ore 20,30 al cinema-teatro Lina Pagliughi a Gatteo si terrà la festa d'inverno organizzata dall'associazione:"Castello e dintorni" (tutti notabili del posto associati ndr.).
Durante questa festa, come ogni anno a gennaio si esibiranno i Pasquaroli, comico romagnolo SGABANAZA (dal 1965), (al secolo Piergiuseppe Bertaccini), al vapore di vin brulè e ciambella, e a conclusione, tombola!
Entrata a donazione libera.
Il ricavo sarà destinato non solo per i premi della tombola che sono assai attraenti; tipo cameretta singola offerta da MARMOBILI, macchinetta espresso per caffè offerta da Calandrini & Ardini elettrodomestici, bicicletta, stereo, piante vere, quadri d'autore e numerosi cesti di frutta, ma più di 2 mila euro per questa serata se le prende Sgabanaza.
Vi attendiamo numerosi.
venerdì 1 gennaio 2010
A Sala di Cesenatico vince 1 milione di euro
Il 2009 è finito con botto per una 40enne di Sala di Cesenatico.
Però anche il nuovo, 2010 iniziato niente male!
E' uscita di casa accompagnata dal marito per recarsi a una tabaccheria del posto per acquistare un pachetto di sale ed è tornata a casa con un milione di euro.
La donna annoiata da quella fila troppo lunga, ha chiesto al tabaccaio un "Gratta e Vinci" da dieci euro della serie “Mega Miliardario". Ha estratto la monetina ed ha cominciato a grattare. Poi con gli occhi che escono dalle orbite grida: “Ho vinto un milione di euro".
L'episodio è accaduto il 31 dicembre alla tabaccheria “Delle Rondini" in via Stradone Sala, una ricevitoria frequentata quotidianamente da gente del posto. La fortunata vincitrice, dopo aver realizzato, ha chiamato il marito che l'attendeva in auto. Di loro si sa che è una famiglia con due figli, di onesti lavoratori. Gente “normale", non in difficoltà economiche, ma neppure benestante.
E ora la caccia alla fortunata; chiè, come si chiama?
Però anche il nuovo, 2010 iniziato niente male!
E' uscita di casa accompagnata dal marito per recarsi a una tabaccheria del posto per acquistare un pachetto di sale ed è tornata a casa con un milione di euro.
La donna annoiata da quella fila troppo lunga, ha chiesto al tabaccaio un "Gratta e Vinci" da dieci euro della serie “Mega Miliardario". Ha estratto la monetina ed ha cominciato a grattare. Poi con gli occhi che escono dalle orbite grida: “Ho vinto un milione di euro".
L'episodio è accaduto il 31 dicembre alla tabaccheria “Delle Rondini" in via Stradone Sala, una ricevitoria frequentata quotidianamente da gente del posto. La fortunata vincitrice, dopo aver realizzato, ha chiamato il marito che l'attendeva in auto. Di loro si sa che è una famiglia con due figli, di onesti lavoratori. Gente “normale", non in difficoltà economiche, ma neppure benestante.
E ora la caccia alla fortunata; chiè, come si chiama?
Quella nostalgia verso l'infinito di Julián Carrón
Quella nostalgia verso l'infinito
Caro Direttore,
c’è una frase di Dostoevskij che mi accompagna in questi tempi, dovendo parlare del cristianesimo alle persone più diverse in Italia e all’estero: "Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio, alla divinità del figlio di Dio, Gesù Cristo?" (da "I fratelli Karamazov" ndr.). Questa domanda suona come una sfida a ciascuno di noi. È precisamente dalla risposta ad essa che dipende la possibilità di successo della fede oggi. In un discorso del 1996, l’allora cardinale Ratzinger rispose che la fede può sperare questo «perché essa trova corrispondenza nella natura dell’uomo. Nell’uomo vi è un’inestinguibile aspirazione nostalgica verso l’infinito». E con ciò indicava anche la condizione necessaria: che il cristianesimo ha bisogno di trovare l’uomo che vibra in ciascuno di noi per mostrare tutta la portata della sua pretesa.
Eppure in quante occasioni siamo tentati di guardare l’umanità concreta che ci troviamo addosso - per esempio, il disagio, l’insoddisfazione, la tristezza, la noia - come un ostacolo, una complicazione, un intralcio alla realizzazione di ciò che desideriamo. E così ci arrabbiamo con noi stessi e con la realtà, soccombendo sotto il peso delle circostanze, nell’illusione di andare avanti tagliando via qualche pezzo di noi. Ma disagio, insoddisfazione, tristezza, noia non sono sintomi di una malattia su cui intervenire coi farmaci, come accade sempre più spesso in una società che confonde l’inquietudine del cuore col panico e con l’ansia. Sono piuttosto segni di quale sia la natura dell’io. Il nostro desiderio è più grande di tutto l’universo. La percezione del vuoto in noi e attorno a noi di cui parla Leopardi («mancamento e voto») e la noia di cui parla Heidegger sono la prova dell’inesorabilità del nostro cuore, del carattere smisurato del nostro desiderio - niente è in grado di darci soddisfazione e pace -; possiamo dimenticarlo, tradirlo, ingannarlo, ma non possiamo togliercelo di dosso.
Per questo il vero ostacolo al cammino non è la nostra concreta umanità, ma la trascuratezza di essa. Tutto in noi grida l’esigenza di qualcosa che riempia il vuoto. Lo intuiva perfino Nietzsche, che non poté evitare di rivolgersi al “dio ignoto” che fa tutte le cose: «Rimasto solo, levo le mie mani/ (…) “Al dio ignoto”:/ (…) Conoscerti io voglio - te, l’Ignoto,/ Che a fondo mi penetri nell’anima,/ Come tempesta squassi la mia vita,/ Inafferrabile eppure a me affine!» (1864).
Il Natale è l’annuncio che questo ignoto Mistero è diventato una presenza familiare, senza la quale nessuno di noi potrebbe rimanere uomo a lungo, finirebbe travolto dalla confusione, vedendo decomporsi il proprio volto, perché «solo il divino può “salvare” l’uomo, cioè le dimensioni vere ed essenziali dell’umana figura e del suo destino» (don Giussani).
Il segno più persuasivo che Cristo è Dio, il miracolo più grande da cui tutti rimanevano colpiti - più ancora che le gambe raddrizzate e la cecità guarita - era uno sguardo senza paragoni. Il segno che Cristo non è una teoria o un insieme di regole è quello sguardo, di cui è pieno il Vangelo: il Suo modo di trattare l’umano, di entrare in rapporto con coloro che trovava sulla sua strada. Pensiamo a Zaccheo e alla Maddalena: non ha chiesto loro di cambiare, li ha abbracciati così com’erano, nella loro umanità ferita, sanguinante, bisognosa in tutto. E la loro vita, abbracciata, si ridestava in quel momento in tutta la sua profondità originale.
Chi non desidererebbe essere raggiunto da un simile sguardo ora? Infatti «non si può rimanere nell’amore a se stessi senza che Cristo sia una presenza come è una presenza una madre per il bambino. Senza che Cristo sia presenza ora – ora! –, io non posso amarmi ora e non posso amare te ora» (don Giussani). Sarebbe l’unica modalità per rispondere da uomini del nostro tempo, ragionevolmente e criticamente, alla domanda di Dostoevskij.
Ma come sappiamo che Cristo è vivo ora? Perché il Suo sguardo non è un fatto del passato. Continua nel mondo tale e quale: dal giorno della Sua resurrezione la Chiesa esiste solo per rendere esperienza l’affezione di Dio, attraverso persone che sono il Suo corpo misterioso, testimoni nell’oggi della storia di quello sguardo capace di abbracciare tutto l’umano.
Grazie.
Julián Carrón, Corriere della Sera, 24 dicembre 2009
Caro Direttore,
c’è una frase di Dostoevskij che mi accompagna in questi tempi, dovendo parlare del cristianesimo alle persone più diverse in Italia e all’estero: "Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio, alla divinità del figlio di Dio, Gesù Cristo?" (da "I fratelli Karamazov" ndr.). Questa domanda suona come una sfida a ciascuno di noi. È precisamente dalla risposta ad essa che dipende la possibilità di successo della fede oggi. In un discorso del 1996, l’allora cardinale Ratzinger rispose che la fede può sperare questo «perché essa trova corrispondenza nella natura dell’uomo. Nell’uomo vi è un’inestinguibile aspirazione nostalgica verso l’infinito». E con ciò indicava anche la condizione necessaria: che il cristianesimo ha bisogno di trovare l’uomo che vibra in ciascuno di noi per mostrare tutta la portata della sua pretesa.
Eppure in quante occasioni siamo tentati di guardare l’umanità concreta che ci troviamo addosso - per esempio, il disagio, l’insoddisfazione, la tristezza, la noia - come un ostacolo, una complicazione, un intralcio alla realizzazione di ciò che desideriamo. E così ci arrabbiamo con noi stessi e con la realtà, soccombendo sotto il peso delle circostanze, nell’illusione di andare avanti tagliando via qualche pezzo di noi. Ma disagio, insoddisfazione, tristezza, noia non sono sintomi di una malattia su cui intervenire coi farmaci, come accade sempre più spesso in una società che confonde l’inquietudine del cuore col panico e con l’ansia. Sono piuttosto segni di quale sia la natura dell’io. Il nostro desiderio è più grande di tutto l’universo. La percezione del vuoto in noi e attorno a noi di cui parla Leopardi («mancamento e voto») e la noia di cui parla Heidegger sono la prova dell’inesorabilità del nostro cuore, del carattere smisurato del nostro desiderio - niente è in grado di darci soddisfazione e pace -; possiamo dimenticarlo, tradirlo, ingannarlo, ma non possiamo togliercelo di dosso.
Per questo il vero ostacolo al cammino non è la nostra concreta umanità, ma la trascuratezza di essa. Tutto in noi grida l’esigenza di qualcosa che riempia il vuoto. Lo intuiva perfino Nietzsche, che non poté evitare di rivolgersi al “dio ignoto” che fa tutte le cose: «Rimasto solo, levo le mie mani/ (…) “Al dio ignoto”:/ (…) Conoscerti io voglio - te, l’Ignoto,/ Che a fondo mi penetri nell’anima,/ Come tempesta squassi la mia vita,/ Inafferrabile eppure a me affine!» (1864).
Il Natale è l’annuncio che questo ignoto Mistero è diventato una presenza familiare, senza la quale nessuno di noi potrebbe rimanere uomo a lungo, finirebbe travolto dalla confusione, vedendo decomporsi il proprio volto, perché «solo il divino può “salvare” l’uomo, cioè le dimensioni vere ed essenziali dell’umana figura e del suo destino» (don Giussani).
Il segno più persuasivo che Cristo è Dio, il miracolo più grande da cui tutti rimanevano colpiti - più ancora che le gambe raddrizzate e la cecità guarita - era uno sguardo senza paragoni. Il segno che Cristo non è una teoria o un insieme di regole è quello sguardo, di cui è pieno il Vangelo: il Suo modo di trattare l’umano, di entrare in rapporto con coloro che trovava sulla sua strada. Pensiamo a Zaccheo e alla Maddalena: non ha chiesto loro di cambiare, li ha abbracciati così com’erano, nella loro umanità ferita, sanguinante, bisognosa in tutto. E la loro vita, abbracciata, si ridestava in quel momento in tutta la sua profondità originale.
Chi non desidererebbe essere raggiunto da un simile sguardo ora? Infatti «non si può rimanere nell’amore a se stessi senza che Cristo sia una presenza come è una presenza una madre per il bambino. Senza che Cristo sia presenza ora – ora! –, io non posso amarmi ora e non posso amare te ora» (don Giussani). Sarebbe l’unica modalità per rispondere da uomini del nostro tempo, ragionevolmente e criticamente, alla domanda di Dostoevskij.
Ma come sappiamo che Cristo è vivo ora? Perché il Suo sguardo non è un fatto del passato. Continua nel mondo tale e quale: dal giorno della Sua resurrezione la Chiesa esiste solo per rendere esperienza l’affezione di Dio, attraverso persone che sono il Suo corpo misterioso, testimoni nell’oggi della storia di quello sguardo capace di abbracciare tutto l’umano.
Grazie.
Julián Carrón, Corriere della Sera, 24 dicembre 2009
mercoledì 30 dicembre 2009
Mi hanno rubato il Natale di Marcello Veneziani
Salve, sono Mohamed Venez-Janiì, bambino musulmano di anni dieci. Stamattina ero contento di andare a scuola perché dovevamo andare a vedere il presepe e a festeggiare con i canti di Natale. Invece stamattina la maestra ha detto che per rispetto nei miei confronti si resta in classe e non si festeggia Natale. Gesù Bambino è troppo offensivo per noi islamici, ha detto, la Madonna vergine, devota e madre, è un insulto ai diritti delle donne, i Re Magi sono tre offese alla Costituzione repubblicana, gli Angeli sono una presa in giro dei trans, il bue e l’asinello sono un’offesa ai diritti degli animali ridotti a termosifoni della grotta, e il panettone è un insulto consumista alla fame nel mondo. Ma il Natale tutto, ha detto, mortifica quelli come me, che non sono cristiani, ci offende e ci prende pure in giro perché ci riduce nel presepe a beduini, pastori e cammellieri. Ma la maestra non sa che per noi islamici beduini non è un’offesa, e nemmeno pastori e cammellieri. Mio zio è cammelliere e ha pure le capre e io da grande volevo fare il beduino. Comunque Natale non si festeggia per rispetto mio. La maestra della classe accanto, più furba, ha trasformato il Natale in festa della luce: io non lo so, perché vengo da lontano, ma forse a Natale si festeggia la santa natività dell’Enel. La maestra del piano di sotto, invece, non ha fatto festeggiare e ha spogliato l’albero di tutte le palle luminose perché quattro ladri hanno rubato l’insegna ad Auschwitz; ma non ho capito che c’entra con Gesù Bambino.
Non vi dico la rabbia che mi ha preso quando ci ha detto che non si andava più a cantare «Tu scendi dalle stelle» e non si mangiava più il panettone per rispetto di noi islamici. E non solo mi sono arrabbiato perché ci hanno tolto una bella mattinata di festeggiamenti, ma questa cosa che non si festeggia perché ci sono io musulmano mi ha fatto odiare per la prima volta da tutti i miei compagni di classe perché hanno capito che a causa mia e della mia famiglia non si festeggia Natale e non si canta ma si interroga e si fanno i compiti. Mi hanno preso per uno che piange e si arrabbia se gli altri festeggiano, non ama il Bambinello e detesta la Madonna come il Panettone. Dicono che vengo dalla Rabbia saudita. Non mi invitano più alle feste perché pensano che io sono contrario e gliela tiro. Vedono me, mia madre Fatima e mio padre Alì, come guastafeste e anche un poco terroristi. E invece non è vero: a me piace Natale e a casa mia di solito a Natale si mangia l’Agnellone perché pure per noi è una mezza festa, mi è simpatico il Bambinello, la gente intorno al presepe è tutta delle parti mie, non c’è nemmeno un personaggio padano o inglese. Tutti mediorientali come me. Salvo gli angeli che sono come le hostess degli aerei, vivono in cielo e non hanno una terra loro.
Questa storia che si deve rispettare me che sono islamico mi ha stufato. Il giorno prima della festa di tutti i santi, la mia maestra ha detto che non dobbiamo festeggiare perché si offendono non solo gli islamici, gli ebrei e i non credenti ma pure i protestanti. Poi, d’accordo con il capo d’istituto, ci ha riuniti tutti intorno alla cattedra e ha tolto dal muro il crocifisso.
Ha detto che quel segno lì, sperduto sul muro a fianco alla lavagna, che non avevo mai notato, offendeva me e tutti quelli che come me non credono e non pregano per Cristo. A me è dispiaciuto vedere quel poveretto magro magro e già sofferente, pieno di sangue e con quei chiodi conficcati nelle mani e nei piedi, finire in una busta di plastica e andare chissà dove; raccolta differenziata, almeno spero. I miei amici dicevano: ma che ti ha fatto Gesù Cristo, che ha fatto alla tua famiglia? E io non sapevo cosa dire perché non mi aveva fatto niente, non mi offendeva affatto, mi faceva pena. Mio padre ne aveva parlato pure bene, diceva che era un profeta, comunque una brava persona. E non ce l’aveva con noi musulmani né tifava per gli americani anche perché quando c’era lui, non c’erano ancora né l’Islam né l’America.
Ma ora che la maestra ha tolto il crocifisso, l’albero, il presepe, la festa di Natale, i canti e le preghiere perché offendevano me, una mia amichetta ha detto: ma perché sei così incazzuso e ti offendi per ogni cosa che abbiamo e festeggiamo noi? Ma io non mi offendo affatto, è lei, la maestra, che dice così. Ho paura che ci toglieranno pure Pasqua perché offende noi musulmani. Ho paura che si inventeranno qualcosa per toglierci pure le vacanze dell’estate e diranno che non si fanno perché noi musulmani odiamo il mare e preferiamo il deserto. Bugia, a me piace il mare. Io non so perché voi italiani vi vergognate di fare le cose che avete sempre fatto, di far vedere agli altri le cose che vi piacciono da sempre; non volete farci capire che pure voi avete un dio, solo che lo chiamate e lo vedete in altro modo. Ho l’impressione che questa maestra – che legge la Repubblica ma siccome è pluralista, come dice lei, porta a volte in classe l’Unità, Il fatto e Il manifesto – trova la scusa che c’è in classe l’islamico ma è lei che non sopporta il Natale. Forse perché s’annoia, forse perché da bambina perdeva a tombola, forse perché il marito la trova racchia, o non so, perché detesta la Croce, il Papa e tutti i suoi dipendenti. A me il presepe piace; mi piace meno quel panzone vestito di rosso, Babbo Natale, che mi sembra un pagliaccio carico di vizi, pensa solo a ingrassare e a farci ingrassare e mi fa pure paura perché è travestito. Anzi una volta ho chiesto alla maestra come si dice di uno che ama i bambini? E lei mi ha detto «pedofilo». Babbo Natale allora è pedofilo. Perché non lo mettete in galera? Ma poi non dite che lo fate per rispetto del bambino islamico. Smettetela perché se andiamo avanti così, nessuno mi invita più a giocare insieme. Non avete capito che a forza di rispettarmi, mi state escludendo da ogni vostra festa. Comunque ora che non ci sente la maestra dico la parolaccia: Buon Natale.
Non vi dico la rabbia che mi ha preso quando ci ha detto che non si andava più a cantare «Tu scendi dalle stelle» e non si mangiava più il panettone per rispetto di noi islamici. E non solo mi sono arrabbiato perché ci hanno tolto una bella mattinata di festeggiamenti, ma questa cosa che non si festeggia perché ci sono io musulmano mi ha fatto odiare per la prima volta da tutti i miei compagni di classe perché hanno capito che a causa mia e della mia famiglia non si festeggia Natale e non si canta ma si interroga e si fanno i compiti. Mi hanno preso per uno che piange e si arrabbia se gli altri festeggiano, non ama il Bambinello e detesta la Madonna come il Panettone. Dicono che vengo dalla Rabbia saudita. Non mi invitano più alle feste perché pensano che io sono contrario e gliela tiro. Vedono me, mia madre Fatima e mio padre Alì, come guastafeste e anche un poco terroristi. E invece non è vero: a me piace Natale e a casa mia di solito a Natale si mangia l’Agnellone perché pure per noi è una mezza festa, mi è simpatico il Bambinello, la gente intorno al presepe è tutta delle parti mie, non c’è nemmeno un personaggio padano o inglese. Tutti mediorientali come me. Salvo gli angeli che sono come le hostess degli aerei, vivono in cielo e non hanno una terra loro.
Questa storia che si deve rispettare me che sono islamico mi ha stufato. Il giorno prima della festa di tutti i santi, la mia maestra ha detto che non dobbiamo festeggiare perché si offendono non solo gli islamici, gli ebrei e i non credenti ma pure i protestanti. Poi, d’accordo con il capo d’istituto, ci ha riuniti tutti intorno alla cattedra e ha tolto dal muro il crocifisso.
Ha detto che quel segno lì, sperduto sul muro a fianco alla lavagna, che non avevo mai notato, offendeva me e tutti quelli che come me non credono e non pregano per Cristo. A me è dispiaciuto vedere quel poveretto magro magro e già sofferente, pieno di sangue e con quei chiodi conficcati nelle mani e nei piedi, finire in una busta di plastica e andare chissà dove; raccolta differenziata, almeno spero. I miei amici dicevano: ma che ti ha fatto Gesù Cristo, che ha fatto alla tua famiglia? E io non sapevo cosa dire perché non mi aveva fatto niente, non mi offendeva affatto, mi faceva pena. Mio padre ne aveva parlato pure bene, diceva che era un profeta, comunque una brava persona. E non ce l’aveva con noi musulmani né tifava per gli americani anche perché quando c’era lui, non c’erano ancora né l’Islam né l’America.
Ma ora che la maestra ha tolto il crocifisso, l’albero, il presepe, la festa di Natale, i canti e le preghiere perché offendevano me, una mia amichetta ha detto: ma perché sei così incazzuso e ti offendi per ogni cosa che abbiamo e festeggiamo noi? Ma io non mi offendo affatto, è lei, la maestra, che dice così. Ho paura che ci toglieranno pure Pasqua perché offende noi musulmani. Ho paura che si inventeranno qualcosa per toglierci pure le vacanze dell’estate e diranno che non si fanno perché noi musulmani odiamo il mare e preferiamo il deserto. Bugia, a me piace il mare. Io non so perché voi italiani vi vergognate di fare le cose che avete sempre fatto, di far vedere agli altri le cose che vi piacciono da sempre; non volete farci capire che pure voi avete un dio, solo che lo chiamate e lo vedete in altro modo. Ho l’impressione che questa maestra – che legge la Repubblica ma siccome è pluralista, come dice lei, porta a volte in classe l’Unità, Il fatto e Il manifesto – trova la scusa che c’è in classe l’islamico ma è lei che non sopporta il Natale. Forse perché s’annoia, forse perché da bambina perdeva a tombola, forse perché il marito la trova racchia, o non so, perché detesta la Croce, il Papa e tutti i suoi dipendenti. A me il presepe piace; mi piace meno quel panzone vestito di rosso, Babbo Natale, che mi sembra un pagliaccio carico di vizi, pensa solo a ingrassare e a farci ingrassare e mi fa pure paura perché è travestito. Anzi una volta ho chiesto alla maestra come si dice di uno che ama i bambini? E lei mi ha detto «pedofilo». Babbo Natale allora è pedofilo. Perché non lo mettete in galera? Ma poi non dite che lo fate per rispetto del bambino islamico. Smettetela perché se andiamo avanti così, nessuno mi invita più a giocare insieme. Non avete capito che a forza di rispettarmi, mi state escludendo da ogni vostra festa. Comunque ora che non ci sente la maestra dico la parolaccia: Buon Natale.
domenica 27 dicembre 2009
La Befana a Gatteo, 6 gennaio teatro Lina Pagliughi
Mercoledì, 6 gennaio tutti in teatro!
In occasione del centenario della morte di Don Luigi Ghinelli,
(Don Guanella sarà beato a marzo 2010)
alle ore 14 la recita intitolata:
"La vita di Don Luigi Ghinelli" (Dennis Faedi)
eseguita dai ragazzi del lab-Oratorio teatrale di Gatteo.
SEGUIRA' :
La premiazione del Presepe che la giuria avrà scelto tra quelli visitati per le vie di Gatteo.
L'estrazione dei biglietti vincenti della Lotteria di Natale 2009 alla presenza della nostra missionaria Suor Carla Raggini, che consegnerà il ricavato della vendita dei biglietti alle consorelle della Casa Famiglia Maria Madre della Tenerezza (in Brasile); dove sono ospitati diversi bambini in difficoltà.
Arriva la Befana....per tutti i bambini presenti, portando doni e tanta simpatia.
All'uscita sarà consegnato a tutti i presenti un segnalibro-ricordo, preparato dalle "famiglie dei figli in cielo" che per il secondo anno consecutivo sostengono queste opere parrocchiali a favore dei bambini e dei ragazzi del territorio.
In occasione del centenario della morte di Don Luigi Ghinelli,
(Don Guanella sarà beato a marzo 2010)
alle ore 14 la recita intitolata:
"La vita di Don Luigi Ghinelli" (Dennis Faedi)
eseguita dai ragazzi del lab-Oratorio teatrale di Gatteo.
SEGUIRA' :
La premiazione del Presepe che la giuria avrà scelto tra quelli visitati per le vie di Gatteo.
L'estrazione dei biglietti vincenti della Lotteria di Natale 2009 alla presenza della nostra missionaria Suor Carla Raggini, che consegnerà il ricavato della vendita dei biglietti alle consorelle della Casa Famiglia Maria Madre della Tenerezza (in Brasile); dove sono ospitati diversi bambini in difficoltà.
Arriva la Befana....per tutti i bambini presenti, portando doni e tanta simpatia.
All'uscita sarà consegnato a tutti i presenti un segnalibro-ricordo, preparato dalle "famiglie dei figli in cielo" che per il secondo anno consecutivo sostengono queste opere parrocchiali a favore dei bambini e dei ragazzi del territorio.
Iscriviti a:
Post (Atom)
A caccia di profitti
Considerando che il "buono" se lo prende la SAMSO, l'appaltatore cerca di rifilarci il bonus facciate, e via....alle votazioni...
-
Guelfa Torri , la baronessa di Savignano (non confondere con La Torre Guelfa di Pisa) dopo alcune apparizioni a "Uomini e donne senior&...
-
Figa Lessa Standard di Cesena , un altro tormentone della rete. DEEEEEEEOOOOOOO...BBBOOOOOOO!!! Ecco cosa ne scrive la "Voce di Roma...